Giovedì 21 Novembre 2024
REDAZIONE ECONOMIA

L’inflazione spaventa, ma non ferma i progetti

L'Osservatorio Anima rivela un calo nel risparmio degli italiani post-pandemia, con minor ottimismo e preoccupazioni sull'inflazione. Tuttavia, crescono i progetti futuri e l'interesse per investimenti come i Pac.

L’inflazione spaventa, ma non ferma i progetti

L'Osservatorio Anima rivela un calo nel risparmio degli italiani post-pandemia, con minor ottimismo e preoccupazioni sull'inflazione. Tuttavia, crescono i progetti futuri e l'interesse per investimenti come i Pac.

MOLTI ITALIANI sono ancora abituati ad accantonare i soldi, ma lo sono un po’ meno rispetto agli anni della pandemia. A dirlo è l’edizione autunnale dell’Osservatorio sul risparmio delle famiglie pubblicato dalla casa di gestione Anima, guidata dall’ad Alessandro Melzi d’Eril (nella foto), e realizzato con le società di ricerche di mercato Eumetra e Research Dogma. Lo studio è stato condotto nei giorni compresi tra il 3 e l’11 settembre 2024 su una platea di circa mille persone "bancarizzate", cioè titolari di un conto corrente o di un libretto postale. Si tratta di un campione rappresentativo di circa 35 milioni di italiani, la metà dei quali è anche abituata ad acquistare prodotti di investimento. Nel settembre scorso, la quota di popolazione intervistata che dichiarava di risparmiare con costanza una parte del proprio reddito era pari al 51%. Si tratta di livello inferiore a quello registrato nel marzo di quest’anno (57%) e a quello del marzo 2021, subito dopo la fase più dura della pandemia, quando fu toccato un picco del 60%.

Oltre alla propensione al risparmio, è diminuito anche l’ottimismo tra i nostri connazionali. Solo il 20% delle persone intervistate dall’Osservatorio di Anima ritiene infatti che la situazione del Paese sarà migliore fra un anno rispetto a oggi. Nel marzo del 2024, invece, la quota di ottimisti era leggermente superiore e si attestava sul 22%. Contemporaneamente, è cresciuta la quota dei pessimisti, cioè degli italiani che si aspettano un peggioramento della situazione del Paese nell’arco di un anno: erano il 49% nel settembre del 2024, contro il 47% del marzo precedente. Si tratta, va ricordato, di variazioni congiunturali calcolate su base trimestrale che possono imboccare di nuovo un trend diverso nei prossimi mesi. Oggi la quota di risparmiatori pessimisti è sì in aumento rispetto alla primavera ma resta comunque inferiore in rapporto a un anno fa (51%). A preoccupare maggiormente i risparmiatori e i correntisti bancari è l’inflazione che erode incessantemente il potere di acquisto dei redditi e del patrimonio. Ben il 52% delle persone intervistate dall’Osservatorio di Anima ritiene infatti che l’aumento dei prezzi al consumo sarà un problema anche in futuro quando bisognerà far quadrare i conti della famiglia. Una restante quota del 32% pensa che l’inflazione continuerà a rappresentare un problema ma in misura minore rispetto al passato. Soltanto il 16% ritiene che il carovita non sia mai stato un elemento critico per il budget familiare o che oggi non lo sia più definitivamente, dopo esserlo stato.

Nonostante i timori legati all’inflazione, sono numerosissimi i nostri connazionali che hanno dei progetti per il loro futuro, riguardanti la vita privata, la casa o i figli. Le persone che possiedono un conto in banca e un progetto nel cassetto, secondo le stime dell’Osservatorio di Anima, sono in totale 32 milioni, un numero che a settembre era stabile rispetto al marzo precedente. Inoltre, è addirittura leggermente cresciuto (da 2,5 a 2,6) il numero medio di progetti di vita di ogni intervistato. Tra i prodotti finanziari posseduti dai nostri connazionali, i depositi bancari, i buoni postali e i libretti di risparmio sono i più gettonati: il 45-49% degli intervistati ne possiede infatti almeno uno. Significativa anche la quota di italiani che hanno nel portafoglio almeno un’obbligazione o un titolo di stato (40%) e un fondo pensione (38%). In crescita, dal 29 al 38% tra marzo e settembre, la percentuale di risparmiatori che dichiara di aver sottoscritto almeno un Pac (piano di accumulo del capitale), cioè un programma di versamenti che permette di investire in maniera graduale nei fondi comuni.