Venerdì 21 Febbraio 2025
REDAZIONE ECONOMIA

Dollaro forte, ma per quanto?: "Venti contrari da metà anno"

"DOLLARO FORTE: DURERÀ?" Si intitola così un recente report della casa di investimenti statunitense J.P. Morgan Asset Management. Gli analisti...

"DOLLARO FORTE: DURERÀ?" Si intitola così un recente report della casa di investimenti statunitense J.P. Morgan Asset Management. Gli analisti...

"DOLLARO FORTE: DURERÀ?" Si intitola così un recente report della casa di investimenti statunitense J.P. Morgan Asset Management. Gli analisti...

"DOLLARO FORTE: DURERÀ?" Si intitola così un recente report della casa di investimenti statunitense J.P. Morgan Asset Management. Gli analisti della società specializzati nel reddito fisso e nelle valute hanno delineato le prospettive della moneta americana, le cui quotazioni potrebbero invertire la rotta, dopo una lunga fase di ascesa. Alla base del trend al rialzo degli ultimi mesi, ci sono anche fattori legati alla politica monetaria statunitense. Come è noto a chi segue le cronache finanziarie, negli anni passati la Federal Reserve, la banca centrale americana, ha innalzato velocemente i tassi di interesse, per fermare la fiammata dei consumi e dell’inflazione, avvenuta Olteoceano dopo la fine della pandemia. Poiché l’inflazione americana ha mostrato una certa resistenza nonostante il caro-tassi, la Federal Reserve ha mantenuto il costo del denaro su livelli ben più alti che in Europa e in Giappone. Il che ha ovviamente spinto gli investitori ad acquistare attività finanziarie in dollari che sono più remunerative rispetto a quelle di altri paesi, facendo così salire le quotazioni del biglietto verde.

Ora, anche se l’economia americana resta tonica mentre si attendono le misure di stimolo dell’amministrazione Trump, gli analisti di J.P: Morgan AM fanno notare che il dollaro si trova in una situazione di "ipercomprato". Con questa espressione, gli addetti ai lavori indicano una corsa agli acquisti che fa lievitare i prezzi fino a quando le quotazioni non subiscono inevitabilmente una retromarcia, qualunque siano le ragioni che ne hanno determinato l’ascesa. "Il Dollaro è scambiato a un livello che non si registrava dagli anni Ottanta del secolo scorso", hanno scritto nel loro commento di analisti di J.P. Morgan AM, ritenendo opportuno per gli investitori iniziare a coprirsi dal rischio di una inversione di rotta del biglietto verde.

Ma quando arriverà, se arriverà, questa attesa retromarcia? Claudio Wewel, strategist sul mercato dei cambi della casa d’investimenti J. Safra Sarasin, ha individuato già una risposta. Secondo lui, la forza della moneta americana si attenuerà nella seconda metà del 2025, come ha scritto in un commento pubblicato nelle scorse settimane. "Per il momento", sostiene Wewel, "la valutazione elevata del dollaro appare giustificata". Lo strategist di J. Safra Sarasin, sottolinea infatti come i dati economici indichino ancora un ciclo di crescita resistente negli Stati Uniti mentre il resto del mondo industrializzato, Europa e Giappone in primis, fatica a tenere il passo. "Il mercato del lavoro americano rimane solido e il sentiment dei consumatori è migliorato negli ultimi mesi", aggiunge Wewel. Questo scenario, secondo l’analista, supporta l’opinione che la Federal Reserve sarà in grado di tagliare i tassi di interesse a un ritmo molto graduale, con minore velocità rispetto ad altre banche centrali. Il che, come già evidenziato, dà forza al biglietto verde rispetto alle altre valute, almeno nel breve periodo. Fra qualche mese, però, la situazione potrebbe cambiare.

"A nostro avviso", scrive ancora Wewel nel suo commento, "i venti contrari al dollaro sono destinati ad aumentare nella seconda metà del 2025". La diminuzione dei tassi di interesse in Europa, più veloce che negli Usa, dovrebbe infatti consentire una moderata ripresa dell’economia nel Vecchio Continente, rilanciando l’attività manifatturiera. "Storicamente", conclude lo strategist di J. Safra Sarasin, "l’euro e altre valute cicliche tendono a rimbalzare quando le dinamiche produttive migliorano, il che ci porta a prevedere un dollaro moderatamente più debole nei confronti delle altre divise verso la fine del 2025".