Mercoledì 6 Novembre 2024
Fabio Lombardi
Fabio Lombardi
Economia

Debito pubblico record: siamo a un passo dai 3.000 miliardi. Quali rischi per l’Italia

Il report periodico della Banca d’Italia segnala un aumento di 20,3 miliardi a giugno. Nello stesso mese sono aumentate del 9,9 per cento le entrate tributarie

Titoli di Stato

Record del debito pubblico italiano: sfiorati i 3.000 miliardi di euro

Roma, 16 agosto 2024 – Il tetto dei 3.000 miliardi di euro di debito pubblico pare ormai (purtroppo) a portata di mano. Nell’ultimo mese (le rilevazioni riguardano il mese di giugno) il debito pubblico è infatti salito a 2.948,5 miliardi di euro. Nel contempo, però, sono aumentate quasi del 10% le entrate tributarie. A fare il punto sulla situazione della finanza pubblica è stata Banca d’Italia con il consueto punto delle situazione mensile.

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Record del debito pubblico italiano: sfiorati i 3.000 miliardi di euro

Debito pubblico a un passo da 3.000 miliardi

“Lo scorso giugno il debito delle amministrazioni pubbliche è aumentato di 30,3 miliardi rispetto al mese precedente, risultando pari a 2.948,5 miliardi”. Lo ha indicato Bankitalia spiegando che “l'incremento riflette il fabbisogno delle amministrazioni pubbliche (15,3 miliardi), la crescita delle disponibilità liquide del Tesoro (13,5 miliardi, a 45,4), nonché l'effetto degli scarti e dei premi all'emissione e al rimborso, della rivalutazione dei titoli indicizzati all'inflazione e della variazione dei tassi di cambio (1,4 miliardi)”.

Crescono le entrate tributarie

Nel contempo, sempre nello stesso mese di giugno 2024, sono aumentate le entrate tributarie. “A giugno le entrate tributarie contabilizzate nel bilancio dello Stato sono state pari a 42 miliardi di euro, in aumento del 9,9 per cento (3,8 miliardi) rispetto al corrispondente mese del 2023”. Lo indica la Banca d'Italia aggiungendo che “nel primo semestre del 2024 le entrate tributarie sono state pari a 248,8 miliardi, in aumento del 7,5 per cento (17,5 miliardi) rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso”.

Cos’è il debito pubblico

Il debito pubblico è il debito contratto da uno Stato per far fronte al proprio fabbisogno. I titolari del debito pubblico, ossia i creditori dello Stato in questione, sono tutti quei soggetti che hanno finanziato lo Stato in qualche maniera. Grazie al debito pubblico ogni Stato finanzia la propria crescita economica, i servizi che offre ai cittadini, gli investimenti: per questo motivo una corretta gestione del debito pubblico è fra i più importanti compiti di ogni governo.

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Gli strumenti tramite i quali uno Stato finanzia il proprio debito pubblico sono diversi. Lo strumento di gran lunga più utilizzato è senza dubbio quello dell’emissione di obbligazioni a medio-lungo termine o a breve scadenza: Btp, Cct, Bot.

Se il debito pubblico non è necessariamente un male (anzi è necessario e uno Stato per finanziare i propri investimenti), un debito pubblico eccessivo, come quello dell’Italia, può rappresentare un grosso problema soprattutto se non supportato da una crescita economica (Pil) adeguata.

Deficit, debito pubblico e patto di stabilità

Uno Stato ha spese e incassi (un po’ come un’azienda). Se le spese superano gli incassi si parla di deficit. Proprio per coprire questo deficit si fa debito pubblico (chiedendo soldi ad altri e promettendo di restituirli con determinati tassi di interesse). Per questo avere un deficit e un debito pubblico troppo alto può generare una spirale negativa fino a portare uno stato (come nei casi dei Tango bond argentini) di non poter più mantener fede alle promesse e andare in default determinando l’impossibilità di rimborsare i titoli di Stato. Una possibilità che, nonostante il pesante debito che grava sull’Italia, in questo momento appare remota.

Le previsioni sul debito pubblico
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Per questo la Ue ha “imposto” agli Stati membri alcuni parametri da rispettare nell’ambito del famigerato “patto di stabilità” che sono

Un rapporto fra deficit e debito pubblico sotto il 3% (cioè il deficit non deve superare il 3% del debito) e un debito pubblico inferiore al 60% del Pil (prodotto interno lordo, vale a dire la ricchezza prodotta in un anno in un Paese).