Le app di pagamento che diventano unicorni, le legislazioni della stragrande maggioranza delle nazioni che penalizzano i cari vecchi contanti e i barattoli di spiccioli delle case di buona parte del mondo che prendono sempre più polvere, mentre per il 'bip' dei pos 'touch' segnala l'avvenuta transazione anche per le spese più irrisorie.
E', quella dei pagamenti digitali, una rivoluzione sotto gli occhi di tutti da tempo. Ma sono i numeri della quinta edizione di Netcomm Focus Digital Payment, appuntamento clou per tutti gli addetti ai lavori di un settore in continua e poderosa crescita, a certificare ufficialmente una svolta che in Italia, solo pochi anni fa, pareva un miraggio.
Secondo il meeting, dal titolo 'Payment evolution & customer engagement', oltre un terzo degli acquisti digitali degli italiani viene infatti concluso attraverso un Digital Wallet (ossia un applicazione di pagamento).
Mentre le carte di credito e le prepagate coprono ormai solo il 26% e il 24% del totale delle transazioni telematiche, con il contante relegato addirittura al solo 2,5% dei casi scendendo sotto l’1% dei casi nell’acquisto di beni digitali e servizi.
Anche all’interno dei punti vendita fisici, poi, il Bancomat ha superato nel 2022, per la prima volta, la carta moneta, rappresentando più del 35% dei casi contro il 33%. Con, sullo sfondo, l'ulteriore incentivo all'utilizzo di nuovi metodi di pagamento rappresentato dalle nuove proposte legislative della Commissione Europea in fatto di disincentivo dei pagamenti in contanti.
E a riassumere in poche frasi questa evoluzione ha pensato Roberto Liscia, presidente del Consorzio italiano del Commercio digitale Netcomm, il quale, forte anche del suo ruolo di membro del Gruppo per lo Sviluppo del Regolamento dell’Euro digitale della Banca Centrale Europea, ha parlato delle modalità di pagamento, in generale, come di “un elemento cruciale nella relazione tra cliente e merchant”.
Dal momento che, oggi come oggi, “la soddisfazione del cliente è strettamente legata alla possibilità di concludere l’acquisto in modo facile, sicuro e veloce”. In Italia e sul Pianeta intero, chiaro, anche se “confrontando lo stato di sviluppo del digital payment in Italia rispetto al resto del mondo, il divario è ancora molto evidente”. Perché “se nel 2021 quasi il 50% dei pagamenti eCommerce globali è stato effettuato tramite un portafoglio digitale, la percentuale scende al 27% se si guarda alla sola Europa”.
Mentre in Asia, Cina in testa, “quasi il 70% dei pagamenti avviene attraverso questo sistema”. Quanto al prossimo futuro, invece, “l’euro digitale, ossia la moneta elettronica dell’Unione Europea, potrà davvero costituire un’innovazione con enorme potenziale per la sua sicurezza e garanzia implicita già a livello progettuale, fattori che favoriranno una maggiore circolazione delle merci in Europa”.
A patto che il nostro continente sappia vincere la sfida, anche e soprattutto culturale, “dell’adozione di massa, che potrebbe realizzarsi in 5 anni”. A partire dalla corretta ricezione comunitaria della nuova direttiva sui servizi di pagamento, nota come PSD3, che per Liscia dovrebbe “risolvere alcuni dei problemi lasciati aperti dalla precedente direttiva del 2018, rafforzando la protezione degli utenti, migliorando la competitività dei servizi di open banking, uniformando l’applicazione della Direttiva a livello europeo e perfezionando l'accesso ai sistemi di pagamento e ai conti bancari per tutti i payment providers”.
Infine, altro punto focale dell'appuntamento organizzato da Netcomm è stato l'approfondimento sul ruolo (cruciale) degli smartphone nella rivoluzione dei pagamenti digitali. Detto che “i clienti desiderano pagare ovunque, in qualsiasi istante e scegliendo il mezzo per loro più comodo sul momento”, infatti “lo eCommerce ha contribuito a dare solidità a questa aspettativa e lo smartphone, da utile fonte da cui acquisire informazioni per poi procedere all’acquisto, è divenuto anche il mezzo che permette di procedere alla transazione”. Tanto che oggi, secondo i dati di Netcomm NetRetail, su 100 acquisti online, più della metà sono originati da un dispositivo mobile, smartphone o tablet, con i primi passati dal 13% ad oltre il 50% negli ultimi sei anni. Considerando gli acquirenti under 25, poi, il fenomeno è ancora più evidente, se è vero che due acquisti su tre sono realizzati tramite lo smartphone.