Mercoledì 17 Luglio 2024

La Bce alza i tassi e chi ha il mutuo stringe la cinghia

La Bce alza i tassi  e chi ha il mutuo  stringe la cinghia

La Bce alza i tassi e chi ha il mutuo stringe la cinghia

SERVE DEL TEMPO per vedere pienamente gli effetti della politica monetaria e quel tempo è quasi arrivato: la stretta sui tassi avviata dalla Banca Centrale Europea l’estate scorsa, e approdata al 4% nell’ultima riunione, raggiungerà il suo massimo impatto sul Pil già quest’anno, ma sull’inflazione arriverà soltanto l’anno prossimo. La stima, basata su un’analisi della stessa Bce, sembra allontanare la prospettiva di una prossima discesa dei tassi e quindi delle rate dei mutui: secondo gli analisti consultati da Bloomberg, il primo calo dovrebbe arrivare nel secondo trimestre del 2024 e non più nel primo, come stimato in precedenza, proprio a causa del perdurare dell’inflazione. Gli analisti prevedono che l’inflazione di fondo resti ancora a lungo sopra il 2% e cominci a rientrare solo alla fine del 2024.

Per questo si attendono il picco dei tassi per quest’estate-autunno, con altri due rialzi di 25 punti base nella riunione del 27 luglio e forse anche in quella del 14 settembre, arrivando così a quota 4,50%, per restare a quel livello fino a maggio-giugno del prossimo anno. Cosa accadrà, dunque, per chi ha un mutuo a tasso variabile Secondo le simulazioni di Facile.it, l’aumento dei tassi al 4% deciso il 15 giugno dall’Eurotower potrebbe tradursi in un rincaro della rata che, per un mutuo medio (140mila euro, scadenza 25 anni a fronte di un immobile di 200mila euro), porterebbe l’aggravio complessivo a quasi +275 euro rispetto a gennaio 2022 (+60%).

Inoltre, guardando alle aspettative di mercato (Futures sugli Euribor aggiornate al 7 giugno 2023) emergono ulteriori cattive notizie. Gli esperti prevedono che l’Euribor a 3 mesi raggiungerà il suo picco a settembre 2023, quando il tasso del mutuo medio preso in esame sfiorerebbe il 5,10%, con una rata di circa 743 euro (+285 euro rispetto a quella iniziale). Altro fattore negativo è la scadenza, a fine giugno, delle condizioni agevolate di garanzia fino all’80% per i mutui prima casa destinati ai giovani, misura che ha aiutato molti richiedenti under 36 ad acquistare un immobile: se nel primo semestre 2021 gli aspiranti mutuatari con meno di 36 anni rappresentavano il 43,4% delle richieste totali di mutui prima casa, tra gennaio e maggio 2023 questo valore ha raggiunto il 51,3%. MutuiOnline.it ha invece analizzato gli impatti di questo nuovo rialzo dei tassi sulle rate di un mutuo a tasso variabile da 160mila euro. Rispetto a gennaio 2022, la rata di un mutuo di questo tipo con scadenza a 20 anni è già aumentata del 40,3% (da 694 euro a 974 euro) e con questo ulteriore rialzo arriverà a 995 euro, ben 300 euro in più rispetto a un anno e mezzo fa (+43%). Per un mutuo a 30 anni l’impatto è ancora maggiore: da gennaio 2022 è cresciuta del 66,8% (da 472 euro a 787 euro), e con questo aumento potrebbe superare gli 800 euro, con un incremento di 339 euro rispetto a un anno e mezzo fa (+72%). "La Bce vuole giustamente rimarcare a più riprese la sua indipendenza verso la Fed, ma non può fare i conti solo con l’inflazione, deve guardare anche alla velocità relativa dell’economia europea rispetto a quella americana (più lenta la prima) dove diventano sempre più concreti i rischi di una recessione imminente di tutta la regione, con una Germania già in recessione tecnica nell’ultimo trimestre", commenta Alessio Santarelli (in foto), direttore generale della divisione broking di MutuiOnline e ad di MutuiOnline. E aggiunge: "Lo spazio di manovra è ormai finito. Nel frattempo chi ha bisogno di un mutuo oggi deve ricordarsi che i tassi fissi presentano costi storicamente piu’ che accettabili: confrontando le offerte si riesce a trovare il tasso fisso anche sotto il 3%".

Lo studio della Bce precisa però che le stime sull’impatto delle decisioni di Francoforte sono circondate da "estrema incertezza", perché i modelli su cui si basano riflettono differenze molto elevate nella trasmissione. Inoltre lo scenario è molto instabile, e quindi le previsioni basate su modelli fissi non riescono ad intercettare le molteplici variabili di questa fase. La Bce specifica nello studio che continuerà a basare le sue decisioni sugli ultimi dati disponibili, come le indagini sui prestiti bancari o i dati sui consumi e sulla domanda. Resta quindi incerta la previsione sul picco dell’Euribor a settembre 2023.