Martedì 16 Luglio 2024
SANDRO NERI
Economia

Diego Della Valle: "L’artigianato, forza del Paese. Serve una laurea breve che renda Maestri i giovani"

Il patron della Tod’s: "La mia vita non è cambiata, mi alzo all’alba come agli inizi". "Gli scontri con i politici? Quando si ha un ruolo visibile e rilevante ci si deve far sentire"

Diego della Valle

Diego della Valle

Milano, 14 ottobre 2023 – Scriveva Denise Diderot, filosofo e illuminista: "Non avremo mai uno sviluppo scientifico e tecnico finché tutti gli artigiani tengono i loro segreti". Diego Della Valle deve pensarla allo stesso modo. Tanto da aver aperto la sua azienda, con la Bottega dei Mestieri, a chi volesse apprendere l’arte del saper fare con le mani. Adesso, a dieci anni di distanza dalla partenza del progetto, sta preparando, insieme alla Regione Marche, un progetto di rilancio dell’artigianalità che sia un esempio da replicare nel resto d’Italia, un’idea che verrà sottoposta al Ministero delle Imprese e del Made in Italy. "E anche a quello della Cultura", precisa subito il patron della Tod’s. "I tesori dell’arte, il nostro patrimonio storico e archeologico e l’abilità dei nostri artigiani sono un tutt’uno e rappresentano l’essenza di quel Made in Italy che il mondo ci invidia. Per rendere ancora più attrattivo il futuro del mondo artigianale nei confronti dei giovani si può pensare all’ipotesi di una laurea breve che porti a un titolo, che potrebbe essere quello di “maestro artigiano”".

Diego Della Valle, il padre Dorino, creatore dell’azienda di famiglia, e il fratello Andrea, vicepresidente del Gruppo
Diego Della Valle, il padre Dorino, creatore dell’azienda di famiglia, e il fratello Andrea, vicepresidente del Gruppo

Basterà a convincere i ragazzi a scegliere questa strada?

"Dobbiamo fare in modo che le persone che si avvicinano al mondo del lavoro considerino la carriera dell’artigiano come una prima scelta e non come un ripiego. Se riusciremo a far partire questi progetti sul territorio nazionale si potranno ottenere risultati eccezionali, sia per l’occupazione dei giovani che per la qualità della loro vita. Parleremo presto con il mondo accademico della Regione Marche per valutare le varie opzioni, in modo da dare la possibilità di costruire un percorso di studio dedicato".

Lei in questi valori e in questo mestiere ci ha sempre creduto. Come è stato l’inizio?

"Fin da giovanissimo mi piaceva stare in fabbrica con mio padre e vedere come lavoravano i suoi dipendenti; ho sempre avuto una passione per il fatto a mano e per i materiali di grandissima qualità. Mio padre voleva che diventassi avvocato e mi ha mandato a Bologna a studiare. Io passavo i pomeriggi da un calzolaio, a guardarlo lavorare e a sentirlo raccontare le storie del suo passato. Quando sono tornato nelle Marche ho voluto assolutamente cominciare anch’io a lavorare. E, me lo ricordo benissimo, tutto è iniziato in una stanza poco più grande di una cucina. Quando mio padre ha visto che ero determinato a voler fare il suo mestiere mi ha chiamato in azienda, mi ha fatto lavorare con lui ed è stato un grandissimo maestro".

Cosa le ha insegnato?

"Prima di tutto che le cose devono essere fatte bene e mi ha trasmesso il grande amore per la qualità e l’artigianalità. Mi ha anche insegnato a guardare con rispetto le persone che lavorano cercando di poter migliorare la loro qualità di vita e quella delle loro famiglie".

Perché l’artigianato italiano è così rinomato?

"È rinomato ma soprattutto inimitabile. In qualunque parte del mondo, quando si pensa a cose esteticamente belle e di qualità, il primo pensiero va sempre all’Italia; il fatto che siamo cresciuti in un Paese pieno di cultura, di opere d’arte e di rispetto reciproco tra le persone crea un’atmosfera unica che permette di essere sempre molto sensibili al bello. Per quanto riguarda il settore nel quale opero, la nostra leadership mondiale è indiscutibile, grazie alle migliaia di medie e piccole aziende che ogni giorno si impegnano a portare avanti e a migliorare questi valori".

Cosa pensa di quanto il governo sta facendo per il Made in Italy?

"Non posso esprimere un giudizio, è ancora troppo presto. Vedo che c’è volontà di fare, diamo al governo il tempo che serve. Certo, c’è molta amarezza per quanto poteva essere fatto alcuni decenni fa se fossero state privilegiate scelte diverse. Bisognava sostenere e investire di più sulle imprese radicate nel territorio, invece di sovvenzionare grandi gruppi che spesso hanno purtroppo chiuso o si sono spostati fuori dall’Italia. Io credo che anche noi imprenditori non abbiamo fatto gli sforzi necessari per cercare di farci ascoltare dal mondo politico, portando nuove idee e giusti consigli, permettendo di realizzare progetti caratterizzati da una forte sinergia e collaborazione tra pubblico e privato che può dare eccellenti risultati. Come gruppo Tod’s lo verifichiamo da alcuni decenni tutti i giorni, portando avanti molte iniziative a sostegno di chi ha più bisogno. Si possono fare molte cose molto importanti, come l’aver finanziato il restauro del Colosseo o lo stabilimento di Arquata del Tronto costruito in 12 mesi con l’aiuto appunto di tutti, dal sindaco di Arquata al commissario per il terremoto, al presidente del Consiglio dei ministri di allora e al nostro gruppo che ha finanziato interamente il progetto".

