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"L’ORO TORNA A BRILLARE". Vincenzo Vedda, capo investimenti di Dws, casa di gestione del risparmio che fa capo al gruppo...
"L’ORO TORNA A BRILLARE". Vincenzo Vedda, capo investimenti di Dws, casa di gestione del risparmio che fa capo al gruppo Deutsche Bank, ha scelto questo titolo per una sua recente analisi sulle prospettive del metallo giallo, i cui prezzi hanno toccato nuovi record sul mercato nei mesi scorsi, attestandosi attorno ai 2.800 dollari l’oncia. Vedda ha passato in rassegna tutte le ragioni che hanno determinato questi rialzi, che nel 2024 hanno sfiorato addirittura il 30% su base annua e non si sono arrestati neppure nella prima frazione del 2025. "L’attività delle banche centrali è stata un fattore chiave per l’aumento dei prezzi", ha scritto il capo investimenti di Dws, ricordando che le autorità monetarie di tutto il mondo, dal Brasile all’Asia, hanno acquistato oro a man bassa per rimpinguare le loro riserve. Alla base di questa scelta c’è anche un processo che viene definito dagli addetti ai lavori come de-dollarizzazione, cioè il progressivo abbandono della moneta statunitense come valuta di scambio nelle transazioni commerciali.
Molti paesi emergenti come l’India o la Cina sembrano intenzionate a muoversi in questa direzione e le rispettive banche centrali hanno agito di conseguenza. Per avere nei loro "forzieri" una riserva di valore, hanno iniziato ad acquistare sempre più oro e sempre meno attività finanziarie denominate nella divisa statunitense. Non va dimenticato, infatti, che il metallo giallo è sempre stato apprezzato dagli investitori internazionali e dalle istituzioni finanziare per una caratteristica: è un bene prezioso che conserva valore nel tempo perché mantiene intatte le sue caratteristiche e non si deteriora. Per questo viene considerato un bene rifugio, che si apprezza quando la moneta di carta e altre attività finanziarie si svalutano, per esempio in seguito a un’ondata di inflazione. A questi fattori, se ne aggiunge poi un altro. Oggi, per gli investitori privati, l’acquisto dell’oro è molto più facile di un tempo grazie a una particolare categoria di strumenti finanziari, gli exchange traded fund (Etf). Si tratta di fondi facilmente negoziabili sul mercato che investono i soldi raccolti proprio nel metallo giallo e lo hanno reso dunque molto più "popolare di prima". Ecco perché la domanda di oro è stata elevata negli ultimi anni, accentuata anche dalle tensioni geopolitiche, che hanno spinto gli investitori a cercare un bene rifugio per proteggersi da eventuali crisi e perdite su altri fronti.
Cosa aspettarsi nel 2025? "In prospettiva, diversi fattori ci rendono ottimisti sulla performance futura del metallo giallo", ha aggiunto Vedda nel suo commento. In particolare, il manager di Dws ritiene che le banche centrali continueranno ad acquistare oro. "Anche se lo faranno a un tasso leggermente inferiore, la loro domanda fornirà un sostegno e dovrebbe attrarre anche gli investitori che cercano di trarre profitto dallo slancio fornito dalle banche centrali", continua ancora Vedda, che aggiunge: "prevediamo inoltre che le politiche economiche e commerciali del presidente Trump provocheranno un certo nervosismo nel mercato, che dovrebbe contribuire a generare un continuo interesse per l’oro". Non vanno poi dimenticati altri fattori come l’aumento della massa monetaria in tutto il mondo (cioè del denaro in circolazione) e la preoccupazione per l’aumento dei deficit e dei debiti pubblici degli stati, che porta inevitabilmente con sé una svalutazione delle attività finanziarie. Niente di meglio per spingere chi vuole proteggere la propria ricchezza a puntare sui vecchi e cari lingotti, che nessuna crisi può scalfire, almeno secondo gli investitori che amano acquistarli.