Lunedì 22 Luglio 2024

Economia circolare: di cosa si tratta

La necessità di un cambio di paradigma produttivo porta all’economia circolare in sostituzione di quella lineare

Crediti iStock - Economia circolare

Crediti iStock - Economia circolare

Nei tempi moderni, molto più che in passato, è fortemente cresciuta la sensibilità civile in riferimento al tema dei rifiuti e del loro smaltimento. I cittadini, così come molte imprese e i governi, cominciano ad adoperarsi per cercare di produrne meno e, quando questo è impossibile, trovare un modo per dare una nuova vita a quel materiale di scarto. Si tratta di una necessità oggettiva, con i dati in tal senso che parlano molto chiaro: solo l’Ue produce ogni anno 2,2 milioni di tonnellate di rifiuti. Ecco dunque che tra gli obiettivi dell’Unione per i prossimi anni c’è la promozione e l’implementazione di un’economia circolare che possa sostituire l’attuale economia lineare.  

Che cos’è l'economia circolare

Quando si parla di economia circolare si fa riferimento ad un modello di produzione e consumo alternativo a quello lineare. Si tratta di un cambio di paradigma dell’intero processo produttivo che si sostanzia sulla condivisione, il prestito, il riutilizzo, la riparazione, il ricondizionamento e il riciclo dei materiali e prodotti. L’obiettivo è dunque quello estendere, fin dove possibile, il ciclo di vita dei prodotti andando così a ridurre al minimo i rifiuti e il loro smaltimento. Il concetto che sta alle fondamenta dell’economia circolare è di per sé molto semplice: un determinato prodotto termina la sua funzione, ma invece di essere buttato viene reintrodotto con i suoi materiali riciclabili all’interno del ciclo produttivo. In questo modo, oltre a ridurre i rifiuti, quel prodotto o materiale continua a produrre valore. Gli elementi di contrasto dell’economia circolare con quella lineare appaiono dunque evidenti: nel quadro economico tradizionale lo schema seguito è estrarre, produrre, utilizzare e gettare, ma questo non è più possibile. Mancano, o cominciano a scarseggiare, molte risorse, materiali ed energie, motivo per cui c’è bisogno di non sprecare quelle che si hanno a disposizione.  

La necessità di un’economia circolare

A spingere verso un cambio di schema nel ciclo produttivo e di gestione delle risorse ci sono molti fattori, tutti fortemente sposati dal concetto di economia circolare. Allungare il ciclo di vita di prodotti e materiali, nello specifico, permetterebbe:

- di tutelare l’ambiente che ci circonda, andando a rallentare l’utilizzo delle risorse naturali e a ridurre la distruzione del paesaggio e degli habitat con conseguente limitazione nella perdita delle biodiversità. A questo aspetto si può aggiungere anche la minore emissione di gas a effetto serra che potrebbe scendere dall’attuale 9,10 per cento (percentuale data dall'Agenzia europea dell'ambiente in relazione ai processi industriali) al 3,32 per cento. E ancora, l’economia circolare permetterebbe di creare dei prodotti più affidabili e sostenibili fin dall’inizio e, secondo le stime, questo aspetto potrebbe portare ad una netta riduzione dei rifiuti. Si pensi che solo gli imballaggi dei prodotti generano in Europa quasi 180 kg di rifiuti all’anno;

- di diminuire la dipendenza attuale dalle materie prime. L’Ue, ad esempio, importa molto più materie prime di quante ne esporta, con un deficit commerciale che nel 2021 è stato di 35,5 miliardi di euro. Appare evidente che riciclando i materiali e i prodotti si ridurrebbe il rischio legato all'approvvigionamento e si sarebbe molto meno legati alle importazioni. Tale aspetto assume ancora più valore se lo si raffronta con il fatto che ormai molte materie prime iniziano a scarseggiare o, per meglio dire, il loro utilizzo è smisurato rispetto alle reali disponibilità;

- di creare nuovi posti di lavoro, stimolare l’innovazione, aumentare la competitività e stimolare la crescita economica. La stima, secondo l’Ue, è di 700 mila posti lavoratori in più entro il 2030 da inserire nelle attività volte alla creazione e allo sviluppo dell’economia circolare.  

Economia circolare, i vantaggi per le imprese

Dall’implementazione di un’economia circolare deriverebbero dei vantaggi generalizzati per tutti i cittadini che potrebbero finalmente vivere in un modo più equilibrato nel rapporto tra produzione e ambiente. Anche le imprese, tuttavia, potrebbero trarre grandi benefici dal cambio di paradigma produttivo, riferibili principalmente ai minori costi della gestione dei rifiuti e nell'approvvigionamento di materie prime. Entrando più nel dettaglio, le imprese adottando misure nella prevenzione dei rifiuti, di ecodesign e di riutilizzo dei materiali avrebbero:

- una netta riduzione della pressione sull’ambiente, con le emissioni di gas serra che calerebbero notevolmente;

- una maggiore tranquillità in relazione alla disponibilità di materie prime che, di fatto, verrebbero acquistate un volta sola ed utilizzate, con il riciclo, per più tempo;

- un aumento della competitività di mercato, offerta dalla palese riduzione dei costi nell'approvvigionamento delle materie prime;

- un maggiore impulso all’innovazione e alla crescita economica, con un aumento del Pil stimato dello 0,5 per cento;

- un incentivo all’occupazione allo sviluppo di nuove aree aziendali orientate alla tecnologie e all'innovazione specializzata.  

L’Ue verso l’economia circolare

Come più volte ripetuto in precedenza, l’Unione europea si sta muovendo verso lo sviluppo di un’economia circolare, con il Parlamento europeo che ha chiesto, a più riprese, l’adozione di misure anche contro l'obsolescenza programmata dei prodotti tipica del modello economico lineare. È in quest’ottica che si muove anche il Green Deal europeo presentato nel marzo 2020 dalla Commissione europea e che ha come principale obiettivo lo sviluppo di una nuova strategia industriale che abbia al centro l’economia circolare. Tra le proposte del Green Deal ci sono:

- la progettazione di prodotti più sostenibili;

- la riduzione dei rifiuti;

- maggiore poteri ai cittadini, concedendo loro ad esempio il diritto alla riparazione.

Il piano europeo, va detto, si rivolge soprattutto a quei settori contraddistinti da un’alta intensità di risorse, ovvero quelli dell’elettronica, delle tecnologie, dell'informazione, della comunicazione, delle plastiche, del tessile e delle costruzioni.

Il passaggio ad un’economia circolare ha visto ancora il Parlamento europeo chiedere, a febbraio 2021, delle nuove misure che permettano di raggiungere l’obiettivo di un’economia a zero emissioni di carbonio, sostenibile dal punto di vista ambientale, libera dalle sostanze tossiche e completamente circolare entro il 2050. E ancora, a marzo 2022, la Commissione europea ha pubblicato il primo pacchetto di “misure per accelerare la transizione verso un'economia circolare, nell'ambito del piano d'azione per l'economia circolare”. Si tratta, più nello specifico:

- del potenziamento dei prodotti sostenibili;

- della responsabilizzazione dei consumatori per la transizione verde;

- della revisione del regolamento sui prodotti da costruzione e una strategia sui tessili sostenibili. Nel novembre 2022, la Commissione ha proposto nuove regole a livello europeo sugli imballaggi. Queste comprendono una proposta per migliorare il design degli imballaggi, dotarli di etichettatura chiara e incentivare il riutilizzo e il riciclo. La proposta include anche una transizione verso plastiche a base biologica, biodegradabili e compostabili.