Venerdì 8 Novembre 2024
CLAUDIA MARIN
Economia

Fisco, rinviate le misure su Irpef e Ires: salta (per ora) il bonus tredicesime

Il Tesoro tira il freno: il decreto non approda in Consiglio dei ministri. Resta il nodo delle risorse. Tra le novità allo studio anche il ritorno nel 2025 alla tassazione al 10% sui premi di risultato

Roma, 24 aprile 2024 – Il bonus tredicesime, collegato alla revisione dell’Irpef, cambia di nuovo, ma, almeno per il momento, non arriva. L’atteso decreto legislativo, il tredicesimo di attuazione della riforma fiscale, non approda, come annunciato, al Consiglio dei ministri. Nella bozza aggiornata, però, l’indennità una tantum sulla tredicesima fino a 100 euro potrà arrivare anche per i lavoratori fino a 28mila euro di reddito (e non più fino a 15mila), ma solo se si hanno figli.

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Certo è, però, che il ministero dell’Economia ha tirato il freno e fatto slittare il via libera al pacchetto che ridisegna la tassazione su lavoro dipendente e autonomo e sugli altri redditi da impresa, perché, al di là delle spiegazioni ufficiali, resta aperto il nodo delle risorse disponibili per l’operazione. E questo all’interno di un quadro di finanza pubblica tutto da definire dopo il via libera al nuovo patto di Stabilità, con il doppio rischio per l’Italia di una procedura d’infrazione per deficit eccessivo a giugno e, di conseguenza, di una successiva manovra di tagli e non di nuove spese. "L’Italia – si legge nelle conclusioni degli esami approfonditi della Commissione europea – continua a far fronte alle vulnerabilità legate all’elevato debito pubblico, abbinato a consistenti deficit di bilancio e a una debole crescita della produttività in un contesto di fragilità del mercato del lavoro e di alcune debolezze residue nel settore finanziario". Con il corollario che "rimane essenziale mantenere il ritmo di attuazione del Pnrr, comprese le misure a sostegno delle competenze e della partecipazione al mercato del lavoro delle donne e dei giovani".

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Si comprende, dunque, come la prudenza di Via XX Settembre si estenda a tutti i provvedimenti che comportano coperture finanziarie. E, anzi, da questo atteggiamento derivano le spinte del ministro Giancarlo Giorgetti a nuove strette sui bonus edilizia, a cominciare dall’allungamento a dieci anni delle detrazioni. Però nelle numerose versioni circolate nelle ultime ore il restyling più vistoso riguarda la misura più popolare, ma presumibilmente anche più costosa, ovvero il bonus tredicesime.

Nell’ultima bozza il bonus si configura come "un’indennità" fino a 100 euro ai lavoratori dipendenti con reddito fino a 28mila euro e con coniuge e almeno un figlio (anche se nato fuori dal matrimonio riconosciuto, adottivo o affidato) a carico. Proprio "a causa della limitatezza delle risorse disponibili" la misura, si spiega nella relazione illustrativa, è limitata al 2024, nell’attesa dell’introduzione strutturale di un regime fiscale sostitutivo sulle tredicesime per i lavoratori dipendenti.

L’ammontare dell’indennità sarà definito da un decreto del ministero dell’Economia da adottare entro il 15 novembre. Nella bozza del decreto circolata l’altra sera si prevedeva invece un incremento fino a 80 euro, da corrispondere nella tredicesima, del bonus già previsto per i lavoratori dipendenti con reddito fino a 15mila euro, senza specifiche sul nucleo familiare. Una versione subito stoppata dal governo: "Le bozze che circolano in queste ore su alcuni organi di stampa non corrispondono al vero", avvertiva in una nota il viceministro dell’Economia Maurizio Leo, spiegando che il provvedimento era "ancora oggetto di revisione da parte degli uffici competenti", con l’obiettivo di "mettere a punto un decreto compatibile con le esigenze dei contribuenti e al tempo stesso rispettoso degli equilibri di finanza pubblica".

Tra le novità allo studio, il ritorno nel 2025 della tassazione al 10% sui premi di risultato (entro il limite di 3mila euro lordi), che quest’anno – come già nel 2023 – beneficiano di un’aliquota ridotta al 5%. Lo stesso regime dovrebbe essere applicato alle somme erogate sotto forma di partecipazione agli utili dell’impresa. Per i lavoratori dipendenti si studia anche un restringimento dell’applicazione della rendita integrativa temporanea anticipata (Rita): dal 2025 l’anticipo si potrà avere solo se la cessazione del rapporto di lavoro dipende da cause diverse dal raggiungimento dei requisiti pensionistici.