Roma, 15 dicembre 2024 – Da un certo punto di vista sono ammirevoli. Non si potrà mai dire che i sei giornalisti professionisti che stanno nel Governo fanno lobby, favoriscono i colleghi e il settore. Inattaccabili. E non parliamo di ministri qualunque, visto che sono (in ordine alfabetico) Alessandro Giuli, Giorgia Meloni, Eugenia Maria Roccella, Matteo Salvini, Antonio Tajani e Adolfo Urso. C’era anche Sangiuliano, ma poi come noto, si è distratto e lo hanno Bocciato. Bene, come forse qualcuno avrà già letto, nella Finanziaria sono spariti gli aiuti all’editoria. E non è la prima volta, anzi la seconda visto, che le ultime provvidenze risalgono a Draghi.
Due emendamenti di Fi e Pd potrebbero reintrodurre un parziale, decoroso sostegno (circa 140 milioni), ma l’esito degli emendamenti è come i padri: non è mai certo. Quella sicura, invece è la madre, cioè la Legge di bilancio in cui non c’è un soldo. Inutile ricordare ancora una volta che a cinema e spettacoli vari, invece, arriva un miliardata senza che ci sia un regista al governo, e per opere che spesso non escono neppure nelle sale, e quando escono, la gente non entra a vederli. Insomma, verrebbe da pensare che premier e ministri ce l’abbiano con noi colleghi che invece andiamo tutti i giorni nelle edicole, quelle rimaste (negli ultimi 4 anni ne sono morte 2700), che riempiamo di contenuti certificati il web, che facciamo informazione professionale non comunicazione a briglie sciolte, esentata dalla verità e dai codici.
Si dirà: se la stampa è in crisi, sarà anche colpa vostra, arrangiatevi invece di battere cassa. Figuriamoci, nessuno è perfetto, né gli editori, né i giornalisti, e credete, ci si arrangia eccome nelle redazioni e ai ”piani alti“. Ma se mille televisioni drenano senza limiti il mercato pubblicitario; se fin dall’alba nelle loro rassegne stampa non solo si mostrano le prime pagine, ma si leggono (gratis) gli articoli più interessanti, che uno ascolta mentre fa colazione e quando esce è già in overdose da informazione; se i social inondano gratuitamente di “notizie“ i cellulari, beh, abbiamo le spalle larghe se non siamo già spariti del tutto dal mercato. In cui non vendiamo solo carta o clic, ma opinioni, approfondimenti, riflessioni, contrasti. Cioè libertà e democrazia. Se il settore chiede le attenzioni che peraltro aveva (sgravi fiscali, incentivi...) non chiede l’elemosina, ma una stampella per continuare un cammino comune con i lettori, i cittadini, i partiti, il governo. Che non sta facendo male. Anzi. Peccato questa ”distrazione“ ripetuta, inspiegabile, e speriamo temporanea. C’è tempo per rimediare! Perché tra colleghi non si fanno favoritismi, ma neppure penalizzazioni. Sempre che si certifichi che (loro) sono ancora colleghi.