Martedì 5 Novembre 2024
ANTONIO TROISE
Economia

Emendamenti alla Manovra. Ipotesi sconto sul canone Rai. Confindustria: no ai revisori

La Lega chiede di nuovo che l’imposta sul possesso delle tv passi da 90 a 70 euro. Industriali contrari all’ingresso di funzionari del Mef nelle aziende sovvenzionate.

Emendamenti alla Manovra. Ipotesi sconto sul canone Rai. Confindustria: no ai revisori

Il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, e la premier Giorgia Meloni

Entra nel vivo il confronto sulla manovra del governo. Ieri, alla Commissione Bilancio, sono sfilati i rappresentanti delle parti sociali, dagli industriali ai commercianti fino ai sindacati. Nel frattempo, a Bruxelles, è stato avviato l’esame della legge di Bilancio. Fari puntati sulle modifiche in Parlamento anche se la Commissione fa filtrare che ritiene "improbabile uno stravolgimento del testo in aula rispetto a quanto indicato nel Documento programmatico di bilancio". Ma nel frattempo, i partiti preparano gli emendamenti: il termine per la presentazione è fissato per l’11 novembre. E ieri, anche la Confindustria, ha auspicato miglioramenti in Parlamento: "Il testo non offre risposte adeguate ai problemi e ai rischi dell’economia".

CANONE RAI

La Lega non molla sulla Rai e ha deciso di presentare un emendamento alla manovra per ridurre il canone da 90 a 70 euro. Una misura che il Ministero dell’Economia aveva già bocciato. "Un intervento che ci sembra doveroso – commentano i parlamentari del Carroccio in commissione Vigilanza Rai – anche alla luce del fatto che è ora per il servizio pubblico di migliorarsi senza gravare ulteriormente sui cittadini. Non ci fermeremo in questa battaglia e andremo avanti con la sua progressiva riduzione fino alla definitiva abolizione per favorire la transizione verso una azienda in grado di stare sul mercato".

ALLARME SANITÀ

Il presidente della Fondazione Gimbe, Nino Cartabellotta, boccia senza mezzi termini il capitolo della manovra destinato alla Sanità. "C’è un gap di circa 11 miliardi tra le misure previste nella manovra e l’incremento del Fondo Sanitario Nazionale. Un gap che, se aggiungiamo il rinnovo dei contratti, arriva a circa 19 miliardi". Ciò costringerà anche Regioni più virtuose a "tagliare i servizi o aumentare le imposte regionali". Inoltre, precisa Gimbe, mancano dal testo misure cruciali per la tenuta del servizio sanitario. "Innanzitutto, il piano straordinario di assunzione medici e infermieri" e "l’abolizione del tetto di spesa per il personale" e poi "risorse per ridurre o abolire il payback sui dispositivi medici e per gestire il continuo sforamento del tetto di spesa della farmaceutica diretta", conclude Cartabellotta. Parole che hanno innescato un nuovo scontro fra il Pd e il governo. All’attacco anche il sindacato dei medici: "Per noi solo briciole, 9mila colleghi sono andati via in 18 mesi dal Sistema Sanitario". L’Anaao ha confermato lo sciopero del 20 novembre.

I REVISORI DEL MEF

Come era prevedibile, ieri è arrivato il no secco di Confindustria alla norma che prevede l’ingresso di funzionari del Mef nel collegio dei revisori dei conti delle imprese che ottengono incentivi pubblici per oltre 100mila euro. "Una norma troppo intrusiva nelle dinamiche d’impresa", ha affermato il direttore generale dell’associazione, Maurizio Tarquini.

EDILIZIA

Giudizi in chiaroscuro sulla manovra anche da parte dell’Ance, che "esprime forte preoccupazione per gli effetti negativi che la Legge di bilancio rischia di avere sul settore delle costruzioni e quindi sulla crescita italiana". La presidente dell’Associazione nazionale costruttori edili, Federica Brancaccio, avverte: "Fermare l’edilizia significa fermare il Paese". Ma non basta. Timori anche per i tagli alle agevolazioni, che "rischiano di favorire il lavoro nero" e anche per la mancata proroga delle misure contro il caro-materiali, che potrebbero mettere in grande difficoltà i cantieri.

LE CRITICHE DEI SINDACATI

I giudizi più duri sono arrivati ieri, durante le audizioni in Commissione Bilancio della Camera, da Cgil e Uil, che hanno già sfoderato l’arma dello sciopero generale per il 29 novembre. Ma critiche sono arrivate anche dalla Cisl che, pur non aderendo all’iniziativa di protesta, non ha esitato a protestare contro i tagli per il personale della scuola e per il fondo destinato al settore dell’automotive.