Nessun effetto domino sulle banche italiane. Secondo gli analisti, i fallimenti della Silicon Valley Bank e la chiusura da parte della autorità di regolamentazione Usa della Signature Bank con sede a New York, preoccupano ma non fanno tremare il sistema creditizio europeo e in particolare italiano, che è più solido e capitalizzato rispetto al 2008, quando iniziò la crisi dei mutui subprime che travolse Lehman Brothers.
Le rassicurazioni europee
Rassicurazioni in questo senso arrivano anche da Paolo Gentiloni, commissario europeo all'Economia, che ha dichiarato, parlando degli effetti del fallimento sulla Ue: "Non vediamo un rischio specifico di contagio, ovviamente stiamo monitorando la situazione in stretto contatto con la Bce, apprezziamo e prendiamo atto delle iniziative prese dalle autorità americane per evitare un contagio negli Usa". "Sottolineiamo che tutte le banche europee, non solo le più grandi - ha fatto presente - stanno applicando gli standard prudenziali di Basilea".
Chi rischia di più
A rischiare di più sono i fondatori delle startup che nella Silcon Valley Bank hanno depositato i fondi per avviare le loro attività. I risparmiatori italiani, invece, non devono temere perché le due banche fallite non operano nel nostro Paese e in generale gli istituti di credito italiani hanno una clientela più diversificata e non specializzata, come nel caso invece della Svb (startup) e della Silvergate Bank (criptovalute). In ogni caso le Borse di tutto il mondo sono crollate.
Cosa succede ora
Allo stato attuale il crack delle due banche non avrà con tutta probabilità un impatto esteso. E' quanto afferma l'economista Gaetano Aiello, professore ordinario all'Università di Firenze. "Se questi fallimenti restano confinati a una o due banche e non coinvolgono una grande banca di sistema americana non ci saranno grosse conseguenze. Bisogna però ancora capire la misura del contagio. Siamo nel momento più critico, nel 'black monday' che segue il 'black friday'. Ci vorrà ancora qualche giorno per capire cosa succederà e quale sarà l'impatto".
La buona notizia per le banche italiane
"La buona notizia, comunque – sottolinea Aiello – è che rispetto ai tempi del fallimento di Lehman Brothers, le banche italiane sono più solide e hanno una capacità di resistenza superiore". Le banche italiane, però, hanno in pancia titoli obbligazionari che oggi valgono meno: hanno un interesse fisso modesto, visto che l'inflazione è aumentata. Questo deprezzamento può essere un problema? "Diventerebbe un problema - risponde il professor Aiello - se le banche fossero chiamate oggi a liquidare questi titoli, perché accuserebbero pesanti perdite. Ma non sono costrette a farlo in questa situazione. Possono attendere che l'inflazione diminuisca". Niente panico, insomma. "In questa fase – conclude l'economista - i risparmiatori devono restare prudenti e vigili e chi è seguito da un consulente finanziario per i suoi investimenti, può tranquillamente rivolgersi a lui per eventuali consigli. Ma niente isterismi".
Unimpresa: “Rischio credito per le pmi”
"La vicenda della Silicon Valley Bank ci preoccupa non tanto perché esistono analogie tra il modello bancario americano e quello europeo, quanto, e soprattutto, perché un terremoto finanziario Oltreoceano, come accaduto nel 2008 con il dissesto di Lehman Brothers, potrebbe avere pesanti ricadute sulle altre piazze finanziarie occidentali e non solo". E' quanto dichiara il vicepresidente di Unimpresa, Giuseppe Spadafora. "Gli effetti a catena sono possibili e critici: mi riferisco in particolare alla reazione delle banche europee e italiane che, costrette, eventualmente, a rafforzare i presidi di capitale e ad aumentare consequenzialmente le riserve, potrebbero stringere i rubinetti del credito con inevitabili, enormi danni sul tessuto economico. A pagarne le spese sarebbero soprattutto le piccole e medie imprese, quelle che vivono grazie al credito bancario e, di fronte a una improvvisa diminuzione della liquidità, si troverebbero a gestire una situazione estremamente critica".