Parigi, 13 novembre 2024 – Nel cuore del V° arrondissement di Parigi, al Collège de France – prestigioso luogo di ricerca e insegnamento fondato da Francesco I nel 1530 – Macron e Draghi hanno partecipato a un dibattito sul futuro della competitività europea, l’innovazione e l’evoluzione del mercato unico.
L’elezione di Donald Trump è il “campanello d’allarme” che l’Europa stava inconsciamente aspettando? “Non so davvero come rispondere a questa domanda” replica l’ex presidente della Banca Centrale Europea alla prima domanda dell’economista Philippe Aghion, professore al Collège de France e alla London School of Economics, moderatore dell’incontro insieme a Emmanuel Macron. L’unica certezza è la facilità con cui il neo-rieletto presidente americano “cambia idea,” ha aggiunto Draghi, secondo cui, viste le priorità di Trump – investire nel settore high-tech, aumentare i dazi e “fare retromarcia” sugli standard climatici – è ora che “l’Europa impari a crescere da sola".
Il divario tra Europa e Stati Uniti
Mario Draghi, nominato presidente del Consiglio nel febbraio 2021, non ha mai lavorato direttamente con Donald Trump, che aveva lasciato la Casa Bianca un mese prima. Macron invece sì: “Gli Stati Uniti faranno un passo verso di noi per aiutarci a colmare il divario? Tutto il contrario. Lo aumenteranno”, dichiara laconico il presidente francese. Negli ultimi 30 anni, il modello di crescita europeo, unito all’invecchiamento della popolazione e a una protezione sociale elevata, non è riuscito a garantire lo stesso livello di crescita della ricchezza pro capite come negli Stati Uniti, ha sottolineato Macron. Per correggere il tiro, il presidente fa più volte riferimento al “rapporto di Mario”.
“Non investiamo abbastanza e creiamo troppe norme” ha detto Macron, aggiungendo che il mercato europeo non è abbastanza protetto: “Gli americani e i cinesi proteggono il loro mercato”. Ed è proprio nel confronto con le due più importanti economie mondiali che l’Unione Europea rischia di fratturarsi. In una guerra commerciale imminente tra Stati Uniti e Cina, i paesi europei potrebbero allinearsi in base alla dipendenza e all'esposizione della propria economia al mercato dell’uno o dell’altro. Fratture già evidenti nelle discussioni sui dazi da applicare alle macchine elettriche cinesi, in cui Francia e Germania non erano d’accordo, ma anche sulla futura firma del trattato tra l’Unione Europea e i paesi del Mercosur.
Entrambi gli ospiti hanno riconosciuto alcune debolezze dell’Europa rispetto agli Stati Uniti, come il mercato frammentato dell’energia e delle telecomunicazioni. Il prezzo dell’energia è infatti molto più elevato per il settore industriale europeo, per esempio.
Creare dei ‘campioni europei’
Incalzati dalle domande di Philippe Aghion, coinvolto in passato nel programma politico di Macron, come ricorda Le Monde, Macron e Draghi hanno sottolineato l’importanza di trasformare il mercato unico nel "cuore della politica industriale" dell’Unione Europea. Oltre alle debolezze strutturali, è anche la visione politica a ostacolare l’Europa. I paesi devono accettare che non ci sarà sempre un “ritorno economico diretto” per il proprio territorio, sostiene Macron, un argomento che si scontra però con la realtà elettorale dei singoli paesi. L’idea è di far emergere dei campioni europei sul modello di Airbus. Un invito preceduto solo pochi giorni fa dalla dichiarazione di Pierroberto Folgiero, direttore generale di Fincantieri, che proprio a Parigi, al Salone Euronaval, ha espresso il desiderio di creare un gigante europeo della cantieristica navale militare, con l’interesse di entrare nel capitale del costruttore tedesco TKMS.
Macron ha invitato a “non sottovalutare il valore dell’unità,” quell’unità che ha permesso negli ultimi anni all’Europa di ottenere grandi risultati, come durante la pandemia o la guerra in Ucraina: “Nessuno ha la capacità di andare così veloce”.
L’incontro si è concluso dopo poco più di un’ora. Prima del decollo di Draghi, il presidente francese ha voluto esprimere, non senza una punta di nostalgia, il suo riconoscimento per le responsabilità assunte dall'ex-presidente del Consiglio “in un momento difficile nella vita politica italiana” e per il suo contributo attuale nello sviluppo della competitività europea.