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STATISTICI, data analyst, esperti di finanza, agronomi, economisti. Areté è oggi un player di riferimento per le analisi economiche su...
STATISTICI, data analyst, esperti di finanza, agronomi, economisti. Areté è oggi un player di riferimento per le analisi economiche su agricoltura, food e settori connessi. Dal 2002 unisce tutte queste competenze in un team diversificato: una crescita costante che ha permesso alla società di Bologna, fondata da Enrica Gentile (nella foto in alto) e Mauro Bruni, di diventare negli anni partner delle principali istituzioni nazionali, comunitarie e internazionali, di associazioni di settore e di molte tra le più importanti aziende del settore, posizionandosi così tra i leader nell’analisi degli scenari e nella definizione delle strategie competitive per il mondo dell’agribusiness e del food, in Italia e all’estero.
Gentile, Areté oggi ha superato i 20 anni di età: se guarda indietro, com’è cambiata l’azienda rispetto a quando siete partiti?
"Siamo cambiati tanto noi ed è cambiato tantissimo il contesto. Siamo partiti in tre, come dottorandi dell’allora Dipartimento di Economia e Ingegneria Agraria dell’Università di Bologna. Quasi subito siamo rimasti in due, oggi siamo all’incirca 40. Non solo crescita numerica ma soprattutto di competenze interne, con team specializzati che vanno dai mercati, alle policy, al finance, ma sempre con profonda conoscenza specifica applicata al settore. Con un team di alti specialisti, noi fondatori abbiamo smesso da tempo di essere ’i più bravi’".
Oggi siete leader in Italia per i servizi di analisi e previsione sui mercati delle materie prime dell’agrifood. Come sta questo settore?
"I mercati agroalimentari sono diventati molto più difficili. Sono aumentate enormemente le interconnessioni tra i mercati, sia all’interno di singole famiglie di prodotti, cereali, oli vegetali, lattiero-caseari e molti altri. Ma le interconnessioni sono forti anche tra prodotti di famiglie diverse – come quelli di origine animale, altamente correlati agli andamenti dei mangimi – o quelle tra prodotti food e non food, come l’energia, il petrolio, il gas, oltre naturalmente alle molte variabili macroeconomiche. Il tutto in un contesto in cui meteo e geopolitica impattano e spesso ’sconvolgono’ continuamente gli equilibri di mercato".
Quindi, per voi è sempre più difficile fare una previsione?
"Se fosse facile fare previsioni di certo non saremmo qui. Utilizziamo da sempre gli strumenti della statistica applicata, oggi sempre più arricchiti ed integrati con l’intelligenza artificiale e fruibili da una piattaforma dinamica, aggiornata in tempo reale. Ma soprattutto abbiamo una squadra di analisti che interpretano questi dati e aiutano le aziende ad analizzarli e utilizzarli. Il loro ruolo è fondamentale, per trasformare le previsioni in strategie di acquisto e di vendita in grado di creare valore".
Areté non si occupa solo di previsioni sui mercati delle commodity, ma ha anche una unit di growth strategies dedicata agli investimenti sul settore. Che ruolo può giocare nel contesto attuale del nostro agroalimentare?
"Il fatto di avere una squadra che monitora e fa previsione sui mercati, ed un team specializzato sulle policy e sulle normative, ci dà eccellenti elementi per andare oltre l’analisi, capendo dove e come andrà il settore e individuando di volta in volta le migliori opportunità per gli operatori. È l’unità di Areté dedicata a supportare la crescita delle aziende del settore, identificando le opportunità di investimento, sia nell’agricoltura che nell’industria dell’agroalimentare, e mettendole a disposizione di fondi di investimento e operatori industriali".
Da diversi mesi avete anche una prima sede estera, in Spagna. Cosa contraddistingue il mercato iberico?
"Il mercato spagnolo è molto interessante, per alcuni versi vicino a quello italiano ma con un dinamismo anche più accentuato, in certi settori. C’è grande interesse per questi servizi, soprattutto per la parte previsionale, in un Paese che sta correndo, con una crescita del Pil che è oltre tre volte quella media dell’Ue. Il settore agroalimentare sta giocando un ruolo cruciale in questa crescita: la Spagna è leader europeo per l’olio d’oliva, per molti prodotti frutticoli, per gli agrumi, e tra leader per orticoli, vino, alcuni cereali. Il primo contratto ’locale’ lo abbiamo siglato con Guillén, importante player nel comparto delle uova. Ma sull’estero il piano di crescita è più ampio, e il prossimo passo sono Nord ed Est Europa".
Siete nel consorzio europeo che fino al 2028 svolgerà gli studi economici di impatto delle politiche agricole per la Direzione generale Agri della Commissione Ue. Che ruolo hanno queste attività e come procede il lavoro?
"Si tratta per noi di un’attività di grande interesse, che ci permette di avere uno sguardo a medio-lungo sull’evoluzione delle politiche europee e sulle aree in cui la Commissione e la Direzione generale Agri stanno investendo e intendono investire. Prossimo alla pubblicazione ci sarà lo studio condotto per la Direzione generale Agri sulle tecnologie digitali applicate all’agricoltura e all’agroindustria. Si tratta del primo studio a così ampio raggio su questi temi, con copertura sui 27 paesi dell’Unione e di alcuni paesi terzi tra cui Usa, Canada, Australia. Ci ha fornito un quadro estremamente completo delle tecnologie di raccolta e utilizzo dei dati per il settore, e di come informazioni e dati in tempo reale – stato delle colture, disponibilità di prodotti e stock, andamenti – possano rappresentare uno strumento cruciale, per le imprese ma anche per le istituzioni, per reagire tempestivamente a situazioni di crisi o addirittura per anticiparle, minimizzandone gli impatti".