Europa e Brics: sono ormai anni che l’Europa non riesce a trovare una via per riaffermare il proprio status di guida dell’Occidente. Lo ha perso progressivamente, prima affiancandosi agli Usa e poi diventandone in misura sempre più rilevante sottomessa.
A creare un ulteriore calo di importanza a livello globale è l’avanzare impetuoso dei Brics. Brics è l’acronimo dei cinque paesi fondatori, ai quali si sono associati negli ultimi anni alcuni tra i maggiori produttori di petrolio e gas, Iran, Arabia Saudita, Egitto, Emirati Arabi, e altre nazioni sempre emergenti e dotate di grandi potenzialità di sviluppo, grazie al possesso delle materie prime naturali, che stanno dichiarando la loro disponibilità ad aderire al circuito.
Il raggruppamento delle economie mondiali emergenti punta anche a realizzare una moneta alternativa al dollaro e all’euro.
A fronte della forza economica che i Brics esprimono, che oggi costituisce il 43% del Pil mondiale e che entro il decennio in corso potrebbe superare il 50%, l’Occidente prima non ne ha compreso l’importanza e poi balbettando ha cominciato a comprendere il pericolo.
L’unico capo di Stato ad avvertire il pericolo, e a notificare in maniera molto decisa la sua contrapposizione, è stato il nuovo presidente Usa Donald Trump. Dall’Europa, ben più esposta degli Stati Uniti, nulla è arrivato, neppure per associarsi alla posizione di Trump.
Essenziale che Eurolandia esprima una posizione di netta contrarietà alla nascita della moneta Brics, visto che, insieme al dollaro, a pagarne le conseguenze dell’utilizzo sarebbe l’euro e il suo export.