Giovedì 21 Novembre 2024
REDAZIONE ECONOMIA

La filiera della bioplastica compostabile, i numeri

I dati 2023 della filiera della bioplastica compostabile, come sta cambiando il settore e quali sono i limiti alla crescita

I numeri della filiera della bioplastica per il 2023 - Crediti: iStock

I numeri della filiera della bioplastica per il 2023 - Crediti: iStock

Roma, 3 luglio 2024 – Il 2023 è stato l’anno nel quale per la prima volta, dopo un decennio di crescita costante, la filiera delle bioplastiche compostabili ha subito una battuta d’arresto. A rivelarlo è stato il Rapporto sulla filiera italiana delle bioplastiche compostabili redatto dalla società di ricerca indipendente Plastic Consult che è stato presentato nel corso del convegno organizzato da Assobioplastiche, Consorzio Biorepack e Cic (Consorzio Italiano Compostatori). Sono stati proprio questi tre attori a precisare in una nota congiunta che, dopo che il settore delle bioplastiche compostabili ha avuto negli ultimi dieci anni volumi di prodotti triplicati, con fatturati e numero di addetti raddoppiato, nel 2023 si è registrato un calo sul quale pesano "fenomeni di illegalità ancora troppo diffusi, pericolosi meccanismi di dumping, calo dei consumi, forte diminuzione dei listini, crescente diffusione delle stoviglie pseudo riutilizzabili, presenza crescente di materiali non compostabili all’interno della raccolta dell’umido, un grave stato di disinformazione".

Bioplastiche compostabili, i dati del 2023

Per comprendere la natura del calo del settore delle bioplastiche compostabili occorre guardare ai numeri del rapporto 2023 di Plastic Consult. L’intera filiera ha sviluppato nell’anno un fatturato totale di 828 milioni, ovvero il 29,1 per cento in meno rispetto al record che era stato registrato nel 2022 quando si era attestato a 1,16 miliardi di euro. A scendere sono stati anche i volumi dei manufatti prodotti che, nel 2023, sono stati pari a 120.900 tonnellate, cioè il 5,5 per cento in meno rispetto al 2022. Una situazione simile interessa anche il settore delle termoplastiche convenzionali vergini dove si registra un meno 6 per cento rispetto allo scorso anno. In tema di settori applicativi, le difficoltà maggiori hanno interessato il comparto del monouso, sceso del 20 per cento, mentre resta positivo l’andamento dei prodotti legati alla raccolta dell’umido e ai film per l’agricoltura.

In tema di aziende e addetti dedicati, i numeri del 2023 riferiscono di una crescita nel numero delle prime e di una stabilizzazione di quello dei secondi. I soggetti economici attualmente attivi sono 288, divisi in questo modo:

- 5 produttori di chimica di base e intermedi; - 20 produttori e distributori di granuli; - 198 operatori di prima trasformazione; - 65 operatori di seconda trasformazione.

Restano sostanzialmente stabili rispetto al 2022, come detto, gli addetti dedicati al settore, cioè coloro che nelle aziende del comparto si occupano direttamente dei prodotti che entrano nella filiera delle bioplastiche compostabili. Il numero totale nel 2023 è stato di 2980 unità, ovvero un meno 0,8 per cento rispetto all’anno precedente.

Il riciclo organico delle bioplastiche compostabili nel 2023

Dal Rapporto arrivano informazioni importanti anche per quanto riguarda le attività di riciclo organico delle bioplastiche compostabili. In questo caso i numeri restano positivi, con il tasso al netto degli scarti che è stato pari al 56,9 per cento dell’immesso al consumo, ovvero 44.338 tonnellate a fronte delle 77.900 immesse sul mercato. Questo dato supera sia gli obiettivi di riciclo che sono stati fissati per il 2025, 50 per cento, che per il 2030, il 55 per cento. In crescita, inoltre, ci sono anche i Comuni convenzionati con il consorzio Biorepack, i quali superano le 4600 unità - 58,5 per cento del totale - e in cui risiedono circa 43,6 milioni di cittadini, vale a dire il 74,1 per cento della popolazione nazionale (il 10 per cento in più rispetto al 2022). I corrispettivi economici riconosciuti a questi Comuni nel 2023 per la copertura dei costi di raccolta, il trasporto e il trattamento degli imballaggi in bioplastica compostabile conferiti insieme ai rifiuti domestici sono stati pari a 9,4 milioni di euro, con il dato che è in linea con il 2022.  

