Domenica 22 Dicembre 2024
LUCA RAVAGLIA
Economia

Ecobonus: successo per gli incentivi auto sui motori termici, flop per le elettriche. Ma ci sono novità in arrivo

Il governo è al lavoro per lanciare a stretto giro una nuova campagna, ancora più premiante per chi si orienterà verso la gamma elettrica. L’obiettivo è avviare la nuova agevolazione entro il mese di marzo

Roma, 3 febbraio 2024 – In auto verso il futuro. Ma guidando veicoli a motore termico. In Italia continua a non far presa il mercato delle automobili elettriche che, nonostante gli incentivi per l’acquisto proposti dal Governo, restano in fondo alle scelte di chi cerca un nuovo veicolo.

Secondo i dati diffusi dal Ministero dell’Industria e del Made in Italy infatti a un mese dall’avvio dei nuovi bonus, sono quasi esauriti i fondi a disposizione del comparto dedicato ai mezzi alimentati a motore termico a basse emissioni, mentre per quello che riguarda il plafond relativo alle auto elettriche con emissioni tra 0 e 20 grammi di Co2 al km, il monte messo a disposizione è in pratica ancora tutto disponibile.

Incentivi auto, al palo quelli per le elettriche
Incentivi auto, al palo quelli per le elettriche

Numeri impietosi

Le cifre sono eloquenti: per quanto riguarda le auto a motore termico (tra 61 e 135 grammi di Co2, con alimentazione a benzina o diesel di ultima generazione ma anche mild ibrid), dei 120 milioni di euro di incentivi stanziati, dopo 30 giorni restano appena 7 milioni, indice del fatto che in tanti non si sono fatti sfuggire l’occasione di assestare una sforbiciata al prezzo di listino. Il quadro è ben diverso invece per quello che riguarda le auto elettriche tra 0 e 20 grammi di Co2 emessa al chilometro: in questo caso infatti restano a disposizione circa 187 milioni rispetto a una dotazione iniziale di 194. Non va meglio per le plug-in, ovvero per le auto tra 21 e 60 grammi di Co2 al km: lo stanziamento è passato dai 232 milioni iniziali agli attuali 229.

Nuove opportunità

C’è però ancora (per poco) la possibilità di vedere il bicchiere mezzo pieno: già dal momento in cui è entrato in vigore l’ecobonus 2024, si sapeva infatti che il Governo era al lavoro per lanciarne a stretto giro uno nuovo, ancora più premiante per chi si orienterà verso la gamma elettrica. In effetti i lavori sono in corso, con l’obiettivo avviare questa nuova agevolazione entro il mese di marzo. Per seguire gli aggiornamenti in materia c’è il portale dedicato www.ecobonus.mise.gov.it

Agevolazioni fino a 13.750 euro

Per chi ha deciso di restare alla finestra, rinunciando alla prima tornata di ecoincentivi, il piatto si annuncia ben più ricco, con bonus che possono arrivare fino a 13.750 euro nel caso si abbinino rottamazione (più il veicolo del quale ci si ‘libera’ è inquinante, maggiore è il corrispettivo riconosciuto) e Isee inferiore ai 30.000 euro. La parte decisiva, lo zoccolo duro del contributo, sarà in ogni caso legato alla quantità di emissioni del nuovo mezzo: in base alle rilevazioni effettuate dal Sole 24 Ore, il mix più conveniente è quello legato all’acquisto di un’auto elettrica (che rientra cioè nella fascia 0-20 g/km di emissioni di Co2), abbinato alla rottamazione di un veicolo Euro 2. In questo caso si arriva al bonus massimo di 11.000 euro, che può subire un ulteriore rialzo del 25% se l’acquirente rientra in una fascia Isee fino a 30.000 euro: la somma definitiva dice così 13.750 euro.

Per vedersi riconoscere il bonus serve rientrare nei parametri già in vigore, che riguardano cioè auto il cui costo è fino a 35.000 euro (iva esclusa) per le vetture nelle fasce di emissione di Co2 0-20 e 61-135 e fino a 45.000 euro per le ibride plug-in (21-60).

Ecoincentivi auto
Ecoincentivi auto

Lo scoglio dei costi

Se però l’Italia è uno dei paesi meno propensi all’acquisto dei veicoli elettrici a livello continentale, la ragione principale non è certamente quella legata alla scarsa sensibilità ambientale. Le auto elettriche e plug-in hanno prezzi di listino sensibilmente più alti, che l’acquirente medio di casa nostra non può permettersi di ignorare. A riguardo sono stati effettuati nei mesi scorsi numerosi studi, che certificano in maniera evidente la differenza di retribuzione tra i nostri connazionali e i cittadini di altri paesi europei, dove, nel corso dei decenni, alla crescita dell’inflazione (tasto dolentissimo in questi anni) ha fatto seguito un progressivo innalzamento di stipendi e salari in proporzioni ben più robuste rispetto a quanto accaduto a casa nostra. E così da quelle parti si è potuto avviare il circolo virtuoso dell’acquisto più economicamente importante, che viene poi bilanciato nel corso del tempo da minori costi e spese, in termini di alimee di manutenzione. Con in più la maggior tutela ambientale. Il problema c’è ed è evidente. I dati legati agli acquisti lo dimostrano in maniera incontrovertibile. Resta da vedere se i nuovi e più robusti incettivi ormai alle porte saranno in grado di risolverlo.