
Roma, 18 marzo 2025 – Dazi del 200% su vino, champagne e altre bevande alcoliche provenienti dall’Unione europea. È l’ultima minaccia del presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, in risposta alla recente decisione di Bruxelles di imporre un dazio del 50% sul whisky americano, in ritorsione, a sua volta, alle tariffe americane su acciaio e alluminio.
L’escalation avvenuta nell’arco di 36 ore dimostra come le guerre commerciali possano rapidamente andare fuori controllo. Dopo che i dazi di Trump del 25% su alluminio e acciaio sono entrati in vigore alla mezzanotte di mercoledì, l'Ue ha immediatamente reagito a quella che ha definito una mossa commerciale “ingiustificata” dell'amministrazione Trump.

La reazione delle Borse
La reazione dei mercati azionari è stata rapida, con forti ribassi tra i principali produttori europei di vino e alcolici. In Italia, Campari ha perso il 4,30%, mentre Italian Wine Brands ha registrato un calo del 3,30%. In Francia, LVMH, proprietaria di Moët & Chandon, ha subito una flessione dell'1%, mentre Rémy Cointreau, famoso per il suo cognac di alta gamma, è sceso del 4%. Anche Pernod Ricard, colosso del settore degli alcolici, ha segnato una diminuzione del 3%.
"Preoccupazione in tutta la filiera”
“La minaccia di dazi addirittura al 200% sul vino da parte del presidente degli Stati Uniti Donald Trump suscita grande preoccupazione in tutta la filiera, dalle aziende fino agli amministratori. Vanno messi in campo tutti gli strumenti a disposizione per scongiurare l’escalation: sarebbe una vera e propria follia”, lo dichiara Angelo Radica, presidente dell’Associazione Nazionale Città del Vino.
Cosa potrebbe succedere negli Usa
Non è chiaro chi ne beneficerà se Trump darà seguito alla sua minaccia, ma certamente non saranno i consumatori americani. Per la maggior parte dei produttori di vino, le vendite dipendono da una rete interconnessa di piccole imprese - tra cui distributori, rivenditori e ristoratori - che dipendono anche dalle vendite dei vini europei.
“Non credo che la gente si renda conto di quanto l'infrastruttura del vino dipenda dalle vendite europee”, ha dichiarato Chris Leon al New York Times, proprietario di Leon & Son, un rivenditore di vini a Brooklyn. “Se si eliminano questi fondi dall'equazione, si riduce l'opportunità di acquistare vini da altri luoghi. Non si danneggiano solo i vini europei, ma anche le possibilità degli americani di acquistare vini americani”.