Roma, 1 novembre 2023 – Gli investitori ne sono quasi certi: nella riunione di oggi la Fed, la Banca centrale degli Stati Uniti, dichiarerà invariati i tassi. Questa la previsione che va per la maggiore tra gli esperti sulla decisione finanziaria che verrà comunicata ufficialmente stasera. Una buona notizia, che segnala un’economia funzionante, che cammina sulle proprie gambe e sui cui non è ancora necessario esercitare un rialzo dei tassi dal momento che la crescita economica sta procedendo autonomamente nella direzione giusta. Nessuna stretta, quindi, solo estrema fiducia e prudenza.
Calo dell'inflazione
Certo, qualche segnale di preoccupazione c’è stato nel periodo passato, e questo motiverebbe l’atteggiamento prudente, ma si trattava sempre di situazioni trasversali dettate da fattori esogeni, come la pandemia da Covid-19. Ora l’economia ha recuperato energia ed è tornata a funzionare. Gli esperti ritengono che il calo dell’inflazione negli ultimi tre mesi, gli effetti delle precedenti strette ancora in corso e il recente inasprimento delle condizioni finanziarie confermino che la Fed può permettersi di aspettare e osservare i segnali offerti dai dati macroeconomici.
Il Pil in rialzo
La crescita del prodotto interno lordo statunitense ha accelerato nel terzo trimestre, attestandosi al +4,9% su base annua rispetto al +4,5% previsto e al +2,1% nel secondo trimestre. Tuttavia, questa crescita è stata essenzialmente guidata dai consumi (+4% contro +0,8% nel secondo trimestre), grazie alla dinamica che ha visto le famiglie attingere ai propri risparmi.
Gli esperti
Segni positivi, sì, ma ancora tanta prudenza: “L’inasprimento delle condizioni finanziarie indotto dal mercato aiuterà il Fomc a rimanere in modalità di vigilanza nonostante i dati sull’economia reale siano solidi – osserva Gilles Moëc, Axa group chief economist and head of Axa Im Research - Non a caso contiamo che l’Employment Cost Index (Eci) per il terzo trimestre, previsto in pubblicazione prima della riunione, confermi un rallentamento dei salari”. Parola d’ordine cautela anche per Erik Weisman - Chief Economist & Portfolio Manager di MFS IM, che commenta “Il presidente Powell sosterrà che gli effetti ritardati dei precedenti rialzi non hanno avuto pieno impatto sull'economia e che la prudenza è d’obbligo”. E per quanto riguarda l'inflazione, Secondo Franck Dixmier, il Global CIO Fixed Income di AllianzGI, “Dopo un drastico inasprimento delle condizioni monetarie, prevediamo che l’economia americana possa entrare in recessione nel 2024. Un rallentamento dei prezzi al consumo core, la misura preferita dalla Federal Reserve per il carovita, al 3,7% su base annua a settembre, conferma la tendenza alla disinflazione”