Mercoledì 7 Agosto 2024

M&A, mega deals e innovazione come motori di crescita

Nel primo semestre 2024 l'attività M&A in Italia è stata influenzata da elementi macroeconomici noti, con stabilità nei numeri di mercato ma segnali di cambiamento. Crescono le operazioni di investimento di grandi dimensioni e l'interesse verso settori specifici, nonostante una battuta d'arresto dei fondi di Private Equity. Le prospettive future sono positive, con attese di attività M&A su buoni livelli.

NEL PRIMO SEMESTRE 2024 l’attività M&A in Italia ha continuato ad essere influenzata da diversi elementi macroeconomici e di scenario: crescita economica contenuta (previsione del modello econometrico EY per il 2024 a +0,8%, in linea con lo scorso anno); consumi stabili; andamento positivo delle esportazioni; politica monetaria restrittiva; spinte protezionistiche in crescita nelle diverse aree del globo. Questi elementi non sono delle novità, permangono nel nostro orizzonte almeno dalla fine del 2022 e, del resto, i numeri del M&A in Italia nei primi sei mesi dell’anno non sono sostanzialmente diversi rispetto a quanto registrato nel 2023. Sulla base dell’EY M&A Barometer, il numero delle operazioni di investimento annunciate con target basato in Italia sono state nel 2024 circa 570 contro le circa 650 registrate nei primi sei mesi del 2023, mentre in termini di volume di investimento, nel 2024 abbiamo registrato circa euro 38 miliardi di controvalore, in linea con lo scorso anno. A fronte di una sostanziale stabilità nei macro numeri di mercato, una più attenta analisi fa emergere delle specificità, alcune delle quali potrebbero essere dei segnali di profonde inversioni di tendenza, da monitorare nei prossimi mesi. Innanzi tutto, cresce la dimensione media delle operazioni e tornano in maniera stabile nel nostro mercato i cosiddetti Mega Deals, ovvero investimenti di controvalore superiore a un miliardo di euro, che sono passati da 4 nel primo semestre dello scorso anno a 9 nello stesso periodo del 2024.

Si conferma il trend positivo nel settore industrial e dell’Energy & Utilities, quest’ultimo favorito dagli incentivi alla transizione energetica in essere a livello europeo, e ritorna interesse per il settore Consumer, molto penalizzato negli ultimi 24 mesi dalle incertezze sui comportamenti di acquisto e dei Financial Services. Cambia però la geografia di riferimento degli investitori, con un mercato che sta progressivamente diventando più domestico, con circa il 66% dei capitali investiti di origine italiana, contro il 59% registrato nel primo semestre 2023. E, soprattutto, si registra una battuta di arresto dell’attività dei fondi di Private Equity, non tanto, in termini di numero di operazioni (circa 250 registra nel H1 2024 contro circa 265 nel H1 2023), quanto, in termini di volumi investiti (circa euro 15 miliardi nel H1 2024, contro circa 31 miliardi di euro nel H1 2023). Ampliando l’orizzonte di analisi agli ultimi 5 anni, si può rilevare che il volume di operazioni si mantiene su livelli sensibilmente più alti rispetto alla situazione pre-Covid. Ciò a testimoniare come la leva transazionale sia sempre più percepita come un’opportunità per la crescita e la trasformazione dei modelli di business. Specie in un contesto, come quello attuale che, se da un lato, appare connotato da elevata complessità, dall’altro, presenza trend di medio periodo piuttosto chiari e duraturi: impatto delle tecnologie sui modelli, per ora operativi e a breve anche di business; crescente rilevanza delle tematiche ESG e relative attenzioni da parte dei regulators; complessità di approvvigionamento dei materiali; calo demografico e conseguente limitazione della capacità produttiva in settori ad alta intensità di mano d’opera; necessità di diversificare la presenza su vari mercati target, anche se in logica friendshoring e nearshoring.

Troviamo conferma di ciò anche nei risultati dell’EY ceo Pulse, la usuale survey condotta a livello globale nel mese di aprile e che ha visto coinvolti oltre 1.200 top manager mondiale, di cui oltre 50 basati in Italia. Ebbene, la totalità dei CEO intervistati in Italia ha confermato che la propria azienda perseguirà opzioni transazionali nei prossimi 12 mesi, concentrandosi su disinvestimenti, spin offs e IPOs (68%) per poter raccogliere risorse da reinvestire e attraverso JV o alleanze strategiche con terze parti (60%) al fine di ridefinire il proprio posizionamento, ma limitando l’effort di investimento in termini di equity e debito. Tra le ragioni principali alla base di tali scelte sta innanzi tutto la necessità di acquisire nuove tecnologie, nuove capacità produttive o innovare i propri processi (46%); ma non solo, perché anche la spinta a reagire ai nuovi comportamenti di consumo della base clienti è tra le motivazioni maggiormente rilevate (36%). Per i mesi a seguire ci aspettiamo una attività M&A su buoni livelli. La attesa riduzione del costo del denaro dovrebbe dare vigore all’attività specie dei fondi di Private Equity, attesi per il 2024 a confermare il loro ruolo di guida sul mercato, soprattutto nei settori Advanced Manufacturing, Pharma, Consumer (ma a condizione di avere brand riconoscibili e ad alto potenziale), energy e infrastructure (con asset in grado di garantire cash flow stabili). Cresce, inoltre, l’interesse verso settori di nicchia legati allo sviluppo professionale (education, formazione selezione di personale, Talent Management) e verso il comparto dei Servizi Professionali.

Lo scenario pertanto appare articolato, ma comunque tendenzialmente positivo per quanto riguarda la dinamica in ambito fusioni e acquisizioni. In tale contesto appaiono rilevanti le scelte di finanza pubblica, la capacità di sostenere l’occupazione e il mantenimento di costi competitivi. E non possiamo non citare il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza che dovrà entrare nel vivo con gli effetti delle riforme strutturali in via di finalizzazione e dell’avvio degli investimenti annunciati.

* Managing Partner Strategy and Transactions

EY Italia