Venerdì 8 Novembre 2024
MADDALENA DE FRANCHIS
Economia

Erba anti-caldo e trifogli anti-parassiti per le vigne del futuro

Resistono meglio ai cambiamenti climatici, richiedono un minor uso di acqua e agrofarmaci e tutelano la fertilità del suolo: sono i vitigni sviluppati grazie al progetto ViResClima dell'ente di ricerca Ri.Nova. E i risultati, anche quelli 'in bottiglia', sono molto promettenti

Un vigneto

Un vigneto

Roma, 8 gennaio 2024 – Che caratteristiche dovranno avere i vitigni del futuro per resistere alle nuove avversità (cambiamento climatico e agenti patogeni finora ignoti) ed essere, al contempo, sostenibili, senza trascurare la qualità del prodotto? Se lo sono chiesto gli studiosi di Ri.Nova, ente di ricerca di Cesena che ha lanciato, nell’ambito del Programma di sviluppo rurale dell’Emilia-Romagna 2014-2020, il progetto ViResClima. Realizzato in collaborazione con Astra Innovazione e sviluppo (agenzia per la sperimentazione tecnologica con sede a Tebano, nel Ravennate) e alcune importanti aziende agricole emiliano-romagnole (fra le quali spicca il colosso forlivese Terre Cevico, produttore, fra l’altro, degli arcinoti brand Ronco e San Crispino), il progetto è incentrato sulla coltivazione di varietà internazionali, resistenti alle principali malattie fungine della vite. Queste varietà sono state ottenute di recente, grazie a un accurato processo di miglioramento genetico, e coltivate con tecniche agronomiche altamente sostenibili.

Varietà resistenti, minor uso di agrofarmaci

“Per una viticoltura innovativa e ‘green’, le strade da percorrere sono due: da un lato, la coltivazione di nuove varietà resistenti, dall’altro, l’impiego delle cosiddette ‘colture da copertura’, o ‘cover crops’ – spiega Giovanni Nigro, responsabile del settore vitivinicolo di Ri.Nova –. Oggi, infatti, i consumatori e l'Unione europea chiedono che la viticoltura sia sostenibile e faccia un minor uso di agrofarmaci. La richiesta è comprensibile: nonostante la superficie dedicata alla vite da vino rappresenti solo il 3,3% delle terre coltivate europee, assorbe il 65% di tutti i fungicidi usati in Europa. La sostenibilità passa, dunque, da una riduzione dell’uso di agrofarmaci, che può essere compiuta coltivando varietà resistenti”.

Far fronte ai cambiamenti climatici

Non solo: l’impatto del cambiamento climatico in corso, con l’aumento delle temperature e l’intensificazione di fenomeni meteo estremi, ha modificato, soprattutto nel periodo primaverile-estivo, l’attività degli agenti patogeni e impoverito il terreno. In questo scenario occorre utilizzare, oltre alle cultivar resistenti, soluzioni agronomiche idonee a preservare acqua e suoli. Tra queste, la tecnica colturale dell’inerbimento controllato del vigneto (che consiste nel lasciar crescere sul terreno vitato l'erba spontanea o seminata, ndr) è un esempio di strategia volta a mitigare gli effetti del clima. Oltre ad arricchire il terreno di sostanza organica, evita il rischio di frane in terreni in pendenza, aumenta la capacità di calpestamento delle macchine agricole (riducendo, dunque, il compattamento del suolo, nemico delle colture) e contribuisce alla diversificazione dell’ecosistema. “Il trifoglio sotterraneo, una coltura di copertura autoriseminante, utilizzata nella semina del sottofila, è in grado di fissare l’azoto e preservare l’umidità del suolo”, spiega Nigro.

I risultati della ricerca

Il progetto si concluderà nella primavera del 2024. Ma i risultati emersi nei primi dodici mesi sono promettenti. Il monitoraggio è avvenuto in un vigneto sperimentale di Tebano (Ra), coltivato con varietà resistenti internazionali: “I nostri studi confermano la bontà di questa tecnica di coltivazione – sottolinea ancora l’esperto di Ri.Nova –. Dal punto di vista agronomico, le varietà monitorate hanno evidenziato un cospicuo sviluppo e una notevole riduzione del numero di interventi fitosanitari contro veri e propri flagelli come oidio e peronospora, oltre a caratteristiche apprezzabili quali rusticità, produttività, vigoria e resistenza al freddo”. Esiti interessanti anche dal punto di vista enologico: “I vini ottenuti da questi vitigni sono stati valutati positivamente nei test di gradevolezza – prosegue Nigro –, poiché coniugano, a livello sensoriale, la tradizione all’innovazione e valorizzano, al tempo stesso, le peculiarità del vitigno di origine. Inoltre, il profilo aromatico è apparso in linea con le attuali esigenze del mercato (tipicità, sentori floreali-fruttati, tannini morbidi, colore) e i valori di alcol metilico sono risultati inferiori ai limiti di legge”.

Altri benefici della tecnica del trifoglio sotterraneo

Inoltre, dai dati in possesso di Ri.Nova emerge che l’inerbimento con trifoglio sotterraneo permette di ridurre l’impiego di erbicidi, migliorare la fertilità e l’apporto di sostanza organica e azoto e, più in generale, le condizioni idriche del terreno nel periodo estivo. “Grazie al suo peculiare ciclo di sviluppo (autunno-primaverile), il trifoglio sotterraneo copre il terreno durante l’inverno-primavera, non entrando in competizione idrica con la vite durante la delicata fase estiva – conclude Nigro –. Infatti, al termine della sua fase di sviluppo la pianta dissecca, producendo una sorta di strato pacciamante, che è in grado di preservare l’umidità del suolo in corrispondenza dei mesi estivi più caldi. L’impiego di tale coltura di copertura nel sottofilare della vite consente, inoltre, di ridurre o azzerare l’uso di antiparassitari per il controllo delle infestanti, con conseguenti benefici economici e agro-ambientali. Il tutto a fronte di costi di gestione molto bassi, stimati intorno ai 119 euro per ettaro all’anno”.