Mercoledì 13 Novembre 2024
MASSIMO DONELLI
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Dal nulla ha messo le lenti al mondo. Un altro Del Vecchio non nascerà più

L’ascensore sociale funzionò per lui e altri geni visionari. Ora c’è solo la Ferragni, che però crea meno posti di lavoro

Leonardo Del Vecchio

Leonardo Del Vecchio

Milano, 28 giugno 2022 - ​Quanto tempo dovrà passare perché nasca un altro Leonardo Del Vecchio? Quattro pennellate biografiche per aiutarvi a rispondere. Morto ieri a Milano, la città dove, orfano di padre, era nato 87 anni fa, il 22 maggio 1935. Cresciuto ai Martinitt, tra bimbi abbandonati o parcheggiati da famiglie in miseria. Garzone dopo le medie. Studi serali all’Accademia di Brera per diventare incisore. A 22 anni operaio in Trentino. Dodici mesi dopo in Veneto, ad Agordo (Belluno), 4.076 abitanti alle pendici delle Dolomiti. Perché lì regalano terreni a chi crea un’impresa. E Leonardo lì apre il negozio di occhiali da cui parte un’avventura straordinaria.

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Oggi la sua EssilorLuxottica, 180 mila dipendenti, è leader mondiale per montature e lenti. Con tutto il contorno di grande ricchezza (25 miliardi di euro di patrimonio personale), grande finanza (Generali, Mediobanca), grande famiglia (6 figli da tre donne diverse) tipico di ogni Dynasty.

Può nascere un altro italiano così? Uno che parte dal nulla, tasche vuote, ma testa piena di idee, cuore ricolmo di passione, animo disposto al sacrificio? Purtroppo, se vogliamo trovare figure accostabili a quella di Leonardo dobbiamo guardare indietro. A un Paese dove il lavoro voleva dire dignità, il rischio d’impresa esercitava più fascino che paura, l’ascensore sociale funzionava.

Prendete le vite parallele di Angelo Rizzoli (1889-1970) e Arnoldo Mondadori (1889-1971). Angelo, come Del Vecchio nato orfano di padre (ciabattino analfabeta) e cresciuto ai Martinitt, lì imparò il mestiere di tipografo. A vent’anni, nel 1911, si mise in proprio: prese il volo stampando cartoline commemorative della guerra di Libia. Arnoldo, terzogenito di un calzolaio ambulante e analfabeta, si fermò alla quinta elementare. Poi fece il garzone. Quindi, con carretto e asino, andò in giro a vendere un po’ di tutto. Finché, a 17 anni, entrò a La Sociale, tipografia di Ostiglia (Mantova) che, con l’aiuto di un benefattore, rilevò. Angelo e Arnoldo hanno costruito le più grandi case editrici italiane. E Rizzoli, con Cineriz, produsse anche 245 film, tra cui ‘La dolce vita’.

Non è da meno la storia di Luciano Benetton, 87 anni, veneto di Treviso, primo di quattro figli. Quando, nel 1945, muore il padre, noleggiatore di auto e bici, Luciano va a fare il commesso in un negozio di tessuti. Un giorno la sorella Giuliana gli regala un maglione, fatto a mano, giallo, colore inconsueto nell’Italia del tempo. Tutti gli chiedono dove l’ha comprato. E scocca la scintilla. Nel 1965 i quattro fratelli Benetton aprono il primo negozio a Ponzano Veneto. Da lì in poi coloreranno il mondo. Altri che ce l’hanno fatta? Silvio Berlusconi, 85 anni, self-made-man di cui sapete ormai tutto. O Ernesto Pellegrini, 81 anni, ex presidente dell’Inter (1984-1995). Figlio di ortolani, diploma di ragioneria, partito come contabile a 50 mila lire al mese, nel 1965, a 25 anni, fonda l’Organizzazione Mense Pellegrini e, dalla ristorazione collettiva, si allarga: buoni pasto, pulizie, distribuzione automatica, welfare aziendale.

O, ancora, Ennio Doris (1940-2021), un ragioniere che cominciò con il porta a porta per la Banca Antoniana di Padova e Trieste e finì per creare Mediolanum. O, infine, Valerio Gilli (1908-1986) e Clara Calissano (1919-2007), che 74 anni fa, nel loro appartamento milanese, crearono INAZ (Innovazione Aziendale), rivoluzionando gli uffici paga di tutta Italia con l’invenzione del cedolino e altre meraviglie. Per arrivare a Giovanni Fileni, 82 anni, meccanico a 14 anni, imprenditore a 18 anni, dal 1965 allevatore di polli e ora leader nel commercio di alimenti pronti.

Ok. Ma oggi? C’è una sola grande impresa nata da zero: quella di Chiara Ferragni, 35 anni; 27,4 milioni di follower su Instagram; pochi posti di lavoro creati, però, non le migliaia generati dai campioni del Dopoguerra. Quindi, quando avremo un nuovo Del Vecchio? "Coloro che sono abbastanza folli da pensare di poter cambiare il mondo di solito lo fanno" sosteneva Steve Jobs (1955-2011), papà di Apple. Ditelo ai vostri figli e ai vostri nipoti. Chissà mai che…