FONDI DI INVESTIMENTO o Btp? Anche nel 2024, come lo scorso anno, I Buoni del Tesoro stanno facendo molta concorrenza ai prodotti del risparmio gestito nel conquistare le preferenze delle famiglie italiane. Non a caso, da gennaio a giugno la raccolta netta dei fondi comuni e delle gestioni patrimoniali è risultata pesantemente negativa, con deflussi complessivi di oltre 13 miliardi di euro. È così proseguito il trend cominciato tra il 2022 e 2023 quando molti investitori hanno iniziato a guardare con maggior favore alle obbligazioni, che offrivano cedole ben più corpose che in passato. Gli stessi investitori hanno dunque voltato le spalle ai fondi, che erano però reduci da una lunghissima fase di crescita della raccolta, durata tra alti e bassi oltre un decennio. La concorrenza dei Btp e degli altri Buoni del Tesoro è stata definita "una sfida importante" anche dagli addetti ai lavori del risparmio gestito come Alessandro Rota, direttore dell’ufficio studi di Assogestioni, l’associazione di categoria del settore. "Le famiglie italiane hanno dedicato una massa importante di risparmio alle obbligazioni governative anche negli ultimi trimestri", ha detto Rota, sottolineando che il risparmio gestito nazionale può affrontare questa competizione con l’innovazione di prodotto, cioè con soluzioni di investimento che vadano incontro agli obiettivi di rendimento dei risparmiatori .
A ben guardare, ci sono però alcune avvisaglie di una possibile inversione di tendenza tra il 2024 e il 2025 nelle preferenze degli italiani. La corsa al Btp, infatti, è stata determinata principalmente dall’aumento dei tassi di interesse, che ha reso ben più generosi di prima i Buoni del tesoro. Ora, però, tassi di interesse sono al picco e la Banca centrale europea sta iniziando a ridurli progressivamente. Il che, come sempre avviene, porterà anche a una diminuzione degli interessi liquidati dai titoli di stato e dalle altre obbligazioni. Inoltre, analizzando più nel dettaglio i dati, si vede che non tutti i prodotti del risparmio gestito hanno subito un crollo della raccolta. I fondi obbligazionari, per esempio, hanno registrato afflussi positivi per ben 28 miliardi di euro contrariamente agli azionari (-11,9 miliardi), ai bilanciati (-11,2 miliardi) e ai fondi flessibili (-10,7 miliardi di euro). Inoltre, va detto pure che il calo della raccolta del risparmio gestito è dovuta in particolar modo ai rimborsi di capitale registrati tra gli investitori istituzionali e tra i fondi legati a prodotti assicurativi. Molto meno marcati sono invece i deflussi registrati nel segmento retail, cioè nella folta platea dei risparmiatori privati. Anzi, se consideriamo soltanto gli investitori che sono clienti delle reti di consulenti finanziari, il risparmio gestito ha raccolto quasi 8 miliardi di euro netti nella prima metà del 2024, contro gli 1,2 miliardi del 2024.
I fondi comuni e le gestioni patrimoniali, insomma, restano un prodotto presente in abbondanza nel portafoglio delle famiglie di tutta la Penisola. Secondo le ultime rilevazioni di Assogestioni, pubblicate nel luglio scorso, gli italiani che investono in fondi sono in totale 11,1 milioni, corrispondenti a oltre il 18% della popolazione. Il che significa che una persona su 5, tra i nostri connazionali, è servita da una o più società di gestione del risparmio (sgr). L’importo medio investito da ognuno è di 49mila euro ma varia a seconda dell’età e del profilo del risparmiatore. Tra i millennial nati dal 1980 in poi, per esempio, l’importo medio investito è di 21mila euro, al di sotto della media, mentre tra i più anziani over 60 sale a 58mila euro.