Biocchi
I bambini amano così tanto sapere come andrà a finire una storia, che si fanno raccontare sempre la stessa. Questo bisogno di sicurezza, che ci fa desiderare sempre un lieto fine, che rimetta le cose al suo posto, ci accompagna anche da adulti. Si tratta di un desiderio radicato nella nostra psicologia, perché ci rassicura sapere che c’è un ordine e che, alla fine, tutto tornerà alla normalità. Quando entriamo nel mondo dei mercati finanziari, però, questo bisogno cambia, perché la Borsa non racconta quasi mai storie con finali certi, logici o rassicuranti. Al contrario, i mercati sono imprevedibili, perché sono mossi da logiche che sfuggono al nostro controllo e che raramente si conformano alle nostre aspettative. È proprio questo contrasto che crea disorientamento quando cadiamo nella trappola di proiettare negli investimenti questo nostro bisogno intimo. Dopo una fase di rialzi (o ribassi) ben definiti, tendiamo infatti a ritenere che i prezzi debbano tornare verso dei valori medi, percepiti come giusti. Questo ancoraggio mentale è di solito inconsapevole e legato alla nostra ricerca sistematica di un equilibrio. Ecco perché un mercato che si muove molto e in fretta ci scombussola sino a farci sembrare eccessive le salite o discese dei prezzi, per cui ci immaginiamo che un ritorno alla normalità sia imminente e ci comportiamo di conseguenza.
Tuttavia, la realtà dei mercati è diversa e questo ritorno verso la media solo sporadicamente si verifica con le tempistiche che ci aspetteremmo. I mercati possono rimanere in eccesso a lungo, facendo a pezzi la nostra logica emotiva che ci spinge ad attenderci correzioni puntuali. Tutto ciò ci porta a commettere errori ricorrenti, quali vendere troppo presto quando il prezzo sale, o comprare con troppo frenesia, anticipando un rimbalzo che potrebbe non arrivare. Ecco perché in molti casi si perde: la nostra mente cerca un finale lieto, mentre i mercati seguono altre metriche e più ampi e rapidi sono i rialzi o ribassi, più forte è il subbuglio emotivo cui andiamo incontro. Il vero problema non è quindi l’imprevedibilità dei mercati, semmai il nostro bisogno di proiettare su di essi un senso di ordine che non esiste. Accettare questa realtà che ci penalizza, è il primo passo per affrontare i mercati con maggiore consapevolezza. Non si tratta infatti di sapere come andrà a finire, semmai di accettare che non possiamo saperlo.