Milano, 17 dicembre 2024 – Sbandata per Eni a Piazza Affari, con il colosso petrolifero che crolla stamattina in avvio di contrattazioni, viene sospeso per eccesso di volatilità e torna agli scambi debole ma ridimensionando di molto i ribassi dell'apertura.
Il titolo del Cane a sei zampe ha iniziato la seduta in picchiata (-6,3%), apparentemente senza alcuna ragione che spiegasse un calo così importante. “In effetti – spiega un analista del titolo – non abbiamo spiegazioni, può essersi trattato anche di un errore tecnico”.
E, in effetti, secondo quanto riportato dall’Ansa, la ragione del crollo in avvio dovrebbe essere stato un “fat finger”, un errore nell'inserimento di un ordine.
L'errore, secondo fonti di mercato, avrebbe provocato un ingente ordine di vendita da parte di un intermediario che avrebbe generato un “flash crash” di Eni, sprofondato del 6,3% e immediatamente sospeso dalle contrattazioni per eccesso di volatilità.
Poi, dopo essere entrate in asta di volatilità per qualche minuto, le azioni sono tornate a scambiare riducendo la flessione all'1,3%, a 12,92 euro, in linea con la debolezza di tutto il comparto energetico nel Vecchio Continente dove l'indice Stoxx di settore che a metà giornata cedeva l'1,3%.
Poi nel corso della giornata le quotazioni si sono mantenute a ridosso dei 12,80-12,90 euro con il titolo influenzato dal calo delle quotazioni del greggio. In gergo tecnico, per quel che riguarda il crollo di stamattina si è trattato di uno “spike giornaliero”, effetto del fat finger, un fenomeno sempre più frequente e rilevante nei mercati finanziari; si tratta di movimenti improvvisi e spesso di breve durata, caratterizzato da rialzi o ribassi molto rapidi dei prezzi, che spesso si verificano senza che siano legati ai fondamentali aziendali o a notizie rilevanti sul titolo stesso. A metterci lo zampino, in questi casi, sono i trading system, in particolare quelli ad alta frequenza - High Frequency Trading – che hanno un ruolo importante nell’aumento degli spike giornalieri. Questi trading system sono programmati per reagire immediatamente a determinati segnali di mercato e possono generare ordini di acquisto o vendita in massa, amplificando in pochi secondi il movimento dei prezzi. Ma tutto, nel caso di Eni, si è normalizzato dopo pochi minuti. E anzi, sempre secondo alcuni analisti, il titolo a medio termine potrebbe raggiungere i 18-19 euro (ma ci sono analisti che fermano la corsa a quota 14 euro). Ma tutto questo dipende molto, nonostante la parte green di Eni sia in forte incremento, da quel driver fondamentale che è il prezzo del greggio che oggi è intorno ai 72,5 dollari al barile mentre i future Petrolio Greggio WTI - gennaio 2025 sono in calo di circa il 2,6%. Giorgio Costa