DONALD TRUMP o Kamala Harris? Prima del rush finale delle prossime elezioni presidenziali americane, nella comunità finanziaria internazionale il dilemma resta sempre lo stesso. A seconda di chi sarà l’inquilino della Casa Bianca per i prossimi 4 anni, i mercati borsistici di Wall Street potrebbero prendere due direzioni differenti, favorendo questa o quella categoria di titoli, in conseguenza delle politiche economiche messe in cantiere dall’amministrazione di Washington. A porsi questo interrogativo, nelle ultime settimane, è stato anche Clément Inbona (nella foto sopra, a destra), fund manager della casa d’investimento francese La Financière de l’Échiquier. "Nonostante alcune analogie, i programmi dei candidati evidenziano delle grandi divergenze", ha scritto in un commento Inbona, sottolineando però che entrambe le proposte politiche sono "dispendiose", malgrado un deficit pubblico negli Stati Uniti stimato attorno al 6,6% nel 2024 e un rapporto debito/Pil ormai prossimo al 100%. Un altro comune denominatore tra i due programmi, secondo il fund manager di La Financière de l’Échiquier è il protezionismo, in particolare nei confronti della Cina. "Eppure", aggiunge Inbona, "sotto la superficie compaiono parecchie differenze degne di nota".
Secondo il fund manager transalpino la candidata democratica ha un programma decisamente orientato alle famiglie della classe operaia e alla classe media, oltre che alle piccole imprese. Sostenendo i redditi bassi attraverso i bisogni essenziali (cibo, salute e casa) la vittoria della candidata democratica dovrebbe favorire i titoli di settori innovativi come quello dei veicoli elettrici, dei semiconduttori e in particolare dell’intelligenza artificiale. Il programma economico di Trump per Inbona sembra favorire invece altri settori: l’industria militare e quella dei combustibili fossili a basso costo in linea con il mantra delle campagne repubblicane "Drill, baby, drill", che esorta a fare ancora più estrazioni di petrolio dal sottosuolo. Trump sembra inoltre favorevole a una deregulation del settore delle criptovalute, che potrebbe dunque trarre vantaggio dalla sua elezione.
Nella sua analisi sulle presidenziali americane, Inbona ritiene che la corsa alla Casa Bianca rimarrà fino all’ultimo nell’incertezza. "La campagna presidenziale sta per giungere in dirittura d’arrivo" aggiunge Inbona, "e l’esito sembra ora più che mai sul fil di lana". Kamala Harris, che aveva cavalcato un’ondata di popolarità nelle settimane successive alla sua nomina a sorpresa, per il fund manager francese vede ora erodersi questo trend. Dai sondaggi emerge una forte indecisione negli swing states, gli stati chiave americani dove non vi è una netta prevalenza di uno o dell’altro candidato, stati che saranno determinanti per il risultato elettorale. "Benché aiutata da un bilancio economico favorevole ereditato da Biden di cui era la vicepresidente", conclude il gestore, "la candidata alla Casa Bianca difficilmente riesce a far tesoro di questi successi. Per convincere gli elettori non bastano l’inflazione ormai sotto controllo al 2,4% , la bassa disoccupazione vicina al 4,1% e la crescita economica sostenuta, attorno a un media del 3,5% all’anno tra il 2021 e il 2024". Senza contare, infine, che i mercati azionari d’oltreoceano hanno macinato record su record. L’ondata inflazionistica che ha eroso il potere d’acquisto dei consumatori americani tra il 2021 e il 2022 e il prosciugamento del risparmio in eccesso accumulato nel periodo del Covid per Inbona contribuiscono indubbiamente a sfumare la percezione del bilancio economico dell’accoppiata Biden-Harris.