NIENTE PIÙ GIORNALI, news di agenzia o notiziari alla radio e in tv. Per informarsi sulla finanza e gli investimenti, gli italiani hanno ormai un canale privilegiato: i popolarissimi social network come Facebook, Instagram, LinkedIn, Whatsapp o Tik Tok. A rilevarlo nei mesi scorsi è stata l’ultima edizione dell’Osservatorio Edufin, l’indagine annuale sullo stato dell’educazione finanziaria in Italia, realizzata dalla casa di gestione del risparmio Pictet AM, in collaborazione con la società di ricerca Finer Finance Explorer di Nicola Ronchetti.
Secondo l’Osservatorio Edufin, la quota di italiani che utilizzano i social network come canale preferito per informarsi sui temi finanziari ha raggiunto nel 2024 il 36%, in crescita rispetto al 27% registrato nel 2021. Contemporaneamente, sempre secondo i dati dell’Osservatorio, prosegue il costante declino della stampa e della televisione come mezzi di informazione economica e finanziaria. Nel 2021, queste due fonti erano scelte dal 32% dei nostri connazionali, oggi la quota è scesa al 18%.
In generale, i canali più utilizzati sono WhatsApp, Facebook e in particolare Instagram, che nel 2023 e 2024 è cresciuto in modo significativo nelle preferenze degli italiani rispetto al 2022. Seguono a ruota altre piattaforme come LinkedIn, Spotify e Tik Tok. Tuttavia, va rilevato che le preferenze degli investitori variano a seconda della loro età. Per la generazione definita dei boomer e composta da chi è nato tra il 1940 e il 1964, i due social media predominanti sono Whatsapp e Facebook. Discorso diverso, invece, per la generazione Y (composta da chi è nato tra il 1981 e il 1996) e per la generazione Z (composta da chi è nato tra il 1997e il 2010). In queste due fasce anagrafiche, Instagram è in assoluto il canale favorito con oltre il 35% delle preferenze.
"Il progressivo e costante incremento dell’utilizzo e della fiducia verso i canali social che emerge anche quest’anno dalla nostra ricerca ci impone una urgente riflessione", ha detto commentando i dati Daniele Cammilli, responsabile marketing di Pictet Asset Management, che vede all’orizzonte la crescente possibilità di creare contenuti sempre più targettizzati, cioè tagliati su misura per le diverse tipologie di canali e per le differenti generazioni di utenti e investitori.
Cammilli considera però opportune altre considerazioni: "Innanzitutto", sostiene il manager, "la sempre maggiore propensione a informarsi sui social network da parte di tutti permette una facile fruizione delle informazioni ma genera anche molto rumore, rendendo più difficoltoso individuare i contenuti di valore o distinguere le fonti e i professionisti affidabili da quelli inaffidabili, dato che sui social media si ha spesso a che fare con una comunicazione spesso molto sintetica e superficiale".
Alla luce di ciò, per Cammilli sarebbe auspicabile un sempre maggior "allineamento tra gli operatori del mondo finanziario e il mondo delle scuole e delle istituzioni, percepiti oggi dalla popolazione come la fonte più affidabile". Questa collaborazione deve partire da un obiettivo comune: creare contenuti ad hoc e "certificati" da declinare nelle forme che meglio si adattano ai diversi social network e ai differenti destinatari. Non a caso, questi temi sono stati anche affrontati dall’Ue con il Retail Investment Package, un pacchetto di norme comunitarie che ha lo scopo di rendere più trasparente l’industria del risparmio nel Vecchio Continente. Una parte della direttiva, che deve essere tradotta nelle legislazioni nazionali, affronta il tema dei cosiddetti influencer finanziari (o fininfluencer).