Roma, 17 gennaio 2025 – Un 2025 di luci e ombre: è l’anno che si prospetta per l’economia italiana, tra prezzi dell’energia in aumento che gravano su inflazione e costi delle imprese e timori per gli effetti dei dazi sull’export.
La sintesi è tracciata dal centro studi di Confindustria, che nella sua congiuntura flash di gennaio segnala un mix di sfide e opportunità per l’economia nazionale, segnata da tensioni sui mercati energetici, rallentamenti industriali e segnali di debolezza nei consumi. Emergono tuttavia spiragli positivi, come il miglioramento del settore dei servizi e il progressivo calo dei tassi d’interesse. Mentre il mondo si adatta a un contesto globale in evoluzione, l’Italia cerca di bilanciare le difficoltà interne con le opportunità offerte dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), che potrebbe rappresentare un volano per la crescita.
Inflazione e costi dell’energia
I rincari energetici tornano a dominare il panorama economico europeo. A dicembre 2024 i prezzi al consumo sono aumentati del 2,4% su base annua nell'Eurozona, trainati dall’impennata dei costi dell’energia. In Italia l’inflazione si è mantenuta relativamente bassa (+1,3%), ma i prezzi dell’energia, sebbene in calo del 2,8%, si riducono meno rispetto al trimestre precedente (-5,5%). Questa dinamica rischia di pesare sulla competitività delle imprese e sul potere d’acquisto delle famiglie. Il prezzo del gas naturale europeo (TTF) ha raggiunto i 48 euro/MWh a gennaio 2025, con picchi fino a 50 euro, segnando un incremento complessivo dell’85,5% rispetto ai minimi di febbraio 2024. In parallelo il costo dell’elettricità in Italia continua a salire: il prezzo unico nazionale (PUN) si è attestato a 139 euro/MWh, un balzo del 57,9% in un anno. Questo fenomeno colpisce in particolare i settori industriali energy-intensive, come la chimica e la metallurgia, che vedono aumentare i propri costi operativi in modo drammatico.
Recupero lento e fragile dell'industria
È l’industria italiana, in particolare, a essere alle prese con un quadro difficile, nonostante segnali di ripresa. A novembre 2024 la produzione industriale è aumentata dello 0,3% rispetto al mese precedente, invertendo parzialmente la tendenza negativa del terzo trimestre (-0,5%). Tuttavia, il Pmi manifatturiero, pur risalendo a dicembre a 46,2 punti rispetto ai 44,5 di novembre, rimane sotto la soglia di espansione (50), indicando una contrazione del settore. Il calo degli investimenti è un ulteriore ostacolo. Secondo la Banca d’Italia la domanda di beni capitali è diminuita in modo significativo: il saldo degli ordini è passato da -21,9 a -22,5 a dicembre. Le condizioni di investimento si sono deteriorate ulteriormente nel quarto trimestre del 2024, con un peggioramento degli indici di fiducia delle imprese e un calo dell’interesse per progetti a lungo termine.
Export in ritirata
L’export italiano continua a mostrare segnali di debolezza. Nel quarto trimestre del 2024 le esportazioni di beni sono diminuite dello 0,2% rispetto al trimestre precedente, con una contrazione significativa nei mercati Ue (-0,9%). Fuori dall’Ue, l’export è cresciuto leggermente (+0,6%), ma le vendite verso mercati chiave come Stati Uniti (-11% a novembre) e Cina (-19,2%) hanno subito forti riduzioni. I rischi geopolitici aumentano l’incertezza, con la possibilità di nuovi dazi statunitensi che potrebbero colpire duramente il made in Italy. Gli ordini manifatturieri esteri in calo a dicembre confermano un outlook debole per il commercio globale, alimentato anche dalla fragilità delle catene di approvvigionamento internazionali.
Servizi e turismo protagonisti della resilienza
Mentre l’industria fatica, il settore dei servizi emerge come una nota positiva. L’indice Rtt dei servizi, che fornisce mensilmente la dinamica del volume di attività basato sul fatturato delle imprese, segnala una crescita del fatturato a novembre, consolidata da un aumento della fiducia delle imprese del settore a dicembre (indice Pmi a 50,7, sopra la soglia di espansione). Il turismo, in particolare, si distingue con un record di fiducia tra le imprese, malgrado il calo della spesa degli stranieri a ottobre 2024 (-5,9% annuo). Questo trend suggerisce che i servizi continueranno a rappresentare un pilastro per l’economia italiana nel 2025. Tuttavia, rimangono vulnerabilità legate all’incertezza economica generale e alla riduzione del potere d’acquisto delle famiglie, che potrebbero limitare la spesa per i servizi non essenziali.
Un quadro complesso per consumi e mercato del lavoro
I consumi delle famiglie italiane mostrano segnali preoccupanti. A novembre dello scorso anno le vendite al dettaglio sono diminuite dello 0,6% in volume, proseguendo il calo registrato a ottobre (-1%). La flessione ha interessato sia i beni alimentari sia quelli non alimentari, riflettendo un calo della fiducia dei consumatori, in discesa costante durante tutto il quarto trimestre. Anche il mercato del lavoro evidenzia criticità. La crescita occupazionale si è quasi arrestata a fine 2024, con un incremento di appena lo 0,1% a ottobre-novembre rispetto al trimestre precedente. Parallelamente, il calo della forza lavoro disponibile (-6,6% di persone in cerca di occupazione) potrebbe limitare le prospettive di crescita futura, rendendo più complesso il ritorno a una piena occupazione.