Mercoledì 20 Novembre 2024
REDAZIONE ECONOMIA

Cherry Bank, l’ad: "Ecco il nostro modo di fare banca"

Giovanni Bossi, amministratore delegato di Cherry Bank, parla dell'acquisizione di Banca Popolare Valconca e dell'importanza di offrire soluzioni rapide e efficaci alle imprese. Cherry Bank si impegna a sostenere le imprese anche in un contesto di difficoltà nell'accesso al credito.

Cherry Bank, l’ad: "Ecco il nostro modo di fare banca"

Giovanni Bossi, amministratore delegato di Cherry Bank, parla dell'acquisizione di Banca Popolare Valconca e dell'importanza di offrire soluzioni rapide e efficaci alle imprese. Cherry Bank si impegna a sostenere le imprese anche in un contesto di difficoltà nell'accesso al credito.

"PRIMA DI ESSERE una Banca siamo un’impresa. Agli imprenditori dico: meglio un no veloce che un no dopo mesi di agonia". Giovanni Bossi (nella foto in alto), amministratore delegato e azionista di maggioranza di Cherry Bank racconta il suo modo di fare banca all’indomani dell’acquisizione di Banca Popolare Valconca.

Come nasce Cherry Bank?

"Nasciamo dalla fusione di Cherry 106 in Banco delle Tre Venezie. A fine 2023 e ad inizio 2024 abbiamo aggiunto un ulteriore tassello di crescita con l’acquisizione di Banca Popolare Valconca, che è ormai integrata nel sistema di Cherry Bank".

Come sta andando la recente aggregazione di Popolare Valconca?

"Abbiamo concluso in tempi stretti, anche dal punto di vista della migrazione dei sistemi informatici, un’integrazione di importanza strategica per il futuro della Banca, che è ora più capillare e con un’offerta ancora più completa. Con la fusione per incorporazione Cherry Bank ha raggiunto un patrimonio netto di circa 150 milioni euro, attivi totali per oltre 3 miliardi e quasi 550 dipendenti. Nel 2020, quando il ’Progetto Cherry’ è partito, eravamo in 12 con 6 milioni di patrimonio. Abbiamo mantenuto tutte le filiali e deciso di preservare il marchio Banca Popolare Valconca nelle filiali in Romagna, a testimonianza di un legame di valore con le imprese e le famiglie del territorio. Prevediamo di aprire altri presidi per rafforzare la nostra presenza".

Che cosa offre di peculiare Cherry Bank?

"Soluzioni. Ascolto. Dialogo. Risoluzione dei problemi. Credito, che alle imprese e alle famiglie serve per finanziare il lavoro e il futuro, nelle forme che più si adattano ad esigenze che domani saranno diverse da oggi, complice anche il cambiamento continuo delle condizioni economiche, sociali e geopolitiche".

Le imprese sono uno dei vostri target? Perché un’impresa vi dovrebbe scegliere?

"Abbiamo una forte competenza nel credito alle imprese, nel factoring e nella finanza per l’export e soprattutto nel trovare modi alternativi di finanziare imprese meritevoli che si trovano in difficoltà. Un’impresa dovrebbe scegliere Cherry Bank perché mettiamo al primo posto gli stessi valori. Prima di essere una Banca siamo un’impresa. Agli imprenditori dico: meglio un no veloce che un no dopo mesi di agonia. Cherry Bank si impegnerà sempre a darvi una risposta efficace, possibilmente positiva, ma soprattutto veloce".

Perché le imprese avranno, in maniera sempre più crescente, difficoltà di accedere al credito?

"Da 14 anni le erogazioni di credito dalle banche alle imprese è in calo, un trend che anche noi vediamo in Banca e nel sistema bancario in generale e che non è cambiato dopo la messa a disposizione di garanzie pubbliche pensate per supportare gli eventi straordinari successi come pandemia, guerre e materie prime per dirne alcuni. Un’operazione che reputo essere stata assolutamente corretta con copertura dei fabbisogni che arrivava anche al 100%: per una banca erogare credito a fronte di garanzie così elevate annullava di fatto il rischio di credito. Una volta che le garanzie pubbliche scemeranno, si tratterà di capire chi saprà ancora fare credito alle imprese, mestiere che oggi spesso per una banca è un’operazione in perdita. Cherry Bank continuerà in ogni caso a supportare le imprese".

Vi occupate di acquisto di crediti fiscali e Npl: un mercato che sta crescendo?

"Crediti fiscali e Npl sono due mercati con logiche molto diverse. I primi sono crediti che un’impresa vanta nei confronti Dello Stato per varie ragioni. Una nicchia di settore che è ’esplosa’ con il superbonus 110%. Nonostante il ridimensionamento, è un mercato che continua ad essere di nostro interesse. Quanto agli Npl, ci siamo da quando ancora non si chiamavano così. Oggi il mercato ha raggiunto una certa maturità e premia chi ha per primo investito e creduto nel suo sviluppo, sapendone cogliere le evoluzioni tempo dopo tempo".

L’America fa innovazione, la Cina copia e l’Europa regola. Tutti sono d’accordo sul fatto che nessun arbitro ha mai vinto una partita. Come andrà a finire?

"In America la produzione continua a crescere grazie anche alla capacità di metabolizzare l’immigrazione al fine del lavoro che gli Stati Uniti hanno. In Cina le imprese spesso non hanno un azionista che chiede i dividendi, e quel capitale lo reinvestono aumentando la capacità produttiva che, per eccesso, devono vendere all’estero. Peccato che lo facciano a prezzi decrescenti, e qui gli Stati, certamente Usa ma anche Ue, si difendono applicando i dazi, ma alla fine chi ne paga il prezzo è il consumatore, che si trova con costi al consumo più elevati. Quanto all’Europa, si tratta di capire cosa farà Bruxelles del rapporto sulla competitività di Mario Draghi. Dovessimo riuscire a mettere sul tavolo quelle risorse e soprattutto quella visione in maniera razionale, condivisa, senza guardare agli interessi dei sondaggi ma al futuro di tutti, ci troveremo di fronte a un’Europa completamente diversa nell’arco dei prossimi anni".

Il debito pubblico italiano è davvero un macigno sulla nostra economia?

"Non esattamente. Dobbiamo ridurlo? Certo, però è anche vero che l’Italia a fronte di 3mila miliardi di debito pubblico ha 10mila miliardi di ricchezza privata. Ora, le partite non si possono compensare, ma resta il fatto che da vent’anni l’Italia, salvo eccezioni come il superbonus, ha tenuto la spesa pubblica relativamente sotto controllo. Le entrate corrono e il rapporto tra entrate e uscite non sta andando male".