Milano, 30 maggio 2020 - Rendere più efficiente dal punto di vista energetico e del risparmio ambientale la propria casa (dalla villetta al condominio) o più sicura contro i terremoti, senza spendere un euro. È la grande novità prevista dal nuovo superbonus al 110% (sia come Ecobonus sia come Sisma Bonus) introdotto dal decreto Rilancio. Già l’anno scorso, con l’ecobonus, ricorda il responsabile del Coordinamento tributario di Confedilizia Francesco Veroi, era stato introdotto lo sconto in fattura del risparmio. Ma un po’ per il poco tempo a disposizione dall’introduzione di questa agevolazione e un po’ per le resistenze delle piccole imprese (a partire dagli artigiani) a non vedersi pagata una parte considerevole dei lavori in cambio di un credito d’imposta da incassare negli anni, aveva avuto poco successo.
Ecobonus, come funziona: la guida
Adesso, le nuove norme per la cessione del credito previste per il superbonus – che secondo l’Ance dovrebbe mettere in moto lavori per 6 miliardi, ai quali aggiungerne altri 3 o 4 per le facciate – dovrebbe favorire il ricorso a questa agevolazione. In pratica, dal 1° luglio al 31 dicembre del 2021 – ma è probabile che la durata venga estesa al 2022 – chi effettua interventi che rientrano nel nuovo super bonus ha due possibilità: richiedere lo sconto in fattura a imprese e fornitori dei lavori (che a loro volta possono cedere il credito) o cederlo direttamente a banche e intermediari finanziari, possibilità che finora era consentita solo ai contribuenti cosiddetti incapienti, cioè a chi rientrava nella no tax area e quindi non aveva la possibilità di detrarre il bonus dalle imposte.
La cessione del credito, per cui l’Agenzia delle entrate (www.agenziaentrate.gov.it) ha messo a disposizione uno specifico portale, chiama direttamente in causa le banche che dovranno attrezzarsi per gestire operativamente le procedure ed eventualmente elaborare anche strumenti finanziari ad hoc. Un lavoro che è solo agli inizi sia perché si attendono i regolamenti attuativi anche per quanto prevede l’articolo 121 (quello sulla cessione del credito d’imposta) contenuto nel decreto Rilancio, sia perché, avverte sempre Veroi, in queste settimane gli istituti di credito sono impegnati sul fronte degli interventi per fornire liquidità alle imprese.
La cessione del credito, sia da parte delle imprese, soprattutto quelle con meno capienza fiscale come gli artigiani, sia di chi ha effettuato i lavori potrà essere fatta anche gradualmente e prevedere l’acquisto a un prezzo inferiore al nominale, contemplando quindi commissioni e tassi di interesse anche perché viene anticipato ciò che il contribuente otterrebbe in cinque anni. Non solo, sul mercato questi crediti potrebbero diventare "commerciabili" e quindi trasformati in strumenti finanziari green su cui potrebbero investire per esempio i fondi pensione o le casse di previdenza.
L’importante è che la procedura sia trasparente e semplificata. Per questo, per il presidente di Confedilizia Giorgio Spaziani Testa bisognerebbe limitare il visto di conformità, dovuto in caso di cessione del credito o di sconto sul corrispettivo, agli interventi che danno diritto a una detrazione maggiore di 5/10mila euro e prevedere, per l’attestazione di congruità delle spese sostenute una "esimente per piccoli scostamenti o casi di colpa lieve".