Lunedì 20 Gennaio 2025
REDAZIONE ECONOMIA

Crescita degli utili all’8% nel 2025 per l’Eurozona e al 6% nel 2026

TRE FATTORI POSITIVI si profilano all’orizzonte: la risoluzione dell’incertezza elettorale negli Stati Uniti, che contribuisce a una rotazione degli investimenti...

IL PUNTO DI VISTA DELL’ESPERTO Michele Morganti (nella foto) è Senior Equity Strategist e Head of Insurance and Asset Management Research presso Generali Investments. Dal 2008 al 2013 è stato Equity Strategist e Fund Manager di 7 fondi azionari. È stato responsabile dell’allocazione tattica e della selezione-titoli dei fondi e coordinatore del portafoglio modello azionario. Fino alla metà del 2015 è stato membro del Comitato Investimenti di BSI

IL PUNTO DI VISTA DELL’ESPERTO Michele Morganti (nella foto) è Senior Equity Strategist e Head of Insurance and Asset Management Research presso Generali Investments. Dal 2008 al 2013 è stato Equity Strategist e Fund Manager di 7 fondi azionari. È stato responsabile dell’allocazione tattica e della selezione-titoli dei fondi e coordinatore del portafoglio modello azionario. Fino alla metà del 2015 è stato membro del Comitato Investimenti di BSI

TRE FATTORI POSITIVI si profilano all’orizzonte: la risoluzione dell’incertezza elettorale negli Stati Uniti, che contribuisce a una rotazione degli investimenti guidata dai fondamentali, con disinvestimenti dal settore tecnologico statunitense verso altri settori e paesi. In secondo luogo, le banche centrali stanno adottando politiche più accomodanti, e le prospettive macroeconomiche, in particolare negli Stati Uniti, sono favorevoli. Inoltre, l’alto flusso di cassa libero e l’aumento delle operazioni di fusione e acquisizione stanno creando un contesto di crescita interessante. Sebbene l’Eurozona presenti rischi maggiori, le sue valutazioni sono decisamente più attraenti.

Il premio al rischio storicamente elevato nell’area euro rispetto agli Stati Uniti potrebbe continuare nel breve termine, sostenuto dalla crescita superiore degli Stati Uniti, che beneficia di un PEG più basso. A ciò si aggiungono i rischi politici ancora elevati e l’incertezza riguardo a misure concrete su tasse, dazi e deregolamentazione negli Stati Uniti. La stagione dei report sugli utili del terzo trimestre ha rivelato una sorpresa positiva sugli utili per azione (EPS) negli Stati Uniti, con un incremento del 6,9% (rispetto al 2,3% nell’Unione Europea), oltre a margini resilienti. Per il 2025, ci aspettiamo una solida crescita degli utili, pari al 9,7% negli Stati Uniti e all’8% per l’EMU (Area Euro), con un ulteriore incremento del 6% nel 2026.

Per quanto riguarda i rendimenti totali (TR), prevediamo un ritorno del 9-17% per l’Unione Europea e del 4-8% per gli Stati Uniti nei prossimi 12 mesi. A breve termine, preferiamo lievemente gli Stati Uniti rispetto all’Eurozona, ma nel lungo periodo, l’Eurozona potrebbe beneficiare di un maggiore potenziale di rendimento, di una crescita più stabile, degli stimoli cinesi e della possibile cessazione delle ostilità legate a Trump. Manteniamo una posizione neutrale sugli investimenti tecnologici statunitensi e siamo favorevoli all’UE, esclusa l’Eurozona, alle piccole capitalizzazioni europee, al FTSE 250 del Regno Unito e al Giappone, con una leggera preferenza per la Cina, l’India e la Malesia. Suggeriamo di diversificare gli investimenti negli Stati Uniti con un portafoglio bilanciato tra S&P 500 e Russell 2000. Inoltre, consigliamo di concentrarsi su settori legati a fusioni e acquisizioni, alle politiche di Trump e ai prodotti “Made in the USA” dell’UE. Per quanto riguarda i settori, manteniamo un orientamento ciclico nell’Unione Europea, con sovrappeso in Finanza, Semiconduttori, Aeronautica e Difesa, Costruzione, Farmaceutica, Immobili, Retail Alimentare, Alta Produzione e Prezzi (HPP), Vendita al Dettaglio e Telecomunicazioni. Sottopeso, invece, sono Auto, Energia, Servizi Professionali di Comunicazione, Beni Durevoli, Alimentari, Media, Trasporti e Utilità.

In linea generale, si consiglia un moderato sovrappeso in azioni. Gli analisti sono positivi riguardo al ciclo post-elettorale, all’allentamento della Federal Reserve e alla rotazione degli investimenti dal settore tecnologico verso altri settori e paesi. Per quanto riguarda la crescita degli utili, si prevede una crescita del 9,7% nel 2025, con l’8% per gli Stati Uniti e l’EMU. Tuttavia, si stima una diminuzione della crescita degli utili al 6% nel 2026, con stime inferiori rispetto al consenso per entrambi i mercati.

In riferimento all’EMU, i rischi sono considerati al ribasso, ma ci sono opportunità nel basket di Trump, che ha sovraperformato nel 2024. Settori come i finanziari statunitensi, le piccole capitalizzazioni e l’energia dovrebbero continuare a beneficiare. Mentre, le azioni legate alle rinnovabili e ai beneficiari dell’Inflation Reduction Act (IRA) sono considerate a rischio. Si mantiene una posizione neutrale su AI e tecnologia statunitense, a causa di un buon momentum degli utili a breve termine.

Come strategia d’investimento si suggerisce di diversificare gli investimenti al di fuori della tecnologia statunitense, in particolare nel Russell 2000. Le aziende dell’UE che producono negli Stati Uniti hanno prospettive più brillanti. Si raccomanda di mantenere un orientamento ciclico nell’UE, con focus su costruzione, vendita al dettaglio, finanziari, assicurazioni, farmaceutica e telecomunicazioni. Si suggerisce di aumentare l’esposizione a questi settori e di ridurre l’esposizione a energia, alimentari e trasporti.

Per quanto riguarda i mercati emergenti, l’India è vista come un’opportunità a causa del rischio geopolitico più basso e della crescita strutturalmente elevata. La Malesia è considerata attraente per la sua valutazione. Si prevede un leggero sovrappeso sulla Cina, scommettendo su stimoli fiscali e valutazione bassa.

Si prevede un contesto di crescita moderata per i mercati azionari, con opportunità di investimento in settori ciclici e mercati emergenti, mentre si raccomanda cautela nei settori tecnologici e nelle rinnovabili. La strategia di diversificazione e l’attenzione alle politiche economiche saranno cruciali per navigare nei prossimi 12 mesi.

Senior Equity Strategist e Head of Insurance and Asset Management Research presso Generali Investments