LA TASSONOMIA EUROPEA degli investimenti, che definisce “green“ anche gli investimenti nel gas e nel nucleare, dovrà affrontare la sfida legale di cinque associazioni ambientaliste, che hanno fatto causa a fine aprile alla Commissione Ue sul controverso capitolo del regolamento varato l’anno scorso. ClientEarth, Wwf Europe, Transport & Environment e Friends of the Earth Germany (Bund) hanno presentato un ricorso alla Corte di giustizia dell’Ue contro il rifiuto della Commissione europea di rimuovere il gas fossile dalla tassonomia della finanza sostenibile. In parallelo, anche Greenpeace ha intentato una causa contro la Commissione europea per l’inclusione del gas fossile e dell’energia nucleare nella tassonomia verde. Le prime udienza presso dovrebbero tenersi nella seconda metà del 2024 e la sentenza è attesa nel 2025. La tassonomia verde dell’Ue è un sistema di classificazione che intende definire in modo univoco quali attività economiche e quindi quali investimenti siano sostenibili.
L’obiettivo è di consentire agli investitori pubblici e privati di orientare in modo immediato e sicuro i loro capitali, contrastando il greenwashing, e di sostenere le aziende nel loro percorso di sviluppo sostenibile. Il regolamento sulla tassonomia, che fa parte del piano d’azione della Commissione sul finanziamento della crescita sostenibile, è entrato in vigore il 1° gennaio 2023, includendo l’atto delegato che prevede l’inclusione di specifiche attività energetiche dei settori del gas e del nucleare nella lista di attività economiche eco-sostenibili di transizione, purché siano soddisfatte determinate condizioni molto rigorose e siano limitate nel tempo. Le ong sostengono invece che nessun uso del gas può essere considerato sostenibile, dato il suo impatto negativo sul clima e sull’ambiente. Il metano è una fonte di energia ad alto contenuto di carbonio quando viene bruciato e se disperso in atmosfera il suo impatto sul cambiamento climatico è più di 80 volte maggiore della CO2. Conferire al metano il bollino di sostenibile, secondo le associazioni, rischia di peggiorare la dipendenza dell’Ue dal gas.
Ciò esporrebbe i cittadini europei a una maggiore volatilità del prezzi energetici, alla dipendenza dai Paesi produttori e a crisi di approvvigionamento in futuro, con potenziali ulteriori impatti devastanti sulle bollette delle famiglie. Il regolamento sulla tassonomia richiede che la classificazione delle tecnologie sia basata sulla scienza. Tuttavia, secondo le ong, la Commissione europea è andata contro il parere dei suoi consulenti scientifici quando ha etichettato questi usi del gas come "sostenibili". Un portavoce di ClientEarth, Wwf, T&E e Bund ha dichiarato: "Etichettare il gas fossile come “sostenibile“ è tanto assurdo quanto illegale. Va contro il parere scientifico dell’Ue e mina fondamentalmente la credibilità dell’azione per il clima dell’Ue. Il gas fossile non è pulito, non è economico e non è una fonte di energia sicura", ha precisato il portavoce.
Sullo stesso fronte si sta muovendo anche l’Osservatorio contro il Greenwashing, una coalizione di ong italiane tra cui Wwf e Legambiente, che ha lanciato una propria tassonomia indipendente basata sulla acienza, offrendo a banche, investitori e assicuratori la possibilità di verificare la veridicità dei loro investimenti in termini di sostenibilità ambientale, attraverso il sito www.greenwashed.net. Un portavoce dell’Osservatorio contro il greenwashing ha dichiarato: "La tassonomia dell’Ue era stata originariamente concepita per eliminare il greenwashing, ma è invece diventata un altro strumento per ingannare i consumatori".