Bruzelles, 12 aprile 2024 – L’Ecofin (il consiglio che riunisce i ministri dell’Economia dell’area Ue), dato oggi l’ultimo via libera alla direttiva ‘case green’. Una formalità dopo l’accordo raggiunto dal Parlamento europeo un mese fa che punta a un parco immobili ad emissioni zero entro il 2050. Italia e Ungheria hanno confermato oggi il loro voto contrario, mentre Repubblica ceca, Croazia, Polonia, Slovacchia e Svezia si sono astenute.
L’Unione europea ha stabilito una tabella di marcia per arrivare all’obiettivo emissioni zero a metà del XXI secolo, che passa attraverso a riduzione del 16% dei consumi energetici nel 2030 e del 22% nel 2035. Ma cosa prevede esattamente la direttiva?
Nuovi edifici
Tutti i nuovi edifici pubblici, residenziali e non residenziali, dovranno essere a emissioni zero a partire dal 1° gennaio 2028. Per i privati la data è spostata di due anni, al 1° gennaio 2030.
Ristrutturazioni
Per quanto riguarda le ristrutturazioni, una certa discrezionalità è lasciata ai singoli paesi membri che dovranno definire dei piani per ridurre i consumi del parco immobiliare residenziale esistente. Ci sono però tappe obbligate. I paesi membri dovranno in ogni caso garantire la ristrutturazione del 16% degli edifici non residenziali con le peggiori prestazioni entro il 2030 e del 26% entro il 2033, introducendo requisiti minimi di prestazione energetica. Per gli edifici residenziali, l'energia primaria media utilizzata dovrà essere ridotta del 16% entro il 2030 e di almeno il 20-22% entro il 2035. Questo attraverso interventi come cappotto termico, sostituzione degli infissi, nuove caldaie a condensazione, pannelli solari. L’anno zero è considerato il 2020. Dunque le misure di ristrutturazione adottate a partire da quell’anno saranno conteggiate. L’obiettivo finale è il 2050, anno nel quale bisognerà avere un patrimonio edilizio a zero emissioni.
Caldaie a gas e pannelli solari
Addio alle caldaie a gas entro il 2040 mentre dal 2025 spariranno tutti gli incentivi per i sistemi di riscaldamento a combustibili fossili, mentre dovranno essere introdotti contributi per gli impianti di nuova generazione. Ci sarà l’obbligo progressivo per di installare pannelli solari i nuovi edifici pubblici, il processo inizierà nel 2026 e si concluderà nel 2030. Dovranno inoltre essere attuate strategie, politiche e misure nazionali per dotare di impianti solari gli edifici residenziali.
Gli edifici esenti
I paesi potranno esentare dalle nuove misure gli edifici storici e agricoli, le chiese e i luoghi di culto, gli immobili a uso militare e quelli utilizzati solo temporaneamente.
Quando entrerà in vigore
La direttiva sarà pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale dell'UE ed entrerà in vigore 20 giorni dopo. Gli Stati membri avranno due anni per recepire le disposizioni della direttiva e integrarli nella loro legislazione nazionale. In questi 24 mesi gli Stati dovranno elaborare e comunicare un piano nazionale di ristrutturazione, ovvero una tabella di marcia per indicare la via che intendono seguire per centrare gli obiettivi. Confedilizia, contraria al provvedimento, ricorda che "nessun obbligo di intervento sugli immobili è ad oggi previsto. Solo il governo potrebbe imporlo, recependo la direttiva”. Va detto però che se l’Italia non la recepirà andrà incontro a una procedura di infrazione. L’unica possibilità per bloccare l’iter
è che la normativa venga modificata nella prossima legislatura europea. La Commissione farà un punto sui progressi nel 2028, anno in cui la direttiva potrà essere riesaminata alla luce degli sviluppi.
Perché l’Italia ha votato contro
"La posizione dell'Italia è nota – ha commentato Giorgetti al termine dell’Ecofin –. Il tema: è chi paga? Perché abbiamo delle esperienze in Italia abbastanza chiare in proposito". Il riferimento del ministro italiano dell'Economia e Finanza è alla più che dispendiosa misura del Superbonus. "Imporre l'adeguamento energetico delle abitazioni senza preoccuparsi di chi salderà il conto significa portare avanti uno pseudo ambientalismo, cieco e controproducente, che ha effetti economici e sociali deleteri sulla nostra comunità – è il parere di Tullio Ferrante (Forza Italia), Sottosegretario di Stato al Mit – Dopo l'esperimento del Superbonus, che pesa per oltre 200 miliardi di euro sui conti pubblici, bisogna fermare altri salassi ideologici. Anche per Confedilizia si tratta di un provvedimento “ideologico, sbagliato e pericoloso”, seppur attenuato rispetto alla sua formulazione iniziale che dettava tempi più stringenti, e imponeva più concretamente il passaggio di classe energetica per ciascun immobile.