Giovedì 21 Novembre 2024
Federico Iezzi
Economia

Einstein Telescope, il più avanzato rivelatore di onde gravitazionali potrebbe sorgere in Sardegna: ecco dove

L’annuncio della ministra della Ricerca Anna Maria Bernini dopo il sopralluogo dei delegati della conferenza G7 sulle grandi infrastrutture nell’ex miniera di Sos Enattos

Einstein Telescope

Einstein Telescope

Roma, 30 ottobre 2024 – “Le ricerche dell’Einstein Telescope avranno effetti pratici sulle nostre vite quotidiane. Con ET, per esempio, si migliora la meccanica di precisione e si avranno strumenti sempre più accurati, si sviluppa ulteriormente l’intelligenza artificiale che è ormai arrivata nei cellulari che usiamo quotidianamente e si sviluppa la sensoristica sismica che rende più sicure le nostre case e infrastrutture. Ma non è tutto: le applicazioni possibili sono innumerevoli, dalla criogenia fino alla medicina”. Con queste parole il ministro dell’università e della ricerca Anna Maria Bernini ha provato a spiegare, in una nota, le enormi possibilità che l’Einstein Telescope aprirebbe alla ricerca scientifica, al mondo, all’Italia e alla Sardegna. Già, alla Sardegna. Perché ET, una delle più importanti fra le infrastrutture di ricerca che si prevedono di realizzare in Europa nei prossimi anni, potrebbe sorgere in provincia di Nuoro, nell’ex miniera di Sos Enattos. Il sito è stato presentato ai delegati della conferenza G7 sulle grandi infrastrutture di ricerca, i quali hanno anche avuto la possibilità di visitarlo.

L’Einstein Telescope, quando sarà costruito, diverrà il più avanzato rivelatore di onde gravitazionali al mondo. L’Et sarà in grado di osservare un volume di universo almeno mille volte superiore rispetto a quello osservato dagli strumenti di seconda generazione che sono attualmente in uso, gli interferometri Ligo negli Usa e Virgo in Italia. Ligo e Virgo hanno comunque raggiunto un importante traguardo scientifico: nel 2015, infatti, sono riusciti, per la prima volta, ad osservare le onde gravitazionali che erano state previste ben cento anni prima dal grande scienziato Albert Einstein.

La miniera dismessa di Sos Enattos è stata scelta in quanto presenta alcune caratteristiche che sono considerate ideali: rischio sismico praticamente pari allo zero, scarsissima illuminazione artificiale, pochissima presenza umana. Al fine di sfruttare ancora di più queste caratteristiche si prevede di costruire Et fra i 100 e i 300 metri sottoterra per poterlo isolare dalle vibrazioni sismiche e dalle attività umane che costituiscono quello che viene chiamato "rumore” e che è una fonte di disturbo per le rilevazioni che Et dovrà compiere. “Et consentirà per la prima volta di esplorare la storia dell’universo, andando indietro nel tempo all’età oscura della cosmologia, quando le sorgenti stellari e galattiche di fotoni non si erano ancora formate, facendo così luce sui processi che ne hanno caratterizzato l’evoluzione”, ha dichiarato la Bernini. Di ET e di altre grandi infrastrutture di ricerca, come di molti altri temi collegati, si è trattato oggi nella G7 Conference on Large Research Infrastructures. Synergies and impact on science and society, che riunisce i delegati ministeriali del G7 e i rappresentanti di istituzioni politiche e scientifiche europee e mondiali per due giorni di lavori. La conferenza, ospitata a Oliena, in provincia di Nuoro, è promossa dal Ministero dell’Università e della Ricerca nell’ambito della Presidenza Italiana del G7, ed è stata organizzata in collaborazione con l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare.

L’evento si è aperto con i saluti istituzionali del Ministro dell’Università e della Ricerca Anna Maria Bernini, della Presidente della Regione Autonoma della Sardegna Alessandra Todde, del presidente dell’INFN Antonio Zoccoli, della presidente del Consiglio Nazionale delle Ricerche Maria Chiara Carrozza, del rappresentante dell’OECD Carthage Smith, e dei delegati dei Paesi G7. Questa importante conferenza è un momento di analisi e riflessione sul ruolo che le grandi infrastrutture hanno nell’affrontare i temi attuali della ricerca scientifica e le grandi sfide contemporanee, dato anche il loro enorme impatto a livello non solo scientifico, ma anche economico, sociale e geopolitico. “Sono veri e propri motori per la crescita e offrono spazi unici dove i ricercatori possono collaborare e innovare”, ha detto il ministro Bernini nel suo intervento. Gli ha fatto eco Antonio Zoccoli, presidente dell’INFN: “A partire dall’economia dei territori che le ospitano, le infrastrutture di ricerca sono in grado di produrre effetti positivi nei più diversificati ambiti della nostra vita e del nostro sistema sociale”.