Inaugurazione stabilimento Arquata del Tronto
Inaugurazione stabilimento Arquata del Tronto

Quando ha capito di avercela fatta?

"Credo che nessuno pensi mai di essere arrivato; il nostro ruolo ci porta a guardare avanti, concentrandoci non su quello che abbiamo fatto ma su quello che vogliamo fare. Con la situazione mondiale complicatissima che viviamo, non è certo il momento adatto per riflettere su quello che abbiamo fatto ieri. La mia vita comunque non è cambiata: mi alzo all’alba, comincio la mia giornata di lavoro o nel mio quartier generale delle Marche o in qualcuno dei nostri uffici in giro per il mondo e seguo una tabella di marcia piuttosto serrata che non mi lascia, purtroppo, molto tempo libero. Se guardo indietro, comunque, posso dire che quasi tutte le cose che sognavo da ragazzino sono riuscito a farle".

Quasi tutte. Cosa manca?

"I nostri piani aziendali per i prossimi anni sono molto definiti; quello che voglio aggiungere è dedicare sempre più tempo ed energie a realizzare progetti socialmente utili, mettendo a disposizione anche ad altre imprese un modello aziendale che sia ovviamente di successo, che produca ottimi risultati e, argomento questo importantissimo, che “abitui” a pensare che parte di questo benessere va restituito a quella parte di società che ne ha più bisogno. Dobbiamo sempre più spiegare ai giovani che si avvicinano al mondo del lavoro che un imprenditore di successo, grande o piccolo che sia, si può considerare tale solo se dedica una parte del suo tempo a costruire un’azienda socialmente solidale. Noi da oltre vent’anni ci occupiamo anche di questi argomenti e oggi possiamo dire di aver un ottimo esempio di azienda solidale; questo ci rende orgogliosi e dà a tutti noi un grande piacere personale".

La politica l’appassiona ancora?

"La politica non mi ha mai appassionato; il mio modo di occuparmi della società è appunto quello di cercare di dare un buon esempio di imprenditore innamorato dell’Italia che fa tutto quello che può, sia personalmente che come capo del gruppo Tod’s, e tutto ciò che è utile nella propria azienda e tutto quello che è utile per sostenere il Paese, con il più grande rispetto dei ruoli e delle regole".

Lei ha appoggiato leader e movimenti politici e poi si è scontrato con loro.

"Credo che un cittadino abbia il dovere di scegliere, votando e sostenendo chi guiderà le sorti del nostro Paese. E, per me, chiunque proponga qualcosa di buono e di serio per l’Italia e per gli italiani è il benvenuto, da qualsiasi colore politico provenga. Credo anche che, soprattutto quando si ha un ruolo visibile e rilevante, ci si debba “far sentire” quando le cose non funzionano. Tutto questo comporta a volte trovarsi in situazioni scomode o imbarazzanti, dovendo prendere posizione su argomenti che ci possono contrapporre anche a persone con le quali si hanno sempre avuto ottimi rapporti personali. Credo che rimanere in silenzio di fronte a circostanze sconvenienti ci renda un po’ complici. Penso sempre che di fronte a momenti complicati come quelli che il nostro Paese ha vissuto negli ultimi dieci anni, se non abbiamo espresso un pensiero o segnalato un disagio i nostri figli potrebbero domandarci “ma tu dov’eri?“".

Quanto è difficile fare impresa oggi?

"È sempre più complicato ovviamente, tutto è più veloce, tutto è globale. Per i giovani ci sono comunque straordinarie opportunità che noi non avevamo e strumenti per poter realizzare i loro obiettivi. Quello che non deve mancare è la determinazione a portare avanti le proprie idee. Consiglierei comunque di lasciarsi il tempo per avere una vita sociale che non sia fatta solo di lavoro, ma che contempli anche i rapporti tra le persone, conoscere altre realtà; insomma, che si lavori ma si viva anche, cosa che io purtroppo non faccio quasi mai".

Del Valle nello stabilimento di Torquata
Del Valle nello stabilimento di Torquata

Dopo il Covid, il caro-energia, quello delle materie prime, e adesso l’inflazione e le guerre.

"Sono tutte cose che nessuno di noi ha cercato e con le quali siamo costretti a convivere. È proprio guardando questi macro scenari che dobbiamo essere pronti con i mezzi a nostra disposizione a sostenere le nostre aziende e, ancora di più, cercare di agevolare la vita dei nostri dipendenti e di tutte le persone coinvolte nel mondo del lavoro e le loro famiglie. Noi abbiamo adottato da molti anni un welfare aziendale che va in questa direzione".

Cosa c’è nella sua vita, a parte il lavoro?

"Le persone a cui voglio bene, i luoghi nei quali mi trovo a mio agio e che appartengono alla mia storia. Mi piacerebbe molto avere del tempo libero da trascorrere nei miei posti preferiti, che sono comunque dietro l’angolo e non in capo al mondo. È una vita che viaggio continuamente e il letto dove ho dormito di più è sicuramente quello del mio aereo. Il mio sogno è alzarmi la mattina senza avere nessun impegno, andare al bar e ordinare cappuccino e brioche; proprio il bar è stato la mia vera scuola di vita e anche la mia “università”".

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