Roma, 30 giugno 2023 – Il picco non è stato ancora raggiunto. Ad agosto l’assegno che dovremo staccare per le nostre vacanze sarà sicuramente più alto. Con una differenza sostanziale rispetto al periodo pre Covid. Prima del 2019 fra maggio e luglio i prezzi erano più o meno stabili o con lievi ritocchi rispetto all’impennata del mese più "rovente" dell’anno. Ora, invece, i rincari sono cominciati già da qualche mese. Anzi, c’è anche una data precisa, il 15 maggio, quando l’Organizzazione Mondiale della Sanità, ha messo la parola fine all’emergenza Covid. Da allora, spiega Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori, i prezzi hanno cominciato a correre più forte dell’inflazione, con un record assoluto per i voli
Da parte loro, le associazioni delle imprese e degli operatori turistici scaricano le responsabilità sul caro vita e l’aumento delle materie prime. Il governo, intanto, prepara le contromisure. Nelle prossime settimane la ministra del Turismo, Daniela Santanchè, potrebbe incontrare le Regioni, che hanno la responsabilità sul settore.
Agosto, allarme rosso
Il problema dei rincari diventerà ancora più forte ad agosto quando, secondo Coldiretti, saranno circa 20 milioni gli italiani che si metteranno in viaggio. E, secondo Confcommercio Turismo, quest’anno gli italiani hanno stanziato, in media, un budget di 920 euro per le partenze in agosto, oltre il 20% in più rispetto ai 700 euro di luglio e settembre. Cifre che, dopo gli aumenti degli ultimi mesi, costringeranno gli italiani a stringere la cinghia o a ridurre il periodo delle vacanze. "Le serie storiche dell’Istat ci dicono chiaramente che ad agosto i prezzi registrano un ulteriore aumento – spiega Massimiliano Dona –. Questo è il primo anno in cui non ci sono le restrizioni post Covid. E la nostra impressione è che albergatori e operatori turistici vogliano recuperare in fretta i mancati guadagni".
Un rincaro dopo l’altro
Non c’è solo la legge della domanda e dell’offerta dietro i maxi aumenti di biglietti aerei, alberghi, ristoranti e pacchetti vacanza. Una stangata che, secondo l’ultima indagine di Demoskopika, costerà al popolo dei vacanzieri 3,9 miliardi di euro in più. Ancora più precisa Federconsumatori, che prevede un esborso medio a famiglia di 800 euro, con aumenti del 21% per le crociere, del 17% per le località balneari e del 9% per la montagna. Per Federturismo, i rincari sono soprattutto legati al carovita e all’aumento delle materie prime. In compenso il settore continua a fare da traino al nostro Pil. "L’incremento della spesa dei turisti stranieri e il ritorno del traffico aeroportuale ai livelli pre pandemia sono indicatori della resilienza del nostro settore – spiega la presidente di Federturismo Confindustria, Marina Lalli –. Continueremo a lavorare a stretto contatto con le imprese del settore per superare gli ostacoli attuali e promuovere l’Italia come destinazione turistica di alta qualità, fondamentale per guidare la ripresa economica del Paese". A luglio l’Italia, secondo i dati diffusi ieri dal ministero del Turismo, si è posizionata al secondo posto dopo la Grecia per tasso di saturazione medio delle strutture, con un tasso di prenotazione del 44%. Un valore ben superiore a Spagna (38%, +5%) e Francia (35%, +2%).
I consigli anti rincari
L’Unione dei Consumatori ha preparato, infine, una piccola guida per evitare il salasso. Il primo errore da non commettere quando prenotiamo una vacanza è relativo al quando: decidiamo quando partire e poi guardiamo i prezzi, invece di fare il contrario. Perché le vacanze devono per forza cominciare di lunedì e la partenza è nel weekend? Se prenotiamo un volo, aggiungono gli esperti dell’associazione, non dobbiamo verificare solo le offerte sui siti delle varie compagnie e portali on line, ma dobbiamo provare a prenotare con uno scalo intermedio, a scegliere una compagnia per l’andata e una diversa per il ritorno, a partire da aeroporti diversi, magari più scomodi. Infine, anche il dove ha la sua importanza: scegliamo una località e poi vogliano andarci a qualunque costo. Ma se i voli sono troppo cari, non è meglio restare in Italia?