I motivi del calo della filiera delle bioplastiche compostabili

Il calo di alcuni numeri importanti per la filiera delle bioplastiche compostabili è dovuto per gli operatori a diversi aspetti come, ad esempio, le forme di criminalità che coinvolgono soprattutto le bioshopper e i sacchetti per l’ortofrutta. Malgrado una legge introdotta ormai ben 10 anni fa, continuano a essere molti i casi di commercializzazione di borse per asporto merci realizzate in materiali non compostabili. Per Luca Bianconi, presidente di Assobioplastiche “allo stesso tempo continua ad aumentare l’importazione di shopper a basso costo e di dubbia qualità dall’Estremo Oriente, dietro alla quale si nasconde un probabile sostegno dei governi locali. Tutto questo - ha aggiunto - rappresenta un dumping non più sostenibile, sul quale le autorità devono fare piena luce perché danneggia la sostenibilità economica delle produzioni nazionali. L’Italia deve dotarsi di tutti gli strumenti necessari a salvaguardare una sua indubbia eccellenza industriale”.

Vi è poi il tema dei cosiddetti pseudo-riutilizzabili che, secondo Assobioplastiche, Biorepacke e Cic, stanno aumentando sugli scaffali dei mercati e supermercati. Più nel dettaglio, piatti, bicchieri e posate realizzate in plastica tradizionale - che sarebbero vietati dalle norme sul monouso - continuano a essere commercializzati perché autodichiarati come riutilizzabili. “In questo caso - si legge nella nota congiunta delle tre associazioni di categoria - tutto è reso possibile da una lacuna nella norma italiana: nonostante la legge di delegazione europea 2019-2020 (n.52/2021) prevedeva che venissero individuati specifici parametri tecnici per poter definire riutilizzabile un prodotto, il decreto legislativo 196/2021 non li ha indicati. A ciò si aggiunge un pericoloso aumento dei casi di disinformazione che, basandosi su posizioni pregiudiziali e assolutamente antiscientifiche, finiscono per diffondere fake news sui materiali compostabili, creando dubbi fra i cittadini e danneggiando la qualità della raccolta differenziata".  

La denuncia delle associazioni di categoria

Per Marco Versari, presidente di Biorepack, lo scenario in precedenza descritto rappresenta un grande ostacolo per le capacità di crescita del settore del riciclo organico, compromettendo fortemente le performance della produzione italiana di compost. Più nel dettaglio, viene ricordato che ogni chilogrammo di materiali non compostabili che finisce nella raccolta dell’umido sottrae 1,65 kg di matrici compostabili. “Questo fenomeno - ha aggiunto Marco Versari - danneggia i margini di crescita delle aziende e causa problemi economici e di gestione ai Comuni. Ecco perché ci aspettiamo interventi urgenti da parte del governo e delle autorità locali.

E a livello europeo, il nostro Paese deve farsi portavoce affinché la valorizzazione degli scarti umidi e compostabili sia uno dei cardini delle politiche ecologiche della nuova legislatura europea”. Concorde anche Lella Miccolis, presidente del Cic, che ha inoltre precisato che “produrre compost dai rifiuti compostabili vuol dire valorizzare una frazione dei rifiuti domestici che rappresenta il 40 per cento del totale”. “Questo prodotto tipico della bioeconomia circolare - ha aggiunto - aiuta a riportare fertilità ai terreni agricoli riducendo l’uso di fertilizzanti di origine chimica. In questo modo, diminuiscono drasticamente i rifiuti inviati in discarica, si evita la produzione di ulteriore CO2 e si preserva la capacità di stoccaggio di carbonio da parte dei terreni agricoli”.