Sabato 27 Luglio 2024

Ex Ilva, sei operatori interessati all’acquisto

Il piano di ripartenza di Acciaierie d’Italia prevede la cassa integrazione e l'interesse di sei player internazionali per l'acquisto. Sindacati chiedono garanzie e chiarezza sul futuro dell'ex Ilva.

Ex Ilva, sei operatori interessati all’acquisto

Adolfo Urso, ministro delle Imprese

Il piano di ripartenza di Acciaierie d’Italia, il ricorso alla cassa integrazione e l’interesse, finora, da parte di sei player internazionali per la procedura di acquisto dell’azienda siderurgica. L’incontro di ieri a Palazzo Chigi tra governo e sindacati è servito a fare il punto sul futuro dell’ex Ilva, a partire dallo stabilimento di Taranto, e a tracciare i prossimi step, alla luce del progetto già tracciato a inizio maggio e ora illustrato alle sigle dei metalmeccanici.

Al tavolo il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, ha svelato che sono sei gli operatori interessati, di cui due italiani, oltre ai due indiani, uno ucraino e uno canadese. Tra i gruppi italiani circolano i nomi di Arvedi e Marcegaglia. Gruppo quest’ultimo che, a quanto risulta, nei giorni scorsi ha visitato gli stabilimenti ex Ilva di Genova Cornigliano e Novi Ligure, come fatto anche da Sideralba. Tra i pretendenti stranieri, figurano le due imprese indiane Vulcan Green Steel e Steel Mont, il gruppo ucraino Metinvest e l’azienda canadese Stelco.

La tabella di marcia punta alla pubblicazione del bando di gara per la vendita degli asset a fine mese con l’obiettivo di chiudere l’operazione entro l’anno, dando il tempo per far pervenire formalmente le manifestazioni d’interesse e poi presentare l’offerta vincolante di acquisto.

Ma i sindacati chiedono chiarezza e garanzie, dicono no ad eventuali esuberi o allo spezzatino dell’azienda. Innanzitutto c’è la questione della Cigs: Adi, in amministrazione straordinaria, circa un mese fa aveva fatto partire la richiesta per nuova cassa integrazione fino a 5.200 lavoratori. Al tavolo a palazzo Chigi ha indicato l’intenzione di ridurre la platea massima nella prima fase a 4.700 lavoratori. Un segnale, dicono i sindacati, che però non basta.

Alberto Levi