Mercoledì 13 Novembre 2024
RITA BARTOLOMEI
Economia

Farmaci carenti, Cattani: "Ecco quali sono e cosa c'entra la Cina"

Il presidente di Farmindustria: "Vi spiego le cause di un fenomeno non solo italiano. Cosa chiediamo al governo. Ai cittadini dico: non fate accaparramenti"

Roma, 6 gennaio 2023 - Covid e influenza: farmaci introvabili. Nell'ultimo report l'Aifa - agenzia italiana del farmaco - segnala che sono più di 3mila quelli carentiMarcello Cattani, presidente Farmindustria, ci spiega perché.

Farmaci carenti: ecco quali sono
Farmaci carenti: ecco quali sono

Presidente Cattani, perché tanti farmaci sono ormai introvabili?

"Nell’ultimo anno i farmaci carenti sono passati da 2.500 a 3.200, questo è l’ultimo rilevamento dell'Aifa. Quasi il 50% è rappresentato da una fisiologica cessazione di farmaci, in questo caso ne troviamo altri disponibili. Invece per un 46% parliamo di medicine realmente carenti".

Quali sono i farmaci sono difficili da trovare?

"Sicuramente gli antinfiammatori, poi gli antibiotici, gli antipertensivi, gli antidepressivi, i neurolettici e i farmaci diuretici".

Perché sono carenti?

"Per un effetto combinato di diversi fattori. Intanto contano il Covid e il boom influenzale. La domanda è aumentata. Ed è aumentata anche la competizione per i fattori primari della produzione dei farmaci, a partire dai principi attivi".

"Chi sono i maggiori produttori"

"Il 75% dei principi attivi dei farmaci provengono da Cina e India. Quindi l’Italia è dipendente da questi paesi. Non solo. La Cina, essendo di fatto in lockdown, ha un problema nella continuità produttiva. Vale per tutto, anche per i farmaci".

Marcello Cattani, presidente Farmindustria
Marcello Cattani, presidente Farmindustria

Quindi dai microchip agli antibiotici è sempre la stessa storia

"È così, e finora il nostro Paese e la politica non hanno mai avuto una direzione strategica di sviluppo industriale e di autonomia delle filiere. Forse anche perché non ce ne era stato un reale bisogno. Ma a partire dal Covid è cambiato tutto. Oggi la spinta nei poli di produzione e di ricerca, cioè Stati Uniti e Cina, è fortissima. L’Europa si trova in mezzo. E anche nel nostro ambito ha perso una posizione di forza sull’innovazione. Perché su dieci farmaci che vengono approvati dall’Agenzia europea, 5 sono di ricerca americana e 2,2 di ricerca cinese".

Eppure l'industria farmaceutica italiana ha numeri importanti

"Siamo leader in Europa ma l’Europa è debole. Dobbiamo cominciare a giocare un ruolo diverso nelle nuove policy, per dare competitività e autonomia al nostro Paese e garantirgli una marcia forte verso la ricerca e l'innovazione. Abbiamo molta fiducia nel governo che ha detto di voler prendere questa strada. Servono leggi nuove e flessibili".

La carenza di farmaci è legata anche a un problema di costi?

"Sicuramente. Intanto questi principi attivi vengono pagati in dollari e noi scontiamo un cambio molto debole. Poi c’è l’effetto dell’inflazione. Infine come settore abbiamo registrato un incremento del 600% per l'energia, nell’ultimo anno. Non solo: plastica, carta, alluminio e vetro, che sono gli imballaggi primari dei farmaci, oggi sono difficili da reperire su scala globale perché la domanda è esplosa. E sono aumentati del 50%. Quindi le aziende stanno facendo il possibile per diversificare le fonti di approvvigionamento. La filiera è sicuramente sotto stress. Ancora: sui farmaci etici, quelli rimborsabili, noi non possiamo scaricare a valle gli aumenti. Finché durerà questa situazione di crisi, particolarmente esacerbata dalla guerra in Ucraina, le difficoltà proseguiranno. Ma non voglio essere pessimista, vediamo indicatori che stanno migliorando sulla distribuzione. Avremo un effetto positivo legato al decremento del prezzo del gas".

La carenza di farmaci è solo un problema italiano?

"No, l'Oms ha lanciato un avvertimento perché la carenza di alcuni farmaci è un problema su scala europea". 

La produzione galenica delle farmacie può aiutare?

"Certamente è positiva nella contingenza ma non risolve il problema. E poi dipende sempre dai principi attivi".

Qual è il messaggio da dare ai cittadini?

"È importante che le persone abbiano senso di responsabilità e non si facciano auto-prescrizioni, facendo accaparramento di farmaci. Si devono affidare ai propri medici". 

Mancano anche farmaci per l’influenza?

"Sì, alcune carenze riguardano farmaci usati per patologie influenzali e simil influenzali.  Da parte delle industrie farmaceutiche lo sforzo è massimo. Chiediamo di poter lavorare bene con il governo e siamo fiduciosi di riuscire a ottenere più strumenti che aiutino ad esempio la rilocalizzazione per la produzione di principi attivi".

Che anno sarà il 2023, cosa ci dobbiamo aspettare?

"Difficile dare una risposta. C’è una prospettiva di ottimismo, nonostante la situazione generale. L'auspicio è che si risolva quello che non è sotto il nostro controllo, quindi la crisi ucraina russa. Come si risolva il tema della Cina, che è un grandissimo problema".

Quali sono le vostre richieste al governo?

"Poter contare su una cabina di regia per concordare insieme una strategia.  La velocità nell’accesso ai farmaci è un elemento competitivo fortissimo. Quando un farmaco viene approvato dall'Ema, in Italia arriva mediamente dopo 14 mesi. E poi c’è una forbice di 4-16 mesi sulle Regioni. Proviamo a pensare quanto il cittadino italiano possa essere sfavorito e quanto nelle dinamiche degli approvvigionamenti questa debolezza dell’Italia sia un ulteriore fattore negativo. Abbiamo bisogno di regole nuove, flessibili, che accolgano l’innovazione e la valorizzino".