Sabato 29 Giugno 2024
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Economia

Direttiva europea case green: cosa cambia per piccoli proprietari

Cosa prevede la direttiva europea approvata dal Parlamento europeo e qual è la situazione in Italia

Con la direttiva il Parlamento Europeo ha approvato il piano per arrivare ad azzerare le emissioni dell'intero parco immobiliare europeo entro il 2050

Con la direttiva il Parlamento Europeo ha approvato il piano per arrivare ad azzerare le emissioni dell'intero parco immobiliare europeo entro il 2050

Roma, 28 maggio 2024 – Con la direttiva Epdb, Efficienza energetica degli edifici, il Parlamento Europeo ha approvato il piano per arrivare ad azzerare le emissioni dell'intero parco immobiliare europeo entro il 2050.

Conosciuta anche con il nome di direttiva sulle case green, questa prevede che ogni Stato membro dell’Ue invii un piano nazionale di ristrutturazione, avendo cura di indicare anche la tabella di marcia che intende seguire per realizzarlo e le tempistiche necessarie. Questo piano dovrà essere approvato entro il 2026 e richiederà aggiornamenti ogni 5 anni. Vi sono anche una serie di obiettivi intermedi prima del 2050, secondo molte letture decisamente troppo ambiziosi per lo stato attuale degli immobili in Europa.

Più nel dettaglio: - entro il 2030 il consumo energetico degli edifici residenziali dovrà abbassarsi del 16 per cento; - entro il 2035 dovrà calare del 20-22 per cento; - entro il 2050 dovrà azzerarsi. Saranno gli Stati a decidere su quali edifici concentrarsi, con l’unico vincolo imposto dalla direttiva che è quello di garantire che almeno il 55 per cento della riduzione del consumo medio di energia primaria venga assicurato dalla ristrutturazione degli edifici dotati, al momento, delle peggiori prestazioni (i più energivori).

La direttiva europea case green

Iniziamo subito col dire che la direttiva europea case green interessa soprattutto gli edifici di nuova costruzione i quali, già dall’inizio, dovranno essere realizzati nel rispetto dei nuovi parametri ambientali europei.

Per gli edifici già esistenti, invece, è previsto che entro il 2030 questi riducano il consumo energetico almeno del 16 per cento, con la roadmap che andrà avanti a scaglioni fino al 2050. E ancora, secondo la direttiva, “il 55 per cento del risparmio energetico dovrà essere ottenuto da almeno il 43 per cento delle case che hanno le prestazioni energetiche peggiori”.

Si tratta di numeri molto alti, con i proprietari di questi immobili che sono chiamati a interventi molto impegnativi dal punto di vista economico: nella sola Italia, secondo le stime di Fillea Cgil, gli edifici privati che hanno prestazioni energetiche scadenti sono 5 milioni, ognuno dei quali con una o più unità immobiliari. Al momento, tuttavia, non è possibile stabilire come sarà selezionato il 43 per cento delle case che hanno le prestazioni energetiche peggiori, con la situazione che potrà essere più chiara solo nel momento in cui l’Italia, entro il 2026, presenterà a Bruxelles il proprio piano di rinnovamento degli edifici residenziali.

A questo si aggiunge che non è al momento chiaro come e se lo Stato deciderà di supportare questo processo di efficientamento energetico degli edifici residenziali in quanto la direttiva nulla dice in tal senso, lasciando di fatto autonomia di intervento ai singoli Paesi. In Italia, dove il Bilancio di Stato accusa non poco gli alti costi del Superbonus, le possibilità di manovra non sembrano essere molte, ma la situazione è in divenire e andrà analizzata con i dati di ogni singolo passaggio.

Direttiva case green: la situazione in Italia

Per comprendere quale sia lo stato delle cose in Italia, è necessario guardare ai dati Istat secondo i quali l’82 per cento degli edifici in Italia (circa 12 milioni sui 14,5 milioni totali) sono a uso residenziale, mentre i restanti 2,5 milioni appartengono ad altre tipologie.

Per l’Enea, Comitato nazionale per la ricerca e lo sviluppo dell'Energia Nucleare e delle Energie Alternative, il 60 per cento degli edifici in Italia ha un’età avanzata (in media 59 anni) ed ha una scarsa classe energetica (G o E). Di lavoro da fare ce n’è dunque molto, con i cittadini che hanno la necessità di nuovi fondi e incentivi per permettere al Paese di raggiungere gli obiettivi previsti dalla direttiva europea case green.

Casa green, cos’è e quanto costa

Il focus della direttiva Epdb è sulle case green, ovvero gli edifici residenziali dotati di una buona efficienza energetica. Il passaggio a questo nuovo paradigma nel settore edilizio ha dei costi che, a seconda dei casi, può variare per le singole ristrutturazioni tra i 20 e i 55mila euro. A dirlo è una stima del Sole24Ore, mentre a scendere maggiormente nel dettaglio è stato il Centro di ricerche di mercato Cresme che ha analizzato i costi medi degli interventi necessari a rendere una casa green.

Più nello specifico, nel report “Il valore dell’abitare. La sfida della riqualificazione energetica del patrimonio edilizio italiano”, viene ipotizzato il caso in cui un appartamento di un grande condominio passi dalle ultime classi energetiche alla D. I prezzi in tal caso sono i seguenti: - per un pompa di calore ad aria con potenza da 12 kW e split il costo totale, comprensivo di installazione, va da 3mila a 9.200 euro più Iva; - il cambio di serramenti e infissi in legno con le tapparelle ha un costo che varia tra i 13.500 a 21.510 euro; - l’installazione di un cappotto termico alle pareti per circa 80 metri quadrati, con isolamento, spallette, davanzali e tinteggiatura doppia ha un costo che va dai 21.033 ai 26.703 euro.

I vantaggi economici delle case green

A fronte di alti costi da sostenere per l’efficientamento energetico della propria abitazione, le case green possono offrire una serie di vantaggi economici nel lungo periodo non trascurabili.

Anche in questo caso molto utili sono gli studi di settore. Nel rapporto del Cresme è stimato che una casa green, nella quale gli interventi hanno permesso di far salire di due posizioni la classe energetica, la riduzione media delle bollette di una famiglia è pari al 40 per cento, ovvero un risparmio annuo di circa 1.067 euro.

Oltre alle minori spese, c’è anche l’aspetto della crescita del valore dell’immobile da considerare. Secondo Banca d’Italia, la vendita di immobili rientranti nelle prime quattro classi energetiche, A1, A2, A3 e A4, ha mediamente un prezzo più alto del 25 per cento rispetto alle abitazioni rientranti nella classe energetica G.

Per Immobiliare.it, le case dotate di una prima classe energetica hanno subito negli ultimi due anni e mezzo un rialzo dei prezzi pari al 13 per cento, mentre quelle in seconda fascia del 10 per cento. Tale crescita non si è verificata nel caso delle abitazioni che hanno una classe energetica appartenente alle ultime categorie. Investire in una casa green, a fronte di un alto costo iniziale, può portare a dei seri vantaggi economici nel lungo periodo, sia che si opti di adibirla alla propria abitazione principale, sia che si decida di venderla.