Martedì 12 Novembre 2024
LUCA BOLOGNINI
Economia

Rinnovabili, crolla la produzione green. La siccità da record dimezza l’idroelettrico

I dati Terna: nei primi due mesi 2022 calo del 16,6% rispetto allo stesso periodo 2020-2022. Male eolico, geotermico e biomasse, tiene solo il fotovoltaico. E si compensa con il carbone

Il monopattino (ovviamente elettrico) delle fonti rinnovabili è finito contro un muro. Nei primi due mesi dell’anno, la produzione di elettricità verde in Italia è crollata del 16,6% rispetto alla media registrata nello stesso periodo tra il 2020 e il 2022. È una vera e propria Caporetto green : l’eolico ha fatto registrare un -7,4% e la biomassa è crollata del 5,9%. Il geotermico è in flessione del 5,4%, mentre il fotovoltaico è l’unico a guadagnare qualcosa: il 3,5%. Ma è l’idroelettrico, secondo i dati preliminari di Terna, a trascinare a fondo l’intero comparto: la generazione di elettricità dall’acqua ha fatto segnare un drammatico -51,1%. Il mese di febbraio ha visto un calo vicino al 60%. Se continueremo di questo passo, alla fine dell’anno mancheranno all’appello, rispetto al 2022, qualcosa come 8.214 GWh, poco meno dell’elettricità che consuma in un anno la Sardegna.

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Il crollo della produzione di energia idroelettrica è legato alla siccità
Il crollo della produzione di energia idroelettrica è legato alla siccità

La capacità

Il paradosso è che la generazione da fonti non inquinanti è in calo, nonostante l’enorme spinta da parte dei vari governi negli ultimi trent’anni per promuovere queste tecnologie. "Nel 2023 – si legge nell’ultimo rapporto Terna – la capacità rinnovabile in esercizio è aumentata di 297 MW". Si tratta di una crescita leggera – si parla del 3% per l’eolico e del 6% per il fotovoltaico – che è comunque coincisa con un netto calo della produzione. E nonostante i massicci investimenti, i conti non tornano. Il Pnrr tra il 2021 e il 2026 prevede uno stanziamento di oltre 59 miliardi di euro per finanziare le fonti rinnovabili, ma a questo punto il rendimento di queste tecnologie, come dimostrano i numeri, può diventare un problema: l’aumento della capacità, almeno nei primi due mesi di quest’anno, è coinciso con una riduzione della produzione.

Il confronto

Il 2023 è partito col piede sbagliato anche rispetto al 2022, considerato da tutti gli esperti del settore l’ annus horribilis , delle rinnovabili. In gennaio e febbraio, abbiamo perso il 9,3% della produzione. L’eolico ha fatto segnare un -17,4%, mentre biomassa, fotovoltaico e geotermico hanno rispettivamente lasciato per strada il 5,3%, il 5,2% e il 4,9%.

I motivi

Il crollo dell’idroelettrico è quasi esclusivamente legato alla siccità che negli ultimi due anni ha flagellato il nostro Paese. Nel 2022 è caduto il 30% in meno di pioggia rispetto al trentennio 1991-2020. E riempire gli invasi è diventato un problema in tutta Italia. Secondo l’ultimo bollettino dell’Osservatorio permanente sugli utilizzi idrici nel distretto idrografico del Po, l’accumulo idrico nei grandi laghi regolati (Garda, Maggiore, Como, Iseo e Idro) è calato del 52,5%: all’appello, rispetto alla media 2003-2022, mancano 364 milioni di metri cubi di acqua. E nel resto del Paese la situazione è simile.

Eolo capriccioso

E per quanto riguarda il vento? Anche l’eolico risente del mutamento delle condizioni climatiche. Già nel 2021 in alcune zone dell’Europa centrale e nordoccidentale era stata registrata una velocità del vento inferiore alla media degli ultimi 40 anni.

Il sole

Discorso analogo, ma legato ai giorni di nuvolosità, può essere fatto per il fotovoltaico: quando i raggi del Sole non battono sui pannelli, la produzione ovviamente ne risente. E così se rispetto alla media degli ultimi tre anni, abbiamo generato più elettricità (+3,5%), rispetto al 2022 abbiamo ricavato 147 GWh in meno (-5,2%) nei primi due mesi dell’anno.

Che cosa può succedere

Terna nel suo ultimo Rapporto sull’adeguatezza del sistema elettrico italiano ha lanciato l’allarme: se nelle prossime estati continuerà a fare molto caldo, il rischio di distacchi è concreto: "Come già sperimentato a luglio 2022, oltre che un aumento della richiesta di energia (dovuto all’utilizzo di impianti di raffreddamento domestico, ndr) è probabile che si verifichi una contemporanea riduzione del contributo alla copertura della domanda da parte sia della generazione idroelettrica (per scarsa disponibilità della risorsa idrica) sia da parte della generazione termoelettrica". Le conseguenze sono scritte nere su bianco: "Se assumiamo che tali criticità si verifichino contemporaneamente anche nei Paesi confinanti", c’è un alto rischio "di distacco del carico concentrato nelle zone Nord e Centro-Nord". La traduzione? Alle imprese più energivore verrà staccata la corrente per impedire blackout generalizzati.

Il ritorno del carbone

Nel 2022 la produzione di elettricità da fonti rinnovabili è scesa per la prima volta dal 2014 sotto i 100 TWh. Nonostante il calo della domanda (circa l’1% rispetto al 2021) abbiamo comunque dovuto compensare con fonti energetiche non rinnovabili. E il carbone si è preso la scena. Mentre la produzione green ha coperto quattro punti percentuali in meno della domanda (passando dal 35,4% del 2021 al 31,1%), le fonti più inquinanti hanno soddisfatto il 55,3% del fabbisogno, andando a colmare quasi perfettamente lo scarto: nel 2021 avevano fatto fronte al 51,2% della richiesta complessiva. E il rischio che il verde del monopattino Italia sbiadisca ancora di più non è poi così remoto.