ROTTA VERSO DUE PAESI, uno in Africa e uno Asia, che si aggiungono ad altri 18 in cui la società ha già solide radici. È la novità annunciata nelle scorse settimane da Azimut, il gruppo finanziario italiano che indubbiamente ha la maggiore presenza all’estero, dagli Stati Uniti all’Estremo Oriente, passando per il Sud America, Dubai, la Turchia e l’Australia. Nel 2025, i Paesi in cui opera Azimut saliranno a venti, con due investimenti messi in cantiere ma ancora da comunicare dei dettagli. La prima operazione comporterà il rafforzamento della presenza in Africa dove il gruppo guidato dal presidente Pietro Giuliani (nella foto in alto) è già presente dal 2019 con con proprie attività in Egitto, con un team di investimento al Cairo che si aggiunge a quelli in capitali di paesi vicini geograficamente: Dubai, Abu Dhabi e Istanbul. Complessivamente, nell’area che va dalla Turchia fino al Nord Africa e al Medio Oriente, Azimut ha oltre 300mila clienti e un patrimonio in gestione di circa 5,8 miliardi di euro. La seconda operazione riguarderà invece il continente asiatico, dove la società milanese è già presente da almeno tre lustri. "A differenza della quasi totalità dei nostri concorrenti che parlano di andare all’estero, Azimut opera in 18 paesi da più di 15 anni", ha detto il presidente Giuliani nella conferenza in cui è stata annunciata l’ulteriore espansione internazionale del gruppo, un appuntamento durante il quale sono stati anticipati alcuni dati di bilancio sull’esercizio 2024, da poco concluso.
"ll nostro utile netto sarà di circa 600 milioni di euro", ha aggiunto Giuliani, "e la nostra raccolta netta ha raggiunto lo scorso anno i 18,3 miliardi di euro, quasi il doppio rispetto a quella dei nostri migliori concorrenti diretti e in posizione probabilmente apicale in Italia, se si considerano tutti gli operatori dell’industria del risparmio gestito". Il presidente di Azimut ha rivendicato il fatto di essere alla guida dell’unica multinazionale italiana dell’asset management, che gestisce complessivamente 108 miliardi di euro, di cui circa la metà raccolti all’estero, anche da grandi fondi sovrani. "Anche nel 2024 abbiamo dato ai nostri clienti un rendimento netto medio ponderato di circa il 9%, superiore all’indice di mercato (indice Fideuram)", ha sottolineato Giuliani. Azimut vanta una solida performance negli ultimi 5 anni, durante i quali gli obiettivi di utile netto sono stati regolarmente centrati o ampiamente superati", ha aggiunto Alessandro Zambotti (nella foto in basso), amministratore delegato e direttore finanziario del gruppo, affermando anche che il risultato è frutto di una gestione "attenta e disciplinata" che ha consentito alla società di ripagare interamente il prestito obbligazionario da 500 milioni di euro entro la scadenza, di azzerare il debito e di intraprendere significativi investimenti in acquisizioni strategiche. "Nell’ultimo quinquennio", ha detto ancora Zambotti, "Azimut ha generato utili per circa 2,4 miliardi di euro, pari a oltre i due terzi della sua capitalizzazione; inoltre, nel 2025 presenteremo il nostro nuovo piano industriale a 5 anni e ci impegneremo con rinnovata determinazione per creare valore per i nostri azionisti".
Lo sbarco in due nuovi paesi non è però l’unica recente novità di Azimut che, dopo essere nata molti anni fa a Milano come casa di gestione di fondi, ha ora un business molto più variegato che va dal risparmio gestito al wealth management (la gestione dei patrimoni dei clienti più ricchi) sino all’investment banking e al fintech, cioè la vendita di servizi finanziari attraverso l’utilizzo delle nuove tecnologia digitali. Proprio in quest’ultimo campo sta per partire una nuova iniziativa. Si tratta di TNB Project, il progetto di una nuova banca fintech che nasce da una costola di Azimut ed erediterà una parte della sua rete di consulenti. Questa nuova realtà sarà partecipata da Azimut con una quota di minoranza mentre sono state avviate delle trattative in esclusiva con Fsi, l’ex Fondo Strategico Italiano oggi guidato da Maurizio Tamagnini, disposto a rilevare l’80% circa della nascente banca.
Annunciando le nuove operazioni all’estero, il top management di Azimut ha anche fissato gli obiettivi per il 2025. In condizioni di mercato normali, la raccolta netta totale si attesta sui 10 miliardi, mentre l’utile netto potrebbe variare in un intervallo molto ampio, da 400 milioni di euro fino a 1,25 miliardi, a seconda dei costi e degli sviluppi del progetto TNB. L’auspicio del gruppo è ovviamente di arrivare a firmare definitivamente l’accordo con Fsi per il suo ingresso nel capitale della nuova banca e di ottenere le relative autorizzazioni per l’inizio dell’attività.
Uno dei pilastri del business di Azimut sarà rappresentato ancora dai mercati privati (in inglese private market), cioè quell’ampio spettro di attività che include il finanziamento e l’investimento in società, titoli e attività finanziarie al di fuori delle borse internazionali. Stiamo parlando di settori come il private equity e il venture capital, che consistono nell’ingresso nel capitale di aziende non quotate e in fase di sviluppo, oppure del private debt, cioè il finanziamento o l’acquisto di strumenti di debito emessi da imprese, spesso di piccole e medie dimensioni. Senza dimenticare il segmento classificato come infrastructure, cioè il sostegno a progetti e opere infrastrutturali. "Le scelte fatte oltre un decennio fa di puntare anche sui mercati privati", ha concluso Giuliani, "ci permettono con oltre 80 prodotti di aiutare il nostro Paese a crescere tramite investimenti azionari o di debito nelle piccole e medie imprese".