Sabato 22 Febbraio 2025
REDAZIONE ECONOMIA

Economia e geopolitica, mondi sempre più legati

Il legame viscerale tra economia e geopolitica e come è cambiato nel corso degli ultimi anni

Economia e geopolitica - Crediti iStock Photo

Economia e geopolitica - Crediti iStock Photo

Roma, 16 febbraio 2025 – Nel corso degli ultimi anni è stato sicuramente molto più evidente, ma il legame tra economia e geopolitica ha ormai radici e storia molto consolidate. La prima, infatti, risorge inevitabilmente della seconda, e viceversa, con il mondo fortemente interconnesso di oggi che altro non fa che amplificare ancor di più l'eco di ogni oscillazione dei due fattori. Da quanto descritto si evince che, sempre più, i governi del mondo devono valutare costantemente l'impatto degli eventi geopolitici sulla loro economia, così da poter comprendere lo scenario e adeguarsi nel minor tempo possibile, anticipando addirittura le proprie mosse nei casi più virtuosi. Molti sono gli aspetti che i titolari di una strategia economica devono tenere in considerazione, dai cambiamenti climatici alle politiche governative, passando per le relazioni diplomatiche e le tensioni belliche. Solo valutando questi fattori e rischi le organizzazioni, siano questi Stati, gruppi o singoli individui, potranno assumere delle decisioni informate e, di conseguenza, meno pericolose per la tenuta dell'intero sistema.

Economia e geopolitica nel mondo interconnesso

Lo abbiamo visto con la pandemia da covis-19 e subito dopo con la guerra in Ucraina: il mondo moderno ha delle lunghe filiere di produzione con le materie prime che, per costare di meno, vengono reperite da Paesi che offrono delle condizioni più vantaggiose pur se molto lontani. È successo, giusto per fare qualche noto esempio, con il grano ucraino, con i chip cinesi e con il gas russo, tutte materie e beni fondamentali per l'intera industria venute improvvisamente a mancare a causa di scenari geopolitici avversi. Un mondo molto interconnesso che, anche grazie alla tecnologia, riesce ad accorciare le distanze geografiche diventando sempre più piccole, ma che manda in crisi l'intero sistema al venir meno di un singolo passaggio o attore.

Rischi da tenere in considerazione

Quando si è chiamati a valutare i rischi geopolitici è necessario prestare grande attenzione a diversi aspetti. Se la pandemia da covid-19, per esempio, è stata un fenomeno inaspettato e di non facilissima prevedibilità, lo stesso non si può dire di guerre e conflitti che insorgono. La tensione tra Russia e Ucraina, così come quella Israele e Palestina, era palpabile già da diversi anni, motivo questo che avrebbe dovuto indurre i Paesi che vantano relazioni con questi attori a considerare maggiormente i rischi. Si pensi all'Italia che, proprio dalla Russia, prendeva una grande quantità di gas e che, dopo l'attacco a Kiev, ha dovuto correre ai ripari come ha potuto, con tutto ciò che ne è ottenuto in termini di aumento dei prezzi per i consumatori.

I problemi più grandi sono per le imprese

La destabilizzazione economica creata da eventi geopolitici avversi impatta, con maggiore virulenza, sull’attività produttiva delle imprese. Queste, infatti, possono accusare un forte calo dei propri profitti perché, come è successo nel caso del grano ucraino, possono vedere venire meno le proprie materie prime o, come con il taglio delle forniture di gas dalla Russia, possono ritrovarsi a spendere molto di più per le utenze rispetto a quanto facevano solo qualche settimana prima. Il tutto, a cascata, si ripercuote sui consumatori i quali, assoggettati di prezzi più alti per beni e servizi, spendono di meno e fanno delle rinunce. Le imprese si trovano quindi nella non facile situazione di non riuscire a piazzare i propri prodotti finiti e a pagare di più per la loro realizzazione.

In virtù dello scenario descritto, le imprese moderne hanno la necessità di impostare le proprie strategie tenendo conto dei fattori geopolitici. Per farlo in maniera corretta è necessario, prima di tutto, provvedere a una buona diversificazione della catena di approvvigionamento così da tutelarsi dal venir meno di un fornitore e dalle fluttuazioni valutarie. Anche i governi, inoltre, devono muoversi per tutelare le imprese del proprio Paese. È fondamentale, per esempio, fornire loro le giuste informazioni e non omettere i potenziali pericoli, prevedendo anche degli strumenti di supporto in caso di crisi innescata da fattori geopolitici.

Prevenire è meglio che curare

Uno degli elementi che fin qui più è emerso è la necessità, per organizzazioni economiche e Stati, di leggere in anticipo i possibili sviluppi geopolitici del mondo. Prevenire è meglio che curare, dice l’antico detto, con il rapporto tra economia e geopolitica che non è esente. Gli attori economici sono dunque chiamati ad avere sempre un atteggiamento proattivo e non reattivo nell’affrontare qualsiasi evento avverso che possa verificarsi.

Per riuscire in questo tipo di attività è necessario allontanarsi dalle idee di routine e slegarsi da sistemi e strutture standard che funzionano, di solito, senza bisogno di essere troppo oliate. Solo diversificando le catene di approvvigionamento e distribuzione, così come i sistemi di lavorazione, sarà possibile essere un soggetto economico snello e fluido, in grado di adattarsi con tempismo e facilità a ogni nuova sfida.

C’è, infine, da tenere in considerazione nelle proprie analisi geopolitiche che questa disciplina teorizzata per la prima volta da Rudolf Kjellén tra la fine dell’800 e l'inizio del ‘900, oggi ha un’interpretazione molto più articolata. Molte sono le sue tematiche intrinseche, quali:

- la concorrenza economica;

- l’innovazione tecnologica;

- le questioni ambientali legate al cambiamento climatico e all’esaurimento delle risorse primarie;

- il clima di conflitto che si registra tra diversi Paesi.

Per riuscire a dominare tutti questi aspetti gli attori economici, siano questi Stati, imprese o singoli cittadini, devono adottare un approccio multidisciplinare che si modelli ogni volta differentemente allo scenario geopolitico di quel dato momento storico.