Domenica 22 Dicembre 2024
COSIMO ROSSI
Economia

Cottarelli: "Sbagliato alzare il deficit, meglio tagliare gli sprechi"

L’ex commissario di Letta e Renzi: “Sacrificato l’obiettivo di lungo termine di ridurre il debito. Lo spread sta salendo ed è già più alto di quello della Grecia. I mercati stanno reagendo"

Carlo Cottarelli

Roma, 1 ottobre 2023 – “Io avrei confermato 3,7 % di deficit". Per l’economista ed ex commissario alla spending review per i governi Letta e Renzi, Carlo Cottarelli, non sono confortanti i ritocchi al rialzo operati dal governo nella Nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza (Nadef). In quanto il problema che espone l’Italia alle speculazioni dei mercati è e rimane il solito: il debito.

Professor Cottarelli, la Nadef prevede per il 2024 una crescita del Pil dell’1,2% (ben più lusinghiera dello 0,7 e lo 0,8 calcolati rispettivamente da Standard&Poor’s e Ocse) e un indebitamento del 4,3% del Pil, liberando così 14 miliardi di risorse per la manovra. Come valuta questi calcoli?

"Partiamo dalla crescita. L’1,2% mi sembra difficile da raggiungere. Dato il punto di partenza, cioè il secondo trimestre 2023, per arrivare in media annua all’1,2% nel 2024 noi dovremmo crescere ogni trimestre dello 0,3. Ma negli ultimi 4 trimestri la crescita è stata lo 0,1. Quindi ci dovrebbe essere una netta accelerazione, in un contesto in cui i tassi d’interesse rimangono alti e la stessa politica di bilancio non è particolarmente espansiva. Mi pare perciò difficile arrivare all’1,2%".

E per quanto riguarda il deficit?

"Il governo ha fatto quel che hanno fatto tutti gli esecutivi da 10 anni a questa parte: rivedere verso l’alto gli obiettivi di deficit fissati nel Def. Si fissa un numero ad aprile e poi si alza a settembre: è accaduto 8 volte su 10 dal 2013. Questo livello di deficit pubblico e l’avanzo di bilancio primario sono insufficienti a ridurre il debito rispetto al Pil. Infatti il rapporto si stabilizza, nonostante si ipotizzino entrate da privatizzazioni per circa l’1% del Pil nel triennio. E se poi il Pil crescesse di meno, il debito aumenterebbe. È vero che il debito è appesantito dal costo del Superbonus, ma è anche vero che l’inflazione ancora aiuta, erodendo il peso del debito".

Ritiene che sia una linea pericolosa?

"Ancora una volta si antepone la necessità, la volontà di far vedere che si dà qualcosa a qualcuno rispetto a l’obiettivo di lungo termine di ridurre il debito. Il che ci lascia esposti a choc finanziari ed economici da cui poi è difficile uscire. Nel 2020 ne siamo usciti perché è intervenuta la Bce. Ma rimaniamo con questa esposizione al rischio di aumento dei tassi di interesse".

C’è un rischio di declassamento da parte delle agenzie a rating?

"Vale quel che vale. Le agenzie dovrebbero guidare i mercati, quando in realtà si fanno spesso guidare".

L’aumento dello spread dell’ultima settimana è collegato alle aspettative sulla Nadef e l’incremento del deficit?

"Dopo parecchio tempo intorno ai 170 punti, adesso siamo a 195. Non è una catastrofe. Probabilmente i mercati hanno cominciato a porsi delle domande: hanno visto che il governo non attua una politica per ridurre il debito e hanno aumentato la pressione. Adesso abbiamo lo spread più alto della Grecia. Rimaniamo esposti a qualche choc o cambiamento di umore dei mercati".

Compresi rischi speculativi?

"È ovvio. Quando le cose partono, poi s’inserisce la speculazione".

Speculazioni con interesse politico?

"Si è detto che alcuni sperano che lo spread aumenti per far cadere il governo. A 200 punti base nessun governo, specie con una maggioranza come quello in carica, cadrebbe. Se poi un Paese ha un debito basso, dello spread non importa niente. Il problema è che l’Italia ha un debito alto. E, mantenendolo alto, lasciamo alle future generazioni un Paese che rimane suddito dei mercati finanziari. Sarà così finché non lo ridurremo".

I mercati, insomma, speculano e non complottano, come invece si sente dire?

"Questo è quel che più mi dispiace. Si va a tirar fuori il 2011, con un qualche complotto internazionale. Ma perché mai? Ce l’hanno con noi o piuttosto nel 2011 l’Italia aveva un debito alto e una posizione debole verso l’estero? Diventava ovvio prendersela con noi, perché c’era un rischio di uscita dall’euro. E allora parte la speculazione. Questa cosa invece non la si vuol capire".

Ritiene quindi che servisse maggior rigore nella compilazione della Nadef?

"Avrei confermato 3,7 % di deficit, che il governo riteneva appropriato 5 mesi fa. Naturalmente tutto sarebbe stato più facile se a inizio mandato il governo avesse iniziato una revisione della spesa per tagliare gli sprechi. Ma chi sono io per muovere accuse, quando tutti i governi dell’ultimo decennio hanno fatto la stessa cosa? L’ultima spending review fu fatta nel 2013-2014 dal sottoscritto. Siamo in piena continuità col passato".