Lunedì 3 Marzo 2025
CLAUDIA MARIN
Economia

Dal 2008 le donne manager cresciute del 101%. Oggi sono il 22% del totale

I dati dell’ultimo Report elaborato da Manageritalia. Nel settore terziario la ‘quota rosa’ raggiunge il 26 per cento

In Italia, dal 2008, il numero delle donne manager è cresciuto del 101%. Foto generica

In Italia, dal 2008, il numero delle donne manager è cresciuto del 101%. Foto generica

Roma, 3 marzo 2025 – Le donne manager sono cresciute in Italia del 101 per cento dal 2008 a oggi. Attualmente sono a quota 22 per cento sul totale, ma nel terziario raggiungono il 26 per cento. Il dato emerge dall’ultimo Report sui manager privati, elaborato da Manageritalia sui più recenti dati ufficiali resi disponibili dall’Inps che vedono un aumento complessivo dei manager in Italia pari al 2,6%.

Crescono soprattutto le donne (+5,1% vs 1,9% degli uomini) e il Terziario (+20% vs Industria 4% negli ultimi otto anni). I dati sui soli dirigenti del terziario di Manageritalia confermano la crescita anche nel 2024: +5% in totale, +9% le donne e +4% gli uomini.

Secondo gli ultimissimi dati ufficiali Inps (2023) elaborati da Manageritalia, i dirigenti privati italiani sono aumentati del 2,6 per cento, un incremento che rafforza la crescita dei quattro anni precedenti, proprio quelli delle policrisi, arrivati dopo il forte calo (-5%) che ha caratterizzato il decennio 2008 - 2018. Un dato che la dice lunga sui fattori che la scarsa managerializzazione ha avuto nell’asfittica crescita di Pil, occupazione e retribuzioni degli ultimi decenni. I numeri dimostrano chiaramente che, proprio in tempo di crisi, imprenditori e aziende hanno capito che senza managerialità non si cresce e non si compete e non si superano ostacoli e difficoltà, come quelle di questi ultimi anni.

Dirigenti in crescita spinti dalle donne

In tutto questo, pare ormai acclarato – secondo gli autori del Report - che la managerialità, anche femminile, è determinante per competere.  L’aumento del 2,6% nel 2023, dopo quello del 3,8% del 2022, è dovuto a un incremento del 5,1% delle donne e dell’1,9% degli uomini. Si conferma, dunque, la rilevante rincorsa verso la parità delle donne dirigenti, cresciute del 101,5% dal 2008 al 2023 (-2,8% gli uomini e + 9,6% il totale dirigenti) e oggi pari al 21,9% del totale (21,4% nel 2022, 20,5% nel 2021 e 19,1% nel 2020). Da notare poi che le donne sono percentualmente molto più presenti nel terziario (25,8%) rispetto all’industria (16,5%). Una crescita, quella delle donne, anche prospettica, considerato il maggior peso che queste hanno nelle coorti di dirigenti più giovani (39% tra gli under 35 e 31% tra gli under 40) rispetto al totale (21,9%) e tra i quadri, e quindi nel peso che assumono nel ricambio generazionale che vede uscire soprattutto manager uomini in fasce d’età più elevate ed entrare più donne in quelle più giovani.

La crescita dei dirigenti anche nel 2024

I dati relativi al solo terziario privato confermano la crescita con un +5%, +4% gli uomini e +9% le donne. Una conferma sia del trend in atto sia dell’aumento della componente.

La crescita dei dirigenti nel 2022 coinvolge quasi tutte le regioni italiane, con la sola eccezione di Umbria (-0,6%), Abruzzo (-3,1%), Molise (-4,3%), Sicilia (-7,1%), Basilicata ( 11,7%) e Calabria (-15,8%). Il Mezzogiorno flette anche nel 2023, come nel 2022, dopo la forte crescita generalizzata del 2021. A crescere di più sono Sardegna (5,8%), Trentino Alto-Adige (4,8%), Lombardia (3,6%), Emilia-Romagna (3,5%), Campania e Puglia (+3%) e Lazio (2,9%), che sono, almeno in parte, le regioni più managerializzate.

Un divario, quello a livello manageriale, che resta ancora significativo considerando il rapporto tra dirigenti e lavoratori dipendenti che è 0,9 a livello nazionale, 1,7 in Lombardia e 0,3-0,2 al Sud, molto inferiore al 3% dei principali competitor. La Regione con la percentuale più elevata di donne in posizioni dirigenziali è il Lazio (28,2%), seguita nell’ordine da Molise (27,1%), Sicilia (26,9%), Puglia (24,8%) e Lombardia (24%). Agli ultimi tre posti Umbria e Marche (13,9%), Abruzzo (13,7%) e Trentino-Alto Adige (10,8%).

Volendo poi stilare la classifica delle province più rosa, Milano prevale nettamente con 10.987 donne dirigenti, seguita da Roma (5.659) e Torino (1.469). Ai primi dieci posti solo province del Nord. Guardando invece al peso percentuale delle donne dirigenti prevalgono alcune province del Sud e/o minori, spesso caratterizzate da un bassissimo numero di dirigenti in assoluto e quindi facilmente influenzabili da vari fattori. In questo caso, al primo posto c’è Enna con le donne dirigenti al 56,2% che superano addirittura gli uomini, seguono Agrigento (46,1%), Catanzaro (36%) e Pavia (33,6%).

Dirigenti in crescita grazie al terziario, settore più rosa

L’aumento dei dirigenti privati è nell’ultimo anno appaiato per industria e terziario (+2,6%). Terziario che, se guardiamo più indietro (2015, per avere una classificazione omogenea in base ai codici ATECO), è stato l’unico a crescere e parecchio nella componente manageriale dal 2015 a oggi (+20,3%), a fronte di un minimo aumento dell’industria (+3,7%). A crescere di più nell’ultimo anno e in generale nel periodo considerato sono comparti quali Attività professionali (11,2%), Costruzioni (8,3%) e Attività di alloggio e ristorazione (5,3%) e Trasporto e magazzinaggio (4,5%).

Il terziario privato è di gran lunga il settore più rosa, basti pensare che nella Sanità e assistenza sociale le donne dirigenti (52,3%) superano i colleghi e sono il 34,4% nell’Istruzione, il 28,4% nelle Altre attività di servizi.

Le imprese del terziario per genere

Focalizzandoci sulle 9.886 aziende del terziario privato guidate da dirigenti, possiamo scoprire quanto pesi la connotazione di genere: di fatto due terzi delle aziende (67,2%) non hanno all’interno donne dirigenti, il 20,1% ha all’interno sia dirigenti donne che uomini e il 12,7% ha solo dirigenti donne.