Mercoledì 4 Dicembre 2024
CLAUDIA MARIN
Archivio

Dimissioni volontarie, è boom nei primi sei mesi dell'anno. Tutti i dati dell'Inps

Oltre 1,08 milioni (+121%) a inizio 2022, a causa della crisi economica. Ma ci sono anche 946mila contratti. Recupero dei livelli pre-pandemia nel mercato del lavoro

Roma, 15 settembre 2022 - E’ boom di dimissioni nei primi sei mesi dell’anno: oltre un milione di interruzioni volontarie del rapporto di lavoro. Ma nello stesso periodo si assiste anche una ripresa decisa dell’occupazione, con un saldo positivo di circa 946 mila contratti in più rispetto all’anno precedente. Al punto che si registra il pieno recupero dei livelli pre-pandemia nel mercato del lavoro. A certificare i trend più recenti del lavoro in Italia è l’Osservatorio dell'Inps sul precariato. 

Leggi anche: Il fenomeno del Big Quit: le ragioni dietro le dimissioni di massa

Superato lo choc della pandemia 

“Nel primo semestre 2022 – si legge nel report dell’Inps - i flussi nel mercato del lavoro (assunzioni, trasformazioni, cessazioni) hanno completato la ripresa dei livelli pre-pandemici, compromessi nel biennio 2020-2021 dall'emergenza sanitaria con le connesse chiusure e restrizioni, segnalando anzi incrementi rispetto al 2018-2019 sia nelle assunzioni e nelle trasformazioni come pure nelle cessazioni". 

Il confronto con il 2021 mette in evidenza l’accelerazione nella riattivazione dei flussi intervenuta a cavallo tra il 2021 e il 2022. 

Le assunzioni attivate dai datori di lavoro privati nei primi sei mesi del 2022 sono state 4.269.000, con un aumento del +26% rispetto allo stesso periodo del 2021. La crescita ha interessato tutte le tipologie contrattuali, risultando accentuata sia per i contratti a tempo indeterminato (+36%), sia per le diverse tipologie di contratti a termine (intermittenti +40%, apprendistato +27%, tempo determinato +24%, stagionali +22%, somministrati +17%). 

La dinamica delle assunzioni nel secondo trimestre 2022 è stata pressocché in linea in tutte le classi di dimensione aziendale: fino a 15 dipendenti +13%, da 16 a 99 dipendenti +17%, 100 e oltre dipendenti +14%

Le trasformazioni da tempo determinato nel primo semestre 2022 sono risultate 377.000, in aumento rispetto allo stesso periodo del 2021 (+74%). Nello stesso periodo le conferme di rapporti di apprendistato giunti alla conclusione del periodo formativo – pari a 61.000 - risultano essere aumentatedell’11% rispetto all’anno precedente.

Boom di cessazioni e dimissioni 

Le cessazioni nei primi sei mesi del 2022 sono state 3.322.000, in aumento rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente (+36%) per tutte le tipologie contrattuali: contratti stagionali (+64%), contratti intermittenti (+57%), contratti in apprendistato (+34%), contratti a tempo determinato (+33%), contratti a tempo indeterminato e contratti in somministrazione (+31%). 

Tra le ragioni della cessazione dei contratti, emerge netto il boom delle dimissioni. Parliamo di oltre 1 milione di casi con un aumento del 31,73% rispetto allo stesso periodo del 2021. Considerando le sole dimissioni da tempi indeterminati si ha un altrettanto rilevante aumento (+22% e +28% rispetto ai corrispondenti periodi del 2021 e del 2019). 

“Il livello raggiunto (oltre 600.000 dimissioni nel primo semestre 2022) – spiegano dall’Inps - sottende il completo recupero delle dimissioni mancate del 2020, quando tutto il mercato del lavoro era stato investito dalla riduzione della mobilità connessa alle conseguenze dell’emergenza sanitaria”. 

Licenziamenti sì, ma meno della pre-pandemia 

Analizzando le cessazioni dei contratti a tempo indeterminato con riferimento alla causa di cessazione si evidenzia un forte aumento nel primo semestre 2022 rispetto allo stesso periodo del 2021 dei licenziamenti di natura economica e disciplinari (rispettivamente +121% e +36%). Ma, per contestualizzare questa dinamica, occorre ricordare che fino al 30 giugno 2021 (per gran parte dell’industria) o fino al 31 ottobre 2021 (per il terziario e il resto dell’industria) i licenziamenti economici erano bloccati dalle normative specifiche introdotte nel 2020. 

Il più pertinente confronto con il 2019 per i licenziamenti economici rileva una contrazione (circa 50.000 licenziamenti in meno sia rispetto al 2018 che al 2019: -21%). In continua crescita, invece, dopo la modesta flessione del 2020, risultano i licenziamenti disciplinari (poco più di 60.000 nel primo semestre 2022, circa un terzo in più rispetto al corrispondente semestre 2019).