Giovedì 31 Ottobre 2024

"Il nostro Forum tra neutralità, indipendenza e inclusività"

Il Forum di Cernobbio, punto di dialogo autorevole sull'economia italiana, celebra 50 anni di storia tra tradizione e innovazione. L'Italia mostra crescita economica ma fatica ad attrarre investimenti esteri, con uno stock di Ide inferiore ai concorrenti europei.

UN LUOGO DI DIALOGO autorevole e sempre al passo con i tempi in fatto di economia e società che ha "misurato" i cambiamenti dell’Italia, i suoi punti di forza e le sue criticità, a partire dalla difficoltà ad attrarre investimenti esteri. Valerio De Molli (nella foto in alto), managing partner e ceo di Teha Group, The European House-Ambrosetti, racconta la storia del Forum di Cernobbio e di come è cambiato nel corso degli anni.

Dottor De Molli, il Forum quest’anno compie 50 anni. Com’è cambiato nel tempo?

"Il Forum di Cernobbio, che quest’anno si terrà dal 6 all’8 settembre, celebra il suo primo cinquantennale di storia tra tradizione e innovazione. Negli anni, ha preservato la propria indipendenza e neutralità, rappresentando una piattaforma inclusiva di dialogo anche tra opinioni divergenti. Ricordo un esempio, tra i più recenti: a pochi giorni dalle elezioni del 2022, abbiamo ospitato il primo e unico confronto pubblico a cui tutti i candidati dei principali partiti politici accettarono di partecipare. Allo stesso tempo, il nostro sguardo è sempre fisso al futuro, così come ricorda il termine ’Scenario’ ispirato ai futuristi: a partire dagli anni 2000, il Forum si è dotato di contenuti proprietari di alto livello, con la pubblicazione di oltre 130 studi strategici con forte impatto sul dibattito pubblico, quali, per esempio, l’E-mobility revolution nel 2015, gli impatti dell’automazione sul mondo del lavoro nel 2017, la produttività e le ’Energie del Sistema’ per le imprese nel 2018 e il principio di neutralità tecnologica nel 2021".

Com’è cambiata, invece, l’Italia?

"L’Italia ha attraversato molte fasi negli ultimi decenni in un lungo viaggio dove l’ecosistema delle imprese ha raggiunto un livello di eccellenza. Nonostante le ’perma-crisi’ dell’ultimo triennio, gli imprenditori italiani si sono dimostrati, ancora una volta, ’perma-innovatori’ e ’perma-ottimisti’ nel navigare attraverso le difficoltà. L’Italia non è più il fanalino di coda dell’area Euro: la crescita cumulata nel triennio post-Covid è pari a 13,2% e superiore alla media europea (pari a 9,9%) e a quella di Francia (9,6%) e Germania (4,7%). Le stime di crescita del Pil per il 2024 si confermano intorno all’1%, che è bene ricordare che si tratta di un aumento 5 volte superiore rispetto alla media degli ultimi dieci anni (pari a 0,18%)".

I punti di forza del Sistema Italia?

"Questi risultati sono possibili grazie a moltissimi punti di forza che dimostrano la straordinaria potenza imprenditoriale italiana. A fronte di una popolazione che è solo l’0,001% di quella mondiale, l’Italia vale il 2,2% del PIL mondiale. Le esportazioni sono il motore dell’economia con cifre record oltre i 620 miliardi di euro sia nel 2022 sia nel 2023. La bilancia commerciale manifatturiera è tra le prime cinque al mondo e sopra i 100 miliardi di dollari. Siamo il 1°, 2° e 3° esportatore mondiale del 16% dei prodotti manifatturieri. Possiamo contare su settori di eccellenza, dall’agroalimentare alla cantieristica navale, dalla farmaceutica alla moda, dai macchinari alla ceramica".

E quali, invece, le criticità?

"Una delle principali criticità su cui vorrei soffermarmi è la scarsa attrattività di Investimenti Diretti Esteri (Ide) nel nostro Paese. Nel 2022, lo stock di Ide in entrata in Italia è inferiore a quello dei suoi concorrenti, ammontando a 448 miliardi di euro, pari al 57% degli Ide in entrata in Spagna, alla metà della Francia e al 45% della Germania. Inoltre, la loro crescita è più lenta rispetto al resto del mondo, con conseguente perdita di capitale. Abbiamo stimato che, se gli Ide in Italia fossero cresciuti al tasso medio degli Ide mondiali, avremmo raccolto 282 miliardi di euro aggiuntivi: un importo pari a 1,5 volte in più le risorse abilitate dal Pnrr. Occorre investire nell’attrattività del nostro Paese: una maggiore attrattività è in grado di fare la differenza sul bilancio dello Stato, liberando risorse per nuovi investimenti, alimentando quindi un circolo virtuoso. A tal fine, come Teha Group abbiamo avviato il Global Attractiveness Index (Gai), giunto nel 2024 alla nona edizione: è un indice statistico proprietario per misurare l’attrattività dei Paesi con una stretta correlazione con investimenti fissi lordi e i flussi di Ide, grazie al monitoraggio di 146 Paesi e 80 Kpis per un totale di oltre 90 milioni di data point analizzati".

L’Italia come si pone nella competizione europea e mondiale?

"Il Gai 2023 posiziona l’Italia al 17° posto in classifica con un potenziale di attrazione di investimenti medio-alto, rilevando un miglioramento di tre posizioni rispetto all’anno precedente. Il punteggio ottenuto, 66,3 punti resta tuttavia distante da quello ottenuto dalla Francia (pari a 78,9 punti, +12,6 punti rispetto all’Italia) e la Germania (100 punti, +33,7). La Spagna si posiziona al di sotto dell’Italia (64,6 punti) ma con un distacco di soli 1,7 punti. L’Italia si colloca all’11° posizione per Innovazione, 12° per Dotazione, 45° per l’Apertura e solo 56° per Efficienza. Sotto questo punto di vista, ci sono molteplici azioni che potrebbero e dovrebbero essere implementate per instaurare un ecosistema imprenditoriale maggiormente compatibile con le necessità di aziende, lavoratori e investitori, coerentemente con il mantra di Teha Group ’Senza investimenti, non c’è lavoro. Senza lavoro, non c’è crescita. Senza crescita, non c’è futuro’. A settembre al Forum di Cernobbio distribuiremo in anteprima i risultati della nona edizione".