Roma, 12 dicembre 2024 – Quella che sembra la direzione più probabile e sulla quale i governi investono di più, in tema di energia elettrica per il futuro, è oggetto di numerose polemiche, non ultime quelle condensate nel report della coalizione “100% Rinnovabili Network”, che punta il dito sugli alti costi di impianti nucleari, compresi quelli per lo smantellamento.
I dati del report
I dati del report della coalizione sottolineano come in Europa nel 2023 il costo di generazione dell’elettricità prodotta da nuove centrali nucleari sarebbe 3,4 volte superiore a quello fotovoltaico, e 2,8 volte superiore a quello eolico onshore. Si punta il dito anche sui costi relativi a smantellamento, bonifica dei siti nucleari contaminati e gestione dei rifiuti radioattivi. Quest’ultimi si aggirano in un intervallo di 422-566 miliardi di euro. Anche al 2030 e al 2050 il nucleare è una forma di produzione di energia elettrica più costosa delle rinnovabili. Differenze di costi, più o meno elevate, che si riscontrano anche negli Stati Uniti, in Cina o in India. Nel report, promosso dalle associazioni ambientaliste e del terzo settore, da docenti universitari e ricercatori e da esponenti del mondo delle imprese e del sindacato, si sottolineano anche i costi dello smantellamento delle centrali nucleari, e della bonifica dei siti nucleari contaminati.
Il pensiero nella nota della coalizione
“Un possibile ritorno al nucleare in Italia è dunque qualcosa di insensato e che, inoltre, non tiene conto di due pronunciamenti referendari. Invece di accelerare, in modo adeguato, lo sviluppo delle rinnovabili per arrivare alla piena decarbonizzazione della produzione di elettricità, il nuovo Piano nazionale integrato per l’energia e il clima (Pniec) – commenta la coalizione – prevede uno scenario di ritorno al nucleare a fissione, con la costruzione di Small Modular Reactor (Smr), di Advanced Modular Reactor (Amr) e di micro-reattori. Il ritorno al nucleare, ancora di più per un Paese come l’Italia che ne è uscito da molti anni, avrebbe un costo molto alto".
Le criticità legate al nucleare
Entrando nel dettaglio del report, le principali criticità segnalate riguardano i costi per lo smantellamento che in Europa, secondo la più recente stima del 2019 del costo previsto di gestione dei rifiuti radioattivi generati dalle centrali nucleari, escluso lo smantellamento delle centrali, è nell’intervallo 422-566 miliardi di euro. Poi, i problemi che la società francese Edf, che gestisce le centrali nucleari, sta avendo, con forti indebitamenti che l’hanno portata ad essere nazionalizzata, con una spesa di oltre 9 miliardi di euro a carico dei contribuenti. Infine, la coalizione sottolinea che l’Italia potrà soddisfare il 100% del proprio fabbisogno di elettricità, combinando fonti rinnovabili con tecnologie di accumulo, quali batterie, accumuli idraulici, termici e ad aria compressa, impattando meno di un impianto nucleare, specie per quanto concerne i costi di gestione.
I vantaggi del nucleare di nuova generazione
Vi sono però anche voci a favore della nuova generazione del nucleare, come il progetto Lea, che sottolinea come l’uso dell’energia nucleare dove presente, abbia ridotto le emissioni di anidride carbonica di oltre 60 Gt negli ultimi 50 anni, pari a quasi due anni di emissioni globali. In uno studio di Ey, l’energia nucleare, con una capacità totale di 413 Gw, e una presenza in 32 Paesi, contribuisce all’obiettivo net-zero, togliendo 1,5 Gt di emissioni globali ogni anno. Secondo le stime Ey, l'impatto economico in Italia ammonterebbe a circa 45 miliardi di euro, e creerebbe oltre mezzo milione di posti di lavoro sul territorio italiano entro il 2050, generando 52mila posti di lavoro nel breve termine esclusivamente legati alla fase di costruzione. L'energia nucleare, grazie alla propria capacità di risposta immediata e al significativo potenziale di crescita, costituisce un elemento chiave per istituire sistemi elettrici a basse emissioni e in grado di far fronte alla crisi climatica. Questa energia è tra le risorse energetiche che possiede il più basso livello di emissioni di CO2, rendendola dunque fondamentale per il raggiungimento degli obiettivi Sdg stabiliti nell'Accordo di Parigi, vale a dire quelli per lo sviluppo sostenibile.