Roma, 12 gennaio 2024 - A novembre 2023, rispetto al mese precedente, aumentano gli occupati e gli inattivi, mentre diminuiscono i disoccupati. E' quanto emerge dalle ultime rilevazioni effettuate da Istat sul mercato del lavoro. L’occupazione aumenta (+0,1%, pari a +30mila unità) tra le donne (quella maschile rimane sostanzialmente stabile), i dipendenti e gli over 34, mentre cala tra gli autonomi e i 15-34enni.
Il tasso di occupazione resta invariato al 61,8%. Dallo studio effettuato da Istat emerge che il numero di persone in cerca di lavoro diminuisce (-3,3%, pari a -66mila unità) per uomini e donne e per tutte le classi d’età, con l’eccezione dei 25-34enni tra i quali invece si osserva un aumento. Il tasso di disoccupazione totale scende al 7,5% (-0,2 punti), quello giovanile al 21,0% (-2,5 punti). Mentre la crescita del numero di inattivi (+0,4%, pari a +48mila unità, tra i 15 e i 64 anni) coinvolge uomini, donne e solamente gli individui di età inferiore ai 35 anni; tra i 35-49enni e gli ultracinquantenni gli inattivi sono infatti in calo. Il tasso di inattività sale al 33,1% (+0,1 punti). Confrontando, inoltre, il trimestre settembre-novembre 2023 con quello precedente (giugno-agosto), si registra un aumento del livello di occupazione pari allo 0,6%, per un totale di 130mila occupati.
La crescita dell’occupazione, osservata nel confronto trimestrale, si associa all’aumento delle persone in cerca di lavoro (+0,7%, pari a +14mila unità) e alla diminuzione degli inattivi (-1,1%, pari a -137mila unità). Rispetto a novembre 2022, calano sia il numero di persone in cerca di lavoro (-3,6%, pari a -71mila unità) sia quello degli inattivi tra i 15 e i 64 anni (-3,6%, pari a -459mila).
Il mercato del lavoro nel terzo trimestre 2023
Nel terzo trimestre 2023, l’input di lavoro – misurato dalle ore lavorate – e il Pil aumentano in termini congiunturali e tendenziali, pur mostrando il secondo una dinamica più debole. L’input di lavoro è aumentato dello 0,4% rispetto al secondo trimestre 2023 e il Pil dello 0,1%; l’aumento rispetto al terzo trimestre 2022 si attesta all’1,8% e allo 0,1% rispettivamente. Nel terzo trimestre 2023, gli occupati aumentano in termini congiunturali di 65 mila unità (+0,3% rispetto al secondo trimestre 2023), a seguito della crescita dei dipendenti a tempo indeterminato (+75 mila, +0,5%) e degli indipendenti (+10 mila, +0,2%) che ha più che compensato il calo dei dipendenti a termine (-19 mila, -0,6% in tre mesi); il numero di disoccupati è sostanzialmente stabile (+2 mila, +0,1% in tre mesi) e prosegue il calo degli inattivi di 15-64 anni (-84 mila, -0,7%). I tassi presentano una dinamica simile: quello di occupazione sale al 61,5% (+0,2 punti), quello di disoccupazione è stabile al 7,6% e il tasso di inattività 15-64 anni cala al 33,3% (-0,2 punti). La crescita dell’occupazione e del relativo tasso interessa soltanto gli ultracinquantenni, tra i giovani infatti diminuiscono entrambi gli indicatori e tra i 35-49enni il calo del numero di occupati si associa alla stabilità del tasso. L’occupazione, nel terzo trimestre 2023, cresce anche in termini tendenziali (+481 mila, +2,1% in un anno), coinvolgendo, ancora una volta, i dipendenti a tempo indeterminato (+3,1%) e gli indipendenti (+1,6%), ma non i dipendenti a termine che diminuiscono (-2,3%); prosegue il calo dei disoccupati (-80 mila in un anno, -4,1%) e quello degli inattivi tra i 15 e i 64 anni (-442 mila, -3,4%). Tale dinamica si riflette nella crescita del tasso di occupazione (+1,3 punti rispetto al terzo trimestre 2022) e nella diminuzione dei tassi di disoccupazione e di inattività (-0,4 e -1,1 punti, rispettivamente). Il costo del lavoro per Unità di lavoro dipendente (Ula), infine, aumenta dello 0,7% rispetto al trimestre precedente, per effetto della crescita delle retribuzioni (+1,0%) e della stabilità degli oneri sociali; su base tendenziale, la crescita del costo del lavoro è pari a 3,3%, a seguito dell’aumento della componente retributiva (+3,3%) e, seppur lievemente inferiore, di quello degli oneri sociali (+3,1%). La dinamica appena descritta è sostenuta, in particolare, dagli incrementi retributivi definiti nei contratti collettivi nazionali, che per il settore dell’industria mostrano i loro effetti in questo trimestre.
L'analisi di Seghezzi (Adapt)
Il numero di disoccupati diminuisce di 66mila unità ma, come segnala Francesco Seghezzi, presidente di Adapt: “Aumentano di 48 mila unità gli inattivi dopo molti mesi di calo, il che significa che persone che prima cercavano attivamente lavoro, ora hanno smesso di farlo, questo è uno dei segnali in controtendenza”. Seghezzi sottolinea che “Ad aumentare sono unicamente i lavoratori dipendenti, con una crescita di 23 mila occupati permanenti e di 15 mila occupati a termine, che non crescevano da agosto, secondo segnale in controtendenza”.
Su base annua gli occupati a termine continuano ad essere in calo (-57mila) e la totalità dei nuovi occupati è data da occupati permanenti (+551mila). I dati dell'occupazione giovanile confermano, inoltre, la criticità già rilevata nei mesi precedenti, con un aumento del tasso di inattività sia nella fascia 15-24 che in quella 25-34 anni. In quest’ultima diminuisce (dopo mesi di crescita) il tasso di occupazione di 0,2, dato su cui incide la dinamica demografica. Si nota invece un leggero aumento del tasso di occupazione per le fasce 35-49 anni e 50-64 anni, “Nella fascia over 50” – precisa Seghezzi – “a causa dell’invecchiamento della popolazione cuba il maggior numero di nuovi occupati con ben +123mila nel trimestre settembre-novembre rispetto al trimestre precedente”. Depurati dalla componente demografica i dati confermano una crescita occupazionale concentrata nella fascia 50-64 anni e un calo di inattivi quasi nullo in quella giovanile. “L’aumento dell'occupazione in un momento economico debole può significare posti di lavoro di bassa qualità, o almeno polarizzazione. Inoltre” – prosegue Seghezzi – l'aumento dell'occupazione a fronte di scarsità di offerta data da contrazione demografica può significare mismatch e assunzione di persone non ottimali per la domanda, con conseguenze su produttività e innovazione (e quindi la partita della formazione è fondamentale, oggi più che mai)” – infine – l'aumento degli inattivi come conseguenza del calo dei disoccupati potrebbe essere in parte legato a persone che hanno perso il reddito di cittadinanza e non trovano lavoro”. In sintesi: “Il momento è interessante, purtroppo molti dati non sono disponibili, e sarebbero fondamentali, dato che anche se complessivamente i numeri continuano ad essere buoni, mostrano qualche segnale da attenzionare come l'aumento significativo degli inattivi e il ritorno (seppur lieve) dell'occupazione a termine”.