Chiorino *
Se vi dicessi che gli Stati Uniti pesano per il 72% del più famoso indice rappresentativo delle Borse mondiali (Msci World Index) ci credereste? Fareste meglio a farlo, visto che è la verità. Le aziende americane quotate valgono effettivamente quasi i tre quarti dell’indice e non hanno mai avuto un peso così alto nella storia. Anzi, se torniamo indietro nel tempo, ci accorgiamo che quel peso a volte è stato meno della metà (2007 l’ultima occasione quando l’Europa e le sue banche dominavano l’indice e l’equity americano pesava per il 32%). Il dato odierno è davvero strabiliante, soprattutto se paragonato al peso degli altri Paesi che, singolarmente, quasi scompaiono. Senza dubbio la debolezza di altre nazioni e di alcuni settori pesa in negativo e ha contribuito in quest’ultimo decennio a creare questa situazione estrema: la dipendenza europea dall’infotech americano, gli interventi del governo cinese in alcuni settori che hanno penalizzato i loro campioni nazionali e le Borse dell’area, le difficoltà dei settori che pesano molto negli indici europei (automobilistico, utilities, pharma) o comunque il loro notevole ridimensionamento rispetto al passato (bancario e assicurativo), la sottoperformance generalizzata dei mercati emergenti che dura da quasi 15 anni, il rallentamento della crescita della Cina che ha impattato gli esportatori europei.
E’ logico attendersi che questa situazione cambi? Diremmo proprio di sì, visto quanto ci insegna la storia e visto che oggi tutti gli elementi sono a favore delle aziende americane: presenza di campioni mondiali ‘made in the Usa’ in tutti i settori dominanti (tecnologia, comunicazioni e telefonia, dati, cloud, entertainment, intelligenza artificiale, shopping on line, ecc), valutazioni molto elevate in termini di multipli di questi settori, assenza di vere iniziative per rompere le situazioni di monopolio/oligopolio nel quale alcune di queste aziende operano da anni, record in termini di rapporto fra capitalizzazione di mercato e prodotto interno lordo per gli Stati Uniti. Non mettiamo in dubbio che il mercato americano sia e resterà il mercato più importante al mondo, diciamo solo che siamo di fronte a un estremo.
Cosa può fare un investitore di fronte a questa situazione? Essenzialmente tre cose. Aumentare l’investimento azionario in altri Paesi a scapito degli Usa, utilizzare fondi di investimento o ETF che abbiano come benchmark di riferimento indici equal weight (che riducono l’esposizione a questa decina di aziende americane che oggi pesano tantissimo negli indici classici detti market cap weighted) e ancora privilegiare lo stile di gestione value che investe in molti dei settori oggi ignorati dal mercato.
* Analisi di Mercato, Banca Patrimoni Sella & C.