Giovedì 16 Gennaio 2025
EGIDIO SCALA
Economia

Fibra e rame, Europa a due velocità. Nuove reti: l’Italia riduce il gap

L’utilizzo di ’FTTH’ non riesce a decollare. E ancora manca un piano strategico per lo switch-off

L’utilizzo di ’FTTH’ non riesce a decollare. E ancora manca un piano strategico per lo switch-off

L’utilizzo di ’FTTH’ non riesce a decollare. E ancora manca un piano strategico per lo switch-off

Da anni ormai l’Unione Europea ha puntato con decisione sulla transizione digitale in tutti i settori dell’economia, a vantaggio dell’efficienza, della produttività e della riduzione dell’impatto ambientale. Le reti interamente in fibra ottica (FTTH- Fiber To The Home) sono al centro di questo processo, perché sono le uniche attualmente in grado di garantire la velocità di connessione di almeno 1 Gigabit al secondo.

Per questo l’UE ha lanciato il piano Digital Compass per rendere disponibile, al 2030, la connettività Gigabit per tutti i cittadini europei. Di conseguenza, i vari Stati membri hanno lanciato una corsa alla realizzazione dell’infrastruttura FTTH per ottemperare agli obiettivi europei, con risultati finora alterni. L’Italia, che fino a pochi anni fa era in fondo alle classifiche europee, ha recuperato negli ultimi anni giovando in particolare dall’ingresso sul mercato di Open Fiber e ora ha quasi raggiunto (60%) la media europea (64%) di disponibilità di reti FTTH sul territorio.

Il Governo italiano ha rilanciato la sfida anticipando al 2026 i target Gigabit con il piano Italia a 1 Giga, che vede coinvolte Open Fiber e Fibercop per portare FTTH nelle aree ancora sprovviste. Se dunque dal punto di vista infrastrutturale il trend è in forte crescita, non si può dire altrettanto sul fronte del take-up, ossia dell’effettivo utilizzo di queste reti: se la media UE si attesta al 54%, in Italia è al 27%. Lo scarso utilizzo di una rete che ha richiesto grossi investimenti e il lento tasso di migrazione dal rame alla fibra da un lato mette a rischio investimenti ulteriori, che non vedono un ritorno certo, e dall’altro crea un gap di competitività del nostro Paese con gli Stati che sono più avanti sul fronte della transizione digitale.

Martedì scorso a Bruxelles FTTH Council Europe, l’associazione che riunisce 170 aziende di tutta la filiera della fibra ottica (operatori, produttori di fibra e macchinari, investitori) ha presentato uno studio realizzato da Cullen International sulla dismissione della vecchia rete di TLC da parte degli incumbent, gli operatori ex-monopolisti che ancora possiedono reti in rame su cui navigano utenti. Lo studio analizza il progresso verso la dismissione di queste reti e la conseguente migrazione su reti interamente in fibra ottica nei 27 stati membri UE più il Regno Unito. Ne emerge un ritratto diversificato.

Sul podio Portogallo (97%), Svezia (95%) e Spagna (93%), dove gli ex-monopolisti hanno sostanzialmente completato lo switch-off (spegnimento) della rete in rame. In particolare, in Spagna Telefonica ha lanciato nel 2014 un piano di spegnimento della rete in rame che oggi è in fase di ultimazione e vedrà il traguardo a maggio. Si tratta di un piano pubblico e condiviso con l’autorità regolatoria che pubblica regolarmente report sullo stato dell’operazione. Nella parte alta della classifica anche la Francia, dove Orange ha presentato un piano pubblico di spegnimento della rete in rame al 2030 scadenzato con traguardi intermedi (25% entro il 2027, 50% entro il 2028, 75% entro il 2029). Lo stesso non si può dire per altri grandi Paesi come Germania, Regno Unito e Italia. Nel nostro Paese, Fibercop non ha ancora pubblicato un piano per lo spegnimento della rete in rame, e secondo lo studio di Cullen International, attualmente solo il 10% delle sue linee attive sono interamente in fibra ottica.

Tra i grandi Paesi, a far compagnia all’Italia nelle parti basse della classifica sono la Germania, dove sono stati condotti dall’incumbent Deutsche Telekom lo scorso anno tre piccoli progetti pilota, e UK, dove Openreach ha al massimo annunciato che smetterà di vendere abbonamenti ADSL. La nuova Commissione Europea, da poco insediatasi, riprenderà il dossier lasciato dalla precedente Commissione che ha pubblicato un White paper in cui indica il 2028 come data per lo spegnimento dell’80% della rete in rame in Europa, da completarsi entro il 2030. Numeri alla mano, sembra difficile riuscirci in assenza di un provvedimento vincolante, mettendo a rischio il processo di completamento della transizione digitale.