di Elena Comelli
Stm sugli scudi ieri a Piazza Affari, dove ha guadagnato l’1,75% sulle voci di un contratto da 2,4 miliardi di dollari con SpaceX, la società aerospaziale fondata da Elon Musk, che avrebbe firmato un contratto con il gruppo italo-americano per il progetto Starlink. Starlink è una costellazione di satelliti per l’accesso a internet satellitare globale in banda larga, costituita da satelliti miniaturizzati collocati in orbita terrestre, che lavorano in sintonia con ricetrasmettitori terrestri. I satelliti sarebbero costruiti internamente da SpaceX, mentre la produzione dei ricevitori sarebbe data in outsourcing a Stm. SpaceX intende creare una costellazione di almeno 12.000 satelliti nell’orbita bassa terrestre, al fine di garantire servizi internet a banda ultralarga su tutto il pianeta. Per ora SpaceX ha portato in orbita circa 800 satelliti, necessari per garantire un servizio beta in un’area delimitata.
Il beta test, partito recentemente nelle aree rurali degli Stati uniti e del Canada, richiede l’acquisto dell’hardware per 499 dollari. Il contratto con Stm sarebbe stato firmato alcuni anni fa, ma solo ora sarebbe entrato in fase di produzione di massa, in quanto a marzo la Commissione federale per le comunicazioni avrebbe accettato la richiesta di SpaceX di installare un milione di ricevitori e a settembre SpaceX avrebbe iniziato la produzione di migliaia di unità al mese.
Business Insider, che ha dato la notizia, cita come prezzo di vendita unitario 2.400 dollari a ricevitore e quindi il contratto con Stm varrebbe 2,4 miliardi di dollari. Equita Sim, però, mette in dubbio quest’ipotesi di prezzo: se confrontata con i 499 dollari del beta test, porterebbe a una perdita di 1900 dollari per cliente. Equita ha stimato che il contratto, se confermato, a seconda del prezzo unitario (500-2.400 dollari) potrebbe avere un impatto positivo sugli utili per azione 2021-2023 di Stm fra il 2% e il 12%. Equita ha ribadito il rating hold e il target price a 31 euro sul titolo Stm.
La tendenza positiva di Stm, comunque, è già in atto da tempo.
Il rally è stato riattivato nelle ultime settimane con il superamento di quota 30 dollari e le quotazioni hanno ora la strada spianata verso quota 40, ovvero una ripresa del 50% di quanto perso dal record storico del febbraio 2000 a 76,